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giovedì 28 gennaio 2010

I NUMERI DELLA SHOAH: QUANDO I NEGAZIONISTI SONO ASINI

- di Saso Bellantone
Finito il giorno della memoria – nel quale bisogna soltanto ricordare o, per chi è religioso, pregare – comincia quello della riflessione. Molte persone oggi, studiosi e non, pensando alla Seconda Guerra mondiale, al Nazismo e ai campi di sterminio, hanno una posizione negazionista. Sostengono cioè che la Shoah e il massacro di 6000000 di ebrei non è mai avvenuto. A dimostrazione di ciò, affermano che il numero dei morti è troppo grande per un lasso di tempo così stretto come quello che và dal ’40 al ’45. Dal momento che i negazionisti non chiamano in causa la storia, i documenti, i reperti, le testimonianze dei sopravvissuti e dei luoghi e così via per fare un’affermazione simile, il compito che in tal sede ci si propone, col solo ausilio del ragionamento numerico, è di dimostrare che i numeri parlano chiaro: vale a dire, che la Shoah è avvenuta davvero.
Per cominciare chiediamoci: che cosa sono i campi di sterminio? Al tempo della Costituzione di Weimar furono create le Case di Lavoro, strumenti di aiuto per le famiglie più bisognose. Quando nel ’33 Hitler, ottenuta la carica di cancelliere, cominciava a dar vita al Terzo Reich, trasformò le Case di Lavoro in campi di concentramento, nei quali rinchiudere per sempre gli oppositori politici. Le Leggi di Norimberga, che privarono gli ebrei dei diritti civili, furono la premessa della trasformazione dei campi di concentramento in campi di sterminio, atroce teatro della disumana Soluzione Finale. A partire dal ’38, nei campi furono internati non solo dissidenti politici, ma soprattutto ebrei, zingari, omosessuali, comunisti, testimoni di Geova ecc., al fine di una distruzione di massa – o meglio, di razza – da inquadrare all’interno dell’assurda logica del mito della razza ariana, ossia: della superiorità biologica della razza tedesca rispetto alle altre, ebraica in particolare.
I nazisti crearono centinaia di campi di sterminio ma molti furono distrutti all’arrivo delle truppe sovietiche. Se volessimo calcolare esattamente il numero delle vittime di tutti i lager – ed è già ridicolo che i negazionisti ci spingano a provare la Shoah mediante calcoli numerici – dovremmo possedere documenti e prove provenienti da ogni campo ma questo, naturalmente, è impossibile. Per questa ragione, se è proprio necessario calcolare il numero delle vittime della Shoah, bisogna escludere parecchi lager dei quali non si possiede né documentazione né prove e limitarsi alle stime relative a campi dei quali si possiedono dati attendibili. Si tratta di 35 lager: Arbeitsdorf, Bergen-Belsen, Breitenau, Buchenwald, Dachau, Flossenbürg, Gross-Rosen, Hinzert, Kaufering-Landsberg, Langenstein-Zwieberge, Malchow, Miettelbau-Dora, Neuengamme, Niederahgen, Ravensbrück, Sachsenhausen (Germania); Auschwitz-Birkenau, Belzec, Chelmno, Majdanek, Plaszòw, Sobibòr, Stutthof, Treblinka, Varsavia (Polonia); Bardufoss, Falstad (Norvegia); Breendonk (Belgio); Jasenovac (Croazia); Klooga (Estonia) Maly Trostenets (Bielorussia); Mauthausen-Gusen (Austria); Natzweiler-Struthof (Francia); Lager Sylt-Alderney (Isola del Canale); Risiera di San Sabba (Italia). Questi dati provengono dal testo di Lucy S. Dawidowicz, The War Against the Jews 1938-1945, pubblicato da Bantam a New York nel 1986. In totale, stando ai lager sopra citati, i nazisti uccisero 11000000 di persone, di cui 6000000 di ebrei.
Ora, chiediamoci: è possibile uccidere 6 milioni di ebrei in 35 campi? I negazionisti affermano di no, perché il tempo utile a tal fine è troppo breve. Premettendo che è sconsiderato calcolare il numero delle vittime della Shoah, dal momento che i negazionisti affermano che i nazisti non hanno potuto uccidere circa 6 milioni di ebrei dal ’40 al ’45, non ci resta che, a nostra volta, smentire i negazionisti con i numeri
Ignorando la data esatta dell’inizio e della fine dell’attività di ogni campo – un calcolo più scientifico può essere svolto soltanto dagli storici – prendiamo come punti di riferimento il 1° settembre ’39 (occupazione della Polonia) e il 7 maggio ’45 (resa della Germania). Espresso in giorni, questo periodo ammonta a 1340.
Se la cifra totale delle vittime dei 35 campi considerati, 6000000, è divisa per 1340 giorni, otteniamo, arrotondandolo, il numero 4478. Se si divide ulteriormente il risultato per 24 ore, si ottiene, arrotondato, il numero di 187 vittime l’ora, in 35 campi. Se si divide ancora 187 per 35 campi, si ottiene, cifra tonda, 5 vittime l’ora per ogni singolo campo, cioè 120 morti al giorno per ogni singolo campo.
Di fronte a questo semplice calcolo eseguibile anche da un bambino, si chiede ai negazionisti: come fate a sconfessare la morte di 6 milioni di persone? Beh, quando gli ottusi fanno gli ottusi, non si può che ragionare da ottusi. Ma in questo caso, l’ottusità dimostra che non è stato difficile, numericamente, provocare quell’orribile carneficina di vite umane. La questione è, invece, chiedersi: com’è stato possibile uccidere tutte quelle persone, secondo una prospettiva morale? Dov’è finito il giudizio degli uomini? Quanto l’obbedienza alla follia del Führer è stata capace di cancellare la capacità di giudizio di ogni singola persona?
I calcoli sopra riportati sono approssimativi e non costituiscono prova scientifica dei fatti. Non tutti i lager, invero, hanno operato nel medesimo lasso di tempo, alcuni già dal ’33, altri dopo; alcuni a ritmo frenetico, altri saltuariamente. Non bisogna dimenticare, però, che i nazisti non uccisero gli ebrei – se ci si vuole limitare agli ebrei soltanto e non considerare le vittime di altre etnie, convinzioni religiose o costumi – soltanto nei campi di sterminio dal ’40 al ’45 ma dal ’33 in poi: nelle strade, case, montagne, lidi, villaggi di buona parte dell’Europa. Nessuno prende in considerazione questi morti. E non ci dimentichi che stiamo continuando a escludere tutti i morti nei lager dei quali non si ha alcuna notizia. Chissà quanti! In questa prospettiva, se anche il calcolo sopra proposto – provocato dall’idiozia dei negazionisti – non è scientifico né fondato su prove intoccabili, può servire come una lente d’ingrandimento per rendersi conto che, molto probabilmente, non solo il numero degli ebrei scomparsi dal ’33 al ’45 è superiore ai 6 milioni, ma la quantità totale delle vittime del nazismo e della Shoah supera di gran lunga gli 11 milioni.
In conclusione, cari miei negazionisti, parafrasando un celebre motto evangelico, non resta che dirvi: “Chi di ottusità ferisce, di ottusità perisce”. Spiegazione: dal momento che non vi basate su documenti e prove certe – perché non vi conviene – e preferite rinnegare la Shoah mediante i numeri ma, ahinoi, il calcolo sopra proposto dimostra che non sapete fare nemmeno i conti, smettetela di infangare il ricordo di tutte le vittime dell’Olocausto, sostenendo che non è mai avvenuto, perché in questo modo continuate a fare la figura degli asini, oltre che di storditi disumani.

sabato 9 gennaio 2010

LE VERGOGNOSE CATENE DI SANT'ANTONIO

- di Saso Bellantone
Quante volte ci è arrivato tramite sms un messaggio che ci augura fortuna, successo, lavoro, salute, ricchezze, amore, insomma ogni bene, a patto che inviamo a nostra volta lo stesso messaggio ad altre persone…Si tratta delle cosiddette “catene di Sant’Antonio”: qualcuno c’invia il messaggio, noi lo inviamo ad altri e questi ad altri ancora, senza fine. In questi giorni mi sono imbattuto in una catena del genere, inviata però tramite e-mail e dal titolo “Precetto cinese”. Il testo del messaggio, in formato Powerpoint, comincia con l’impartire brevissime lezioni di morale relative al denaro, al tempo, alla casa, alla famiglia, al sonno, all’amore, alla salute, al rispetto e così via. Poi chiarisce che il senso del messaggio è portare fortuna al ricevente. Per ottenerla, bisogna inviare lo stesso messaggio a chi si ritiene necessiti di fortuna. E fino a qui, poterebbe sembrare un buon augurio, un pensiero commovente, una serie di buoni aforismi che danno da pensare. Il problema è che tutto questo è seguito da una successione di intimidazioni psicologiche, volte a far tremare dalla paura chi riceve il messaggio in esame e a rincitrullirlo, trasformando il messaggio di buon augurio in uno strumento di tortura mentale che può provocare reali ripercussioni dannose sulla salute individuale della gente. Dopo la prima intimidazione che, sotto forma di comandamento biblico, recita “Non conservare la mail oltre 96 ore (4 giorni)”, seguono alcuni esempi di persone che hanno avuto fortuna con il “Precetto cinese”: vi si può leggere che un certo “Costantino fece 20 copie della lettera ricevuta e nove ore più tardi vinse 99 milioni di marchi alla lotteria”; che “Carlo non inviò la lettera e perse il lavoro; ma quando giorni dopo continuò la catena diventò ricco”; che “Bruno non inviò la lettera, la buttò e suo figlio si ammalò. Trovata la lettera, la inviò e suo figlio era sano e salvo”. Miei cari lettori, spero sia chiaro che questi esempi sono un’offesa all’intelligenza e alla sensibilità delle persone! Non a caso, dopo queste stupidaggini, ecco che si scopre che è una bufala, molto probabilmente come tutte le altre catene del genere: mentre all’inizio si afferma che l’e-mail è partita dai Paesi Bassi, adesso si legge che è “stata inviata da un certo Anthony de Croud, missionario dell’Africa del Sud. Insomma, da dove proviene l’e-mail? Come fa il missionario ad essere a un tempo nei Paesi Bassi e in Africa? E soprattutto, se il creatore di questo messaggio fosse un missionario, che genere di missionario sarebbe? Perché perdere tempo con queste idiozie, visto che c’è tanta gente che ha bisogno di lui, in Africa e nel mondo? Segue una nuova intimidazione dai toni biblici e altre sciocchezze del tipo: “questa è verità, la fortuna ha bussato alla tua porta, aspetta di vedere che succederà il nono giorno ecc.”. Bisogna chiedersi: alla luce delle minacce presenti, chi riceve messaggi del genere invia l’e-mail per ottenere fortuna oppure la invia – toccando ferro – per evitare che gli succedano le disgrazie che l’e-mail sembra sia capace di provocare? C’è poco da dire sul Precetto cinese e sulle catene di sant’Antonio, cari lettori: non credete a queste sciocchezze e cestinatele immediatamente! L’intelligenza e la sensibilità umana meritano il dovuto rispetto! Per quanto riguarda invece gli artefici di queste catene del malaugurio (piuttosto che del buon augurio), beh, lascio a voi lettori il compito di dedicare loro il giusto epiteto.