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sabato 11 dicembre 2010

LA CRISI... ARRIVEDERCI A DOPO LE FESTE

- di Saso Bellantone
Ah! La crisi la crisi! Le tasse aumentano, il costo della vita pure, gli stipendi e il lavoro invece, non solo diminuiscono ma cominciano anche a volatilizzarsi. Per questo motivo gli italiani s’incazzano, scioperano, protestano, si lamentano… Non si arriva a fine mese, a volte manco all’inizio del mese, i giovani sono a spasso perché come afferma giustamente qualcuno “Il sapere non paga”, la sanità và a rotoli, la ricerca và all’estero, le aziende chiudono in Italia e aprono altrove per abbattere i costi (cioè per pagare di meno gli operai, altri operai), il Mezzogiorno è soffocato dal problema dell’immondizia, dall’assenza di strutture e infrastrutture, di fabbriche, di imprese e di consorzi. L’acqua è sporca, gli alimenti provengono spesso da zone contaminate, l’aria è irrespirabile, i bambini sono sempre ammalati, gli anziani sempre da soli e i poveri sempre più pazzi. Le strade sono distrutte, le frane continue, i trasporti sempre più rovinosi e costosi, i resti storici, archeologici e artistici abbandonati, come si suol dire, all’acqua e al vento, e intanto si continua a finire l’eterna Salerno-Reggio Calabria, si progetta il ponte sullo Stretto e si osa imporre alla popolazione la creazione di una centrale a carbone a Saline Ioniche. Ci si lagna degli sprechi, dei brogli, dei contratti multi-milionari di calciatori, veline e dirigenti delle più grandi società; si brontola per via della criminalità, delle rapine, degli abusi sessuali sui minori, degli omicidi, dei rapimenti, del razzismo, del fondamentalismo e fanatismo religiosi, del sì o no alla croce a scuola, del sì o no ai simboli padani nelle scuole; si mugugna che i politici non fanno bene il loro mestiere, che i partiti sono soltanto un vuoto miraggio, che la giustizia non è uguale per tutti e, alle volte, neanche quella divina. Insomma, si manifesta il proprio scontento per tutto a causa della crisi economica e si è furiosi come bestie: le lamentele sembrano arrivare alle stelle, per bussare alle porte del Creatore e chiedere un miracolo… ma ecco che arriva il Natale…
Quanta neve! Quante illuminazioni! Quanti alberi e presepi! Quanti Babbi Natale che s’arrampicano sui camini o sulle inferriate dei balconi! Quante vetrine colorate! Quanti spot! Quante canzoni natalizie! Quanta tredicesima (chi ce l’ha)! Per fortuna dei politici e dei burocrati, il Natale giunge prodigiosamente per salvare governi, poltrone e teste, operando un generale lavaggio del cervello degli italiani. Per effetto di questa grande illusione, la gente si ritrova narcotizzata, diventa deficiente, smemorata. Non conosce più il termine “crisi”, non la vede, non la percepisce più. Invasata dell’aria del Natale, dei cenoni, dei panettoni, delle tombolate, dei regali, dell’apparenza, diventa più buona, più sorridente, più speranzosa. E intanto chi manda a rotoli l’Italia tira un respiro di sollievo e asciuga il sudore della fronte, generato dalla costrizione di stare per giorni, mesi, anni incollato a una sedia (non quella del parlamento, bensì quella di casa propria o di hotel in riva al mare o in montagna) per fare i propri interessi e non quelli degli italiani. Poi, quando l’anestesia natalizia avrà terminato il suo effetto e, come per incanto, ci si ritroverà davanti alla vecchia Italia che s’inabissa sempre più nel mare della decadenza, tutti torneranno a incazzarsi, a scioperare, a protestare, a contestare a causa della crisi… tanto dopo arriverà la Pasqua e ci sarà un’altra tregua tra i belligeranti: i potenti (i politici e i burocrati) e i nullatenenti (il resto degli italiani).
Ah! La crisi la crisi! Se interessa davvero superarla, cari italiani, occorre boicottare l’illusione del Natale e costringere i vecchi e soliti politici e burocrati, troppo legati al potere, a fare l’unico gesto intelligente della rispettiva carriera politica e dirigenziale: andarsene tutti a casa e passare il testimone ad altri, possibilmente ai giovani.

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