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lunedì 19 aprile 2010

DERBY DI VIOLENZA A ROMA: IL CALCIO HA PERSO LA PROPRIA ESSENZA

- di Saso Bellantone
Dopo il derby disputatosi ieri sera allo stadio Olimpico di Roma, le rispettive tifoserie delle squadre di calcio Roma e Lazio testimoniano, per l’ennesima volta, che il calcio non è più uno sport né un gioco ma un’occasione utile per dare sfogo gratuitamente alla violenza.
Malgrado all’inizio della competizione sportiva vi erano stati degli scontri tra le tifoserie, prontamente ammansiti dalle forze dell’ordine con tre arresti, subito dopo la fine della partita romanisti e laziali si sono scontrati fuori dallo stadio, generando il caos. Dieci i feriti, tre gli accoltellati trasportati in ospedale, tra i quali un giovane colpito alla carotide. Il ragazzo è stato operato immediatamente al Policlinico Gemelli e adesso, fortunatamente, è fuori pericolo.
I lanci di petardi e di bombe molotov hanno coinvolto una Clio con a bordo una donna tunisina assieme ai figli di 9 e 11 anni. I tre sono riusciti a scappare prima che il veicolo prendesse fuoco e uno dei bambini è rimasto lievemente ferito a un ginocchio. Gli scontri hanno interessato altre vie della capitale, provocando il blocco dei mezzi pubblici tra i quali alcuni autobus pieni di passeggeri, finché l’intervento delle forze dell’ordine è riuscito a disperdere gli ultras. Da alcune automobili e furgoncini nascosti dietro le siepi, la Polizia ha sequestrato diverse accette, coltelli, sassi e pezzi di marmo, divelti da una scalinata nei pressi dello stadio. Numerosi i danni alle abitazioni e ai locali commerciali delle zone che hanno fatto da teatro agli scontri tra le tifoserie.
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha sollecitato tutti ad assumersi le proprie responsabilità, sottolineando che “queste violenze non hanno nulla a che fare con il tifo calcistico e con una vera passione per lo sport”. Il presidente della Lega Calcio, Maurizio Beretta, ha dichiarato ai microfoni di Radio Anch’io: “Ieri non è andata molto bene, ci sono stati episodi anche gravi ma non è giusto dire che il campionato sia ostaggio di violenti […]. Bisogna distinguere tra il tifo sportivo, che va incoraggiato, e i violenti, per i quali è giusto chiedere alle autorità maggiore severità e certezza delle pene”. Invitando tutti a non generalizzare, Beretta ha continuato sostenendo che gli scontri tra tifoserie calcistiche “è un problema di ordine pubblico e delinquenza comune, senza contare che la maggior parte degli episodi accadono ormai fuori dallo stadio”.
Favorevoli alle dichiarazioni di Alemanno e di Beretta, si ritiene che il miglior modo per assumersi tutti le proprie responsabilità è cominciare a considerare “un problema di ordine pubblico” non soltanto la violenza dentro e fuori dagli stadi ma il calcio in generale. Il calcio non è più uno sport né un gioco né una festa né una dimensione parallela a quella della vita quotidiana. Non è più un momento di pacifica coesione, di gioia e di svago dai problemi reali: nato allo scopo di portare la speranza e il sorriso a tutti i popoli, il calcio oggi è divenuto un problema reale. Questo è testimoniato non soltanto dagli scontri vandalici tra tifoserie dentro e fuori gli stadi ma anche dalla cattiva e violenta condotta degli attori protagonisti nel campo, dagli scandali economici (vedi Calciopoli), dai contratti multi-milionari di calciatori, allenatori e simili, dall’aspirazione di buona parte dei nostri giovani a diventare calciatori piuttosto buoni medici, scienziati, politici e letterati, dal business che ruota attorno al calcio.
Se il calcio è davvero divenuto un problema di ordine pubblico, bisogna chiedersi preliminarmente se il calcio è una necessità oppure no. A ben vedere, oggi è tale soltanto per chi, mediante il calcio, ingrossa il proprio conto in banca e non per chi, di questi tempi, fatica ad arrivare a fine mese. Un’altra domanda da porsi è se l’attuale “mondo-calcio” rispecchia interamente la nostra società o ne amplifica esclusivamente i suoi volti oscuri. Infine, bisogna chiedersi: “qual è l’essenza del calcio?”. Chi si pone questo quesito, si renderà conto che “la violenza e i quattrini” non hanno nulla a che vedere con l’essenza del calcio.
Per concludere, dal momento che a molti cittadini piace ancora concepire il calcio secondo la propria essenza – vale a dire come una speranza e un sorriso da regalare gratuitamente a tutti – e per questo motivo si recano negli stadi, si propone allo Stato italiano, per salvaguardare gli amanti del calcio, la riapertura del Colosseo. Che cosa c’entra il Colosseo con il calcio? Semplice: per mandarvi gli ultras, indifferenti alla propria e all’altrui vita, dicendo loro: “Andate e massacratevi tra di voi!”.