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martedì 14 dicembre 2010

IL GOVERNO RESTA E LA CRISI DEI PARTITI PURE

- di Saso Bellantone
Mai l’Italia è stata col fiato sospeso così com’è avvenuto in questi giorni per via del voto di fiducia/sfiducia al governo Berlusconi. I quotidiani, le televisioni, le radio, il web, tutti si sono districati all’interno di un tortuoso labirinto fatto di pronostici, profezie, scaramanzie, bilanci, sondaggi, calcoli, favole e paparazzate, ma alla fine tutto sarebbe stato deciso dal voto. E così è stato.
Dopo una fiducia pressoché discreta al Senato (162 sì/ 135 no), il governo Berlusconi ottiene anche un’esigua fiducia alla Camera (314 sì/311 no). Nulla è cambiato, dunque (scissioni a parte): si và avanti. Ma le cose sarebbero cambiate se l’esito delle votazioni fosse stato all’inverso? Se si fosse creato un governo tecnico, con o senza la vecchia maggioranza? Se si fosse tornati al voto? Con amarezza, bisogna ammettere che non sarebbe cambiato nulla lo stesso. Perché il problema non è soltanto Berlusconi ma la politica in generale.
L’Italia attraversa infatti da parecchio tempo ormai (solo che nessuno la vede o fa finta di non vederla) una crisi peggiore di quella economica e dei valori: quella dei partiti. Nel tempo della morte dei vecchi ideali (fascisti, comunisti, cattolici, repubblicani ecc.), questi spauracchi arrugginiti si sdoppiano, si triplicano, si moltiplicano all’infinito e, tinteggiandosi innumerevolmente di nuovi simboli e nuove sigle, continuano a stuprare instancabilmente, annichilendole, le parole del popolo, tra le quali democrazia, libertà, valori, giustizia, unità, lavoro e via dicendo. Tutto questo avviene non soltanto allo scopo di garantire il potere nelle mani di pochi (la casta) ma anche per amplificare la cesura tra potenti e impotenti, tra ricchi e poveri (le masse, o gli italiani) e, alla fine, per consentire un domani a pochissimi, sul piano internazionale, di giocarsi a dadi il destino della Terra.
I partiti, questi vecchi spaventapasseri con abiti nuovi, non corrispondono più ai bisogni della popolazione. Non c’è contatto con la gente e le nuove leve sono soltanto degli sfortunati che, nella loro ingenuità, sono più soggetti al lavaggio del cervello o che, nella loro fragilità, si lasciano stregare più facilmente dal tintinnio delle tasche piene. Non ci sono idee, solo miraggi. Non ci sono programmi, solo fotocopie di fandonie utili per realizzare i propri interessi personali a scapito di tutti gli altri. C’è troppo individualismo, un generale culto-ricerca del leader che somiglia più a una silenziosa imposizione di un nuovo totalitarismo anziché a una democrazia parlamentare e rappresentativa. Non importa di quale partito si parli: all’interno di ognuno, non c’è carriera né merito, soltanto un accettato asservimento a un meccanismo gerarchico, clientelare, nonnista e trasformista che premia chi ha più quattrini, più amici, chi è più bravo a rendere partecipe tutti gli altri del potere, escludendo il popolo.
È evidente, in questa prospettiva, che le cose non cambieranno mai per gli italiani: né con questa votazione, né con le altre. Tutto resterà uguale, finché ci saranno questi partiti, capeggiati dai soliti matusalemme (e duplicati) e difesi a spada tratta dai barbagianni vagabondi che, pur avendo fatto il loro tempo, continuano a fare proseliti, a fare altri schiavi come loro (ma non se ne rendono conto, forse). L’esito della votazione di oggi, deve far riflettere tutti: se non ci sarà una rivoluzione istituzionale, che segni la morte definitiva dei vecchi partiti e politici e la nascita di nuovi movimenti e nuovi politici, totalmente estranei a quelli passati, non si potrà parlare di Terza Repubblica né di politica. Dunque, nemmeno di innovazione e di futuro.

13 commenti:

  1. Caro Saso, su quello che dici sono tutti d'accordo, anche quelli a cui sono rivolte le tue critiche. Il punto è di non scrivere sempre discorsi retorici su argomenti assai noti, continuando quel lungo lamento che assorda le orecchie per concludere che tutto rimarrà come sempre e che è inutile persino pensare ad un futuro diverso. Quindi tutti buoni e a cuccia, ognuno si tiene quello che ha o che non ha. Se ho capito, sei giovane, ed io che ormai non lo sono più, vorrei sperare che prorio i giovani come te possano indicare una via d'uscita e non invece rappresentare le solite logorate ovvietà,a cui naturalmente tutti sono d'accordo. Incominciassero, invece,con forza a pensare in grande suggerendo soluzioni e promovendo iniziative innovative a partire dal proprio ambiente cercando di cambiarlo commettendo errori e scontrandosi con gli altri che sono sempre restii ai sconvolimenti che possono compromettere la loro attuale situazione.
    Seguo il vostro sito ma non vedo mai notizie sul malaffare, sulla 'ndragta, sulla corruzione, sulla malasanità, su tutto quella merda che ci fa vergognare di essere calabresi( se non sono notizie già riportate dalla stampa nazionale vedi "il Fatto" su Scopelliti e Lele Mora).
    Dovresti dedicarti di più a quest'ultimi argomenti per denunciarli e partecipare ad un rinnovamento culturale che è alla base di ogni politica democratica.
    Accetta queste critiche come un consiglio, un abbraccio Benedetto.

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  2. Caro Benedetto,
    grazie per il commento. Mi sembra che hai già commentato qualche altra volta (?): se sì, ben ritrovato. Comunque sia, mi fa piacere che segui questo blog (non è un sito) e che commenti. Ma questo blog, appunto, non ha la vocazione (o la pretesa) di fare giornalismo, informazione e simili, bensì di gettare delle vedute.
    L’articolo in oggetto, quindi, non è retorica né un lamento: è un punto di vista personale, un pensiero limitato naturalmente a quello che i miei occhi vedono, che esprimo sulla base dei ragionamenti che faccio (anche questi, limitati, e forse più dei miei occhi).
    Non credo che tutto resterà “qoeletianamente” uguale né che bisogna rassegnarsi alla gabbia della società attuale. Credo che un futuro diverso sia possibile, ma non realizzabile esclusivamente secondo la logica dell’immediatezza, della velocità.
    Gli adulti (dai 50 in su, e non solo questi) cadono spesso nell’errore di convincersi che i giovani sono sì il futuro e la speranza (“io il mio tempo è finito, ora tocca a voi” - si dice, lavandosene le mani) ma secondo il modo di pensare, i criteri, le formule e gli strumenti degli adulti stessi. C’è da imparare, naturalmente, da chi è più “grande”, però non per fare lo stesso, per emularlo, bensì per fare diversamente.
    I giovani sono sì la speranza e il futuro (ho fede in questo), possono indicare la via d’uscita Ad alcuni problemi della società (e non a tutti) MA secondo il loro modo di pensare, NON mediante quello degli adulti. Questo può avvenire se gli adulti evitano di forgiarli “a propria immagine e somiglianza”, imponendo loro quel che devono fare ed “essere”, e LASCIARE CHE SIANO, LASCIARVI VIVERE, SPERIMENTARE, PROPORRE, CREDERE IN LORO STESSI, NEL PROPRIO PENSIERO, NELLE LORO DOTI E NEI PROPRI ERRORI.
    “Pensare in grande”, secondo il mio umile e personalissimo avviso, significa PENSARE A LUNGO TERMINE, “non” pensare nell’immediato e nella velocità. La prima soluzione, iniziativa, innovazione è CONTINUARE A PENSARE, A CONFRONTARSI, A EDUCARSI DA SE’ NEL DIALOGO CON L’ALTRO (come in questo caso) E CONTINUARE A FARLO SEMPRE, SPECIALMENTE QUANDO SI OCCUPANO POSTI E RUOLI IMPORTANTI (tutti, nessuno escluso) nella società, SPECIALMENTE QUELLI DECISIONALI.
    CREDERE DI RIUSCIRE A VIVERE DIVERSAMENTE DALLE LOGICHE RICONOSCIUTE (potere, fama, ricchezza ecc.) E CONTINUARE A FARLO PER TUTTA LA VITA CON LA FORZA DEGLI AMICI, è già un cambiamento. Se tutti imparassero questo, tra tanti anni (ahimé ma non si può sperare che sia oggi) la società sarebbe diversa. Non si tratta di scontrarsi con gli altri né con tutti, ma di incontrarli e, precisamente, d’incontrarsi anche se in pochi. Un punto di partenza misero ma sufficiente per chi vi crede (povero illuso).
    Questo blog non si occupa dei temi che mi suggerisci perché, come detto sopra, NON E’ UN BLOG DI DENUNCIA bensì una finestra che apre a diverse vedute, seppur personali e molto limitate. Sicuramente in seguito avrai modo di leggere qualcosa in proposito, ma sempre nella forma della personale prospettiva e non della denuncia. DISOBLIO rispetta chi ha la vocazione della denuncia e si batte in questo modo, MA preferisce essere un blog che pensa “a lunga gittata temporale”. Questa è la sua forma di battaglia.
    Il rinnovamento culturale può avvenire (forse o anche) credendo nel pensiero, nell’indagine di sé, nella ricerca, nello studio, nell’arte, nella scienza, nel dialogo, nella comprensione, nella fiducia nell’altro e nella forza che si trova negli amici, la stessa che spinge a riconoscere i propri errori e a ricominciare a credere di nuovo.
    Una “demo”crazia è possibile se “consapevolmente” il demo diventa partecipe nel reggimento dello Stato. Ma se non c’è questa coscienza, quale cambiamento, quale democrazia è possibile? DISOBLIO partecipa alla formazione di questa coscienza, in questo modo (sperando che abia questo effetti, naturalmente).
    Un saluto,
    S. Bellantone.

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  3. Caro Sasa,
    purtroppo c'è stato una incomprensione che ha determinato la tua scorretta risposta e la mia oscura denuncia. La mia critica era rivolta al sito "Costaviola" dove ho letto le tue considerazioni e conseguentemente, seguendo l'indicazione del tuo blog, ho fatto il commento.
    D'altra parte per commentare il tuo articolo su quel sito avrei dovuto scrivere al sito stesso e avrei indirizzato il mio commento a tutti e non a te direttamente.
    La mia sollecitazione era rivolta a te come collaboratore di "Costaviola" per spingerti ad intervenire direttamente o attraverso gli altri collaboratori del sito nell'ambito della denuncia sociale e consentire ai locali e a chi come me vive lontano di capire meglio la realtà politica locale, le dinamiche clientelari e mafiose che stanno alla base del disastro amministrativo della regione calabria. D'altra parte sono d'accordo con te che ognuno deve partecipare alla vita sociale con le capacità e con i mezzi propri. Il dialogo e il confronto sono alla base della crescita democratica; ma la base di qualsiasi analisi personale, indagine culturale e filosofica è la conoscenza dei fatti nella loro completezza cosi come succedono nella società. Per questo la mia critica al sito "Costaviola" e conseguentemente ai suoi collaboratori (che apparentemente erronemente ho fatto a te nel tuo blog) è stata inviata a Te perchè ho pensato che tu sia la persona giusta e che avresti potuto recepire meglio il mio punto di vista. Il sito mi sembra poco attento alla denuncia sociale e più disponibile ad assecondare le logiche della classe dominante lasciando ai margini i problemi scottanti della Calabria lobbista e mafiosa.
    Spero di essermi spiegato un saluto Benedetto.
    p.s. Avevo già commentato un tuo articolo.

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  4. 1/2 Caro Benedetto,
    grazie per il commento. Nel post “Io e Costaviolaonline: un’esperienza”, ho già spiegato qual è la mia forma di collaborazione con Costaviola e preferisco non ripetermi (ti rinvio a questo). In sintesi, scrivo per DISOBLIO quello che mi colpisce o mi dà da pensare e invio anche là i contenuti, lasciando ad altri la scelta se pubblicarli oppure no sul “quel” sito.
    Ti ringrazio se mi hai preso a cuore “per spingermi a intervenire… nell’ambito della denuncia sociale ecc.” (parole tue) ma, vedi, malgrado i tuoi chiarimenti, per me vale quello che ho scritto nella risposta precedente. Ci sono varie forme di lotta, tra le quali la “denuncia” e il “pensare a lungo termine”. Personalmente, prediligo quest’ultima perché, in altri termini, significa “edificare (malgrado tutto)”. La battaglia che avviene sotto forma di denuncia sociale del clientelismo e dell’associazionismo criminale è una pedina importante ed è importante che “chi scopre” di avere questa vocazione la porti avanti. Per combattere un nemico bisogna conoscerlo, naturalmente, e chi decide fare ciò - investigare per denunciare il nemico, ossia per far conoscere ai più chi è e quel che (malo)fa e cambiare dunque le cose – ha la mia approvazione, mi incoraggia nel proseguire la “mia” battaglia, la quale avviene in modalità diverse da quell’altra e tuttavia non le è opposta o estranea bensì convergente e supplementare.
    Pur sentendomi stimolato da chi fa denuncia, non mi arrovello fare lo stesso. Perché chi denuncia ed io non siamo uguali. Lui ha una formazione, sensibilità, visione del mondo e scelta d’azione, io ne ho delle altre. Per quanto poco intelligenti e grottesche siano la mia formazione, sensibilità, visione del mondo e scelta d’azione, hanno diritto a esistere come quelle di chi denuncia. Sicuramente le mie posizioni “non intervengono” nell’immediato come le altre, ma non è detto che “non avranno mai effetti”. Stupidamente, credo in questo potere e mi spiace che non coincida con il tuo. Però, se credi che la denuncia sia l’unica formula per capire meglio, dunque cambiare la società (locale, nazionale, internazionale, globale) e nessuno lo fa, come ti comporti? Resti con le mani in mano? Se nessuno lo fa, nemmeno il sottoscritto, e secondo te la denuncia è l’unica strada per salvezza, allora non pretendere più che altri facciano quel che faresti tu. Ognuno, dunque uno per uno, deve prendersi le proprie responsabilità e assumere delle scelte sulla base delle proprie capacità e mezzi (in questo ragionamento, non sei escluso).
    Vedi, Benedetto, i tuoi chiarimenti sollecitanti (spingermi a intervenire) rientrano nella fattispecie che ho accennato nella risposta precedente: l’adulto vuole che il giovane pensi, viva, agisca allo stesso modo dell’adulto. Forse l’adulto brama questo per trovare conferma che le proprie posizioni siano le sole giuste (dunque che non si è sprecata una vita), forse per capire per quali ragioni non è così o meglio, non è esclusivamente così (col pericolo del dubbio di aver sprecato una vita). Ma per quel che mi riguarda, pur comprendendo le tue sollecitazioni che accolgo con animo filiale, non posso fare altrimenti che pensare, vivere, agire secondo le mie capacità e mezzi; secondo la mia formazione, sensibilità, visione del mondo e scelta d’azione; secondo la mia stupida e stravagante fede, e cioè che occorra ANCHE E NON ESCLUSIVAMENTE “pensare a lungo termine”, oltre che fare denuncia. Interpreto la mia partecipazione alla vita sociale in questo modo; mi affianco a chi fa denuncia ma “per ora” non sento la vocazione per farla anche io.

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  5. 2/2Chiarito questo, veniamo a Costaviola. Sicuramente è carente dei temi che tu suggerisci e di denuncia e oltre a questi, “malgrado a te sembri l’inverso”, è mancante di disponibilità alle logiche clientelari, criminali, lobbiste della classe dominante calabrese, nazionale, internazionale. Ti sottolineo questo perché tale sito è composto principalmente di giovani come me che prediligono il “pensare a lungo termine” rispetto alla denuncia. Costaviolaonline NON E’ Il Fatto Quotidiano. NON E’ un portale NATO per denunciare ma neanche per pensare a lungo termine. È sorto all’improvviso senza sapere cosa fosse ed ha aperto le porte a quanti desideravano contribuire “a loro modo”, cioè ognuno sulla base della propria formazione, sensibilità, visione del mondo e scelta d’azione: i giovani che attualmente collaborano, tra i quali il sottoscritto. Sono questi giovani a dare consistenza a Costaviola, ognuno sulla base delle proprie capacità e mezzi, i quali, ogni volta con i propri contributi, decidono che cos’è Costaviolaonline. Il caso ha voluto che questi giovani preferiscano contribuire inviando a tale sito tutto ciò di cui si occupano nella loro vita senza lavoro (storia, filosofia, pensieri personali, concerti, libri, arte, musica ecc.). Questi contributi hanno fatto finora e fanno di Costaviola un portale di giovani che, alla luce dei temi da loro trattati, pensa a lungo termine, cioè edifica PURTROPPO SENZA DENUNCIARE.
    Malgrado i giovani che attualmente collaborano abbiano tale vocazione, Costaviolaonline E’ SEMPRE APERTO A NUVI COLLABORATORI che, diversamente da quelli attuali, si occupino di altro, come per esempio la denuncia. Se hai questa vocazione (o qualcun altro ce l’ha) comunica per email al sito che vuoi collaborare. Mi spiacerebbe se pensassi che gli attuali giovani collaboratori se ne infischiano dei problemi scottanti del sud o del pianeta intero, soltanto perché hanno scelto una strada diversa da quella della denuncia. Poveri stolti che si battono con “altre” armi! Ma questi giovani credono che anche i loro contributi, malgrado estranei alla forma della denuncia, ci devono essere e continueranno a occuparsi di ciò. Questo, ti ripeto, non chiude le porte a chi volesse occuparsi di denuncia: chi ha tale vocazione, non deve far altro che cominciare a contribuire “a modo proprio” assieme agli attuali giovani collaboratori. Denuncia e prospettive personali possono convivere e trarre beneficio l’una dall’altra. Per realizzare questa convivenza, però, c’è bisogno di chi ha la vocazione della denuncia.
    Nel ringraziarti nuovamente per il tuo interesse e la possibilità di libera crescita, ti mando un caro saluto,
    S. Bellantone

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  6. Caro Saso, come l'altra volta apprezzo le tue parole e sono in parte d'accordo. Voglio ancora rivolgerti due domande retoriche nel senso che non solo contengono la riposta ma ne spiegano in parte le motivazioni.
    Prima. Come mai nel gruppo (giovani) di collaboratori di "Costaviola" non ci sono "vocazioni" per la denuncia, e d'altra parte l'attività del sito è quanto mai febbrile e molto sensibile a tutti le cosidette notizie politico-sportive-folcloristiche-musicali; sarà che questi argomenti non scatenano alcuna reazione da parte della classe cosidetta dirigente e delle varie associazioni legali o illegali o congreghe che negli anni si sono arrogati il diritto di mantenere lo status quo e in alcuni casi di peggiorare la situazione preesistente, ed anzi sono un ottimo strumento di propraganda e di oscuramento della realtà;o ci sono altri interessi non confessabili come soldi o ancora peggio (per un giovane) paura di esporsi?
    Seconda. Non credi che è più facile per una persona anziana valutare i giovani e non viceversa, dato che i primi hanno attraversato tutte e due le stagioni e i secondi no; questo per quanto riguarda soprattutto le attese che per un giovane possono essere tutto mentre per una persona anziana sono solo una piccola parte?
    Inoltre,secondo me, è profondamente sbagliato valutare la vita delle persone in base a quello che uno è riuscito a realizzare perchè come vedrai non tutto dipende dalla propria volontà ed anzi sono tanti e tali i fattori che ne determinano il successo o l'insuccesso che molti arrivano alla conclusione che ognuno ha il destino segnato ( o come dicono i credenti tutto è nelle mani di Dio).
    Purtroppo da parte mia mi è preclusa una qualsiasi forma di attività di denuncia e quindi di collaborazione con "Costaviola" sia perchè vivo lontano dalla Calabria con una situazione familiare abbastnza difficile, sia perchè non sono più giovane, sia perchè come molti altri calabresi sono pessimista e credo poco ai cambiamenti. Quel poco che posso fare lo faccio attraverso internet, partecipando saltuariamente con le mie modeste capacità al dibattito virtuale ed intervenendo come in questo caso a proporre della realtà la mia lettura.
    Spero che siano utili le mie parole nell'attività che proponi nel tuo blog.
    Un abbraccio e buone feste.Benedetto.

    Cu n'occhiu sulu, tutti i cosi po viriri
    cu du occhi a profundità ra vita po capiri.

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  7. 1/2 Caro Benedetto,
    grazie per il commento. Dal momento che le tue “domande retoriche contengono già risposte e motivazioni”, dunque evidenziano che hai il dono della chiaroveggenza, non dovrei risponderti… “A che servirebbe, visto che sai già tutto”. E invece, quando ho il piacere di parlare con un chiromante, non so perché, m’illumino d’immenso. E nel tuo caso, comincio col risponderti partendo dalla tua seconda domanda (o meglio, affermazione chiaroveggente). “Non credi che è più facile per una persona anziana valutare i giovani e non viceversa (ecc.)?”. La tua arte divinatoria dimostra l’inverso (nel caso tuo e di molti altri. Naturalmente, ci sono quelli che si salvano e tu, se scrivi questo, dimostri di non essere tra questi. Mi auguro sia all’opposto). Spesso chi è “più vissuto” si sente il centro dell’universo, proprietario esclusivo di verità rivelate che, di fatto, sono soltanto pregiudizi e fantasie partorite dall’accumulo di gaffe, fallimenti, inconcludenza, tribolazioni interiori che, giunte a un limite, devono scaricare contro qualcuno. Mi spiacerebbe se questo fosse l’intento dei tuoi commenti o se tu stia facendo la “volpe” provocando allo scopo di distruggere le posizioni alternative alle proprie soltanto per gioco, malanimo, malvagità (se così fosse, i giovani dovrebbero fidarsi dei consigli di tali anime nere?). Rifiutare a priori che al mondo ci siano persone che pensino, vivano, decidano e si mettano in gioco diversamente da come vuole il luogo comune, è una visione triste e “barbara”. E spero che questa non sia la tua. Se però così fosse, l’accetterei, apprezzando maggiormente tutti quelli che hanno una prospettiva sulla vita e sul futuro diversa dalla tua, non solo gli attuali giovani collaboratori di Costaviola ma tutti quelli che dicono di no al potere, alla fama, alla ricchezza, alla criminalità, alla bassezza intellettuale e di giudizio e al doppiogiochismo, lottando giorno per giorno speranzosi, a proprio modo, fino alla fine del loro tempo.
    Ribadisco: chi attualmente collabora con Costaviola “pensa a lunga gittata” e non come a te piacerebbe. Non capisco perché tutti debbano ragionare allo stesso modo (al tuo e a quello riconosciuto dalle masse) e non sono liberi di fare battaglia come meglio credono e sulla base delle proprie doti, arti, saperi, scienze. La denuncia attualmente in quel “sito” non c’è, perché chi collabora ha altre competenze e contribuisce sulla base di queste. Se c’è qualcuno che desidera collaborare sulla base di una dote diversa, “la denuncia, l’inchiesta e simili, dimostrati con documenti ufficiali e fatti provati”, non deve far altro che proporsi e cominciare a battersi in questo modo, sostenuto da tutti gli altri. Gli attuali giovani collaboratori non percepiscono neanche un centesimo dal “sito” in questione né hanno un lavoro diverso o parallelo. Tuttavia, anziché starsene con le mani in mano o chiudersi nelle proprie convinzioni (pardon, chiaroveggenze miracolose come le tue), preferiscono rendere partecipi gli altri di quello di cui si sono sempre occupati, fin da prima che nascesse quel “sito” e continuano ad andare in cerca di lavoro, per smettere di stare sulle spalle dei propri genitori (chi ancora ce li ha). E continuano a farlo con umiltà e coraggio, pur restando morti di fame. Dalle tue parole, sembra che tu non abbia letto umilmente e attentamente il mio intervento relativo (e commenti successivi) né quelli altrui. Mi spiacerebbe se lo avessi letto con lo stesso spirito di onniveggenza che hai nell’ultimo commento.

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  8. 2/2 Il destino, caro Benedetto, lo creiamo con le nostre decisioni finché è possibile decidere (naturalmente, ci sono dei momenti a partire dai quali le nostre stesse decisioni sono messe a dura prova). Ma oltre a queste, gioca un ruolo importante la presenza d’altri. Spesso avvengono fatti che mi fanno pensare, per un attimo, che niente cambierà mai: le persone da cui prendo esempio per migliorarmi - con la loro amicizia, rispetto, forza d’animo, volontà, solidarietà, coraggio, debolezza, idee, speranza, insomma con i loro sentimenti positivi e non negativi – mi fanno subito cambiare idea e mi spingono a ricominciare da capo la battaglia, con le armi di cui dispongo.
    Malgrado la tua lontananza e la tua difficile situazione familiare, potresti contribuire anche tu. Magari con altri mezzi, non necessariamente con Costaviola (il quale spalanca le porte a tutti). E se la tua dote non è la denuncia, scopri qual è e tenta a darti da fare. Se non mediante il web, nella vita out-web e con le persone che ti stanno più vicino. Anche quest’ultima è una forma di battaglia, degna come quella mediante il sapere, l’arte, le scienze… e quella mediante la denuncia.
    Non ti auguro buone feste, perché non credo nelle feste. Ti auguro, invece, un ricca riflessione e chissà un pò di luce per le battaglie esclusivamente tue e per quelle di altri.
    Un saluto,
    S. Bellantone.

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  9. Caro Saso,
    ci siamo delusi a vicenda, non abbiamo empatia. D'altra parte usi termini particolari quasi incompresibili come "vocazione" o ancora peggio " persone che si salvano" espressioni che hanno un retrogusto di sacrestia, o peggio ancora di bigottismo, come se si dovesse avere una chiamata divina per occuparsi della società in cui uno vive o che se uno ha delle idee diverse dalle tue "è perduto" non si può salvare , ma da che cosa? Forse dal tuo giudizio cosi derimente o dall'inferno. Non parlando di quando associ alle mie opinioni, secondo te diverse dalle tue, ma uguali alla massa di cui naturalmente tu ti distingui e sostieni invece le nuove idee come: "una rivoluzione istituzionale, che segni la morte definitiva dei vecchi partiti e politici e la nascita di nuovi movimenti e nuovi politici, totalmente estranei a quelli passati" , forse non sai che l'unico vecchio partito è la lega e che il nuovo che avanza in questi ultimi anni è Berlusconi che è sceso in politica per rivoluzionarla e farsi i " cazzi suoi".
    Anche se non credi alle feste ricordati che per molti sono un momento di riflessione e spesso di crisi perchè è spesso la verifica della propria vita affettiva ed è secondo le statistiche il periodo dove avvengono il maggior numero di suicidi.Per questo buone feste può anche ssottintendere che si auguri una buona vita affettiva e naturalmente in piena salute.
    Un saluto Benedetto

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  10. 1/2 Caro Benedetto,
    grazie per il commento, malgrado in quest’ultimo dimostri che non riesci ad accettare chi la pensa diversamente da te. Ti ringrazio perché “così commentando” hai dimostrato che non puoi essere annoverato tra quei “più vissuti” che possono consigliare i giovani per migliorarsi bensì tra coloro che “vogliono imporre solo le proprie idee”, senza ascoltare quelle degli altri, specie dei più giovani.
    Dicevi: “Non credi che è più facile per una persona anziana valutare i giovani e non viceversa” … forse intendevi dire “prevalutare”, pregiudicare nel senso di “giudicare prima”? Te lo chiedo perché nel tuo precedente commento hai detto tu stesso, “Voglio ancora rivolgerti due domande retoriche nel senso che non solo contengono la riposta ma ne spiegano in parte le motivazioni”. Se con “giudicare” intendevi “giudicare prima, facendo a meno della risposta dell’altro”, allora forse sì, è più facile per te pre-giudicare anziché dialogare aprendoti all’altro. Questo mi spiace. Non capisco però perché dovresti sentirti deluso tu, dal momento che, nel tuo precedente commento, hai avanzato delle “domande retoriche di cui conoscevi già la risposta e le motivazioni”, chiudendoti cioè a priori all’ascolto (in questo caso, alla lettura) dell’altro, e quindi conoscevi già le mie risposte, al tuo palato deludenti e “deprimenti”.
    Diversamente da te, che non ammetti posizioni contrarie alle tue e costruisci domande che contengono già le risposte (le tue), io accetto la tua posizione intransigente, che non tollera cioè un pensiero diverso dal proprio. Mi dai modo infatti di apprezzare maggiormente quanti sono aperti al dialogo con l’altro e lo fanno con umiltà umana e intellettuale. Tu obblighi gli altri a pensarla come te, altrimenti li offendi e li distruggi in qualsiasi modo sia possibile (vedi i tuoi ultimi due commenti); altri invece discutono civilmente, umilmente e pazientemente, proponendo pareri contrastanti, e se alla fine non riescono a pensare tutti allo stesso modo, continuano ad accettare i pareri altrui (anche quelli chiusi in una cassaforte, contenente verità svelate direttamente da Dio).
    Se ti poni con aria da chiromante (“Voglio ancora rivolgerti due domande retoriche nel senso che non solo contengono la riposta ma ne spiegano in parte le motivazioni”) e non sei disposto ad ascoltare (o leggere) l’altro, obbligandolo a essere/fare quel che dici esclusivamente tu, non pensi di assomigliare a chi ci governa (tutta la classe politica, non solo il cavaliere che ne è il prodotto migliore – cioè peggiore – che fa i propri porci comodi)?

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  11. 2/2 Sacrestia, bigottismo, inferno, chiamata divina… Non sai quanto ho riso nel leggere tali parole! Se sei tu quello che dice “Voglio ancora rivolgerti due domande retoriche nel senso che non solo contengono la riposta ma ne spiegano in parte le motivazioni”, come posso quindi essere io il giudicante se sei tu a presentarti come un pregiudicante?
    La parola che ti dà sui nervi è “vocazione”. Te ne spiego il senso così. Se una persona è estremamente abile nel “ricamo e cucito”, perché dovrebbe occuparsi obbligatoriamente di “motori e pneumatici”? In altri termini: se un giovane si è sempre occupato di “arte” e inizia a collaborare con un nuovo portale online facendo quel che faceva prima, cioè occupandosi d’arte, perché dovrebbe gettarsi a capofitto nella cronaca nera, gialla, rosa, verde e simili, specialmente quando tale collaborazione è in via gratuita? Non può continuare a fare quel che ha sempre fatto, e lasciare che altri, “più esperti nella cronaca nera, blu, amaranto e via dicendo”, si facciano avanti a occuparsi di questi temi? Oppure, fammi capire, è proprio vietato parlare di ciò che non rientra in quelle categorie?
    Il discorso, caro Benedetto, è molto semplice: se quel sito non tratta quel che a te piace, leggi Calabria Ora, Strill, il fatto quotidiano e i blog personali di chi si occupa dei temi che ti aggradano. Non puoi costringere chi si occupa di danza classica a fare il sommozzatore subacqueo.
    Evidentemente, il bersaglio delle tue critiche non è Costaviola ma il sottoscritto. La questione, se davvero è così, è capire il perché. Se non è così, dimostralo, cominciando a rileggere i tuoi interventi e a capire che ti sei posto male fin dall’inizio. Inutile chiedere a chi è “più vissuto” di scusarsi… questo non avviene mai. Ma ti lascio il beneficio del dubbio…
    Ti ho augurato “una ricca riflessione e chissà un pò di luce per le battaglie esclusivamente tue e per quelle di altri”, perché credo che occasioni come il natale siano importanti per la vita affettiva e per la salute ma, spesso, non avvengono nel modo che desideriamo. A volte, in occasioni simili, siamo chiamati a riflettere per decidere di cambiare la nostra vita o per accettare le decisioni altrui, quando ormai è tardi per recuperare i nostri errori passati (o i giochi del fato). E tuttavia, anche in questi casi, bisogna trovare la forza per andare avanti e ricominciare. Il sottoscritto, e Disoblio, qualora fossi tra coloro che potrebbero correre il pericolo di sentirsi o di restare soli, ti sono vicini.
    Un saluto tollerante,
    S. Bellantone.

    PS: ho scritto “tollerante” per stimolarti un sorriso (spero ci sia riuscito).
    PS2: qui non ci sono sacrestie né preti né visioni provvidenziali, visto che le religioni, oggigiorno, come la politica, trovano spesso il modo per farsi disprezzare.

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  12. Caro Saso, se ci fosse qualcosa per cui mi dovessi scusare lo farei. Ma se leggi attentamente tutto quello che scrivi tu e che scrivo io troverai solo offese da parte tua nei mie confronti ad esempio " chiromante"," assomigli a chi comanda ..Berl. il peggiore..","tu oblighi gli altri a pensarla come te","vogliono imporre solo le proprie idee"," altrimenti li offendi e li distruggi", ecc..Nell'ultimo commento volevo lasciare la discussione senza ne vincitori ne vinti sottolineando l'incomprensione tra i due "scriventi", ma dopo quello che continui a sostenere, senza riflettere, devo dirti le cose senza sottintesi e dirti cosa penso di te, almeno relativamente a quello che sono riuscito a capire dai tuoi scritti. Prima cosa,ti ho detto che la critica era rivolta al sito "costaviola" e non l'hai creduto o capito ed insisti a porti al centro della discussione, evidentemente per te quando si discute di un argomento non è questo l'oggetto del contendere ma è solo la tua persona ed ancor più le tue idee innovative a prescindere dell'argomento. Seconda cosa, apprezzo le cose che dici di voler fare e che i collaboratori di costaviola vogliono e possono fare ma non era questo il punto. Mi dispiace ancora dirtelo, ma quando si passa dall'argomento in discussione ad offese personali è chiaro che non si ha niente da sostenere e si cerca di imporre la propria opinione (in questi casi assente) attaccando il contendente su presunte mancanze personali:" ma cosa dici tu che non sei giovane come me?" o addirittura, "un saluto tollerante per te che probabilmente resterai solo nelle feste? "Ma che caz... dici!
    L'ultima cosa che puo rendere l'intero dibattito meno disastroso è che sia la nostra poca capacità ad esprimerci correttamente e comprensibilmente dall'altro che ha reso il tutto poco empatico. Nel caso ad esempio delle mie domande retoriche(che non aspettavano risposte), esse dovevano stimolarti a riflettere e ponderare meglio le cose ed hanno raggiunto lo scopo inverso perchè per te parlare su un qualsiasi argomento e solo un confronto tra due persone e chi scrive di più(numero di parole) ha ragione; devi cambiare atteggiamento occore discutere sull'argomento come facevano i filosofi greci.
    Credo tuttavia che questo errore fa parte dei tempi in cui viviamo dove vale più la forma che la sostanza e non è specifico dei giovani.
    Non voglio inporre niente a nessuno.
    Io sono, Benedetto. Ciao

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  13. Caro Benedetto,
    ho pubblicato il tuo ultimo commento per dare ai lettori la possibilità di riflettere su qualcosa di molto importante, che si evidenzia dai tuoi commenti asettici alle mie risposte: ossia, con molti appartenenti alle vecchie generazioni (tu ti sei auto-inscritto tra questi) non c’è modo di dialogare, perché queste vogliono soltanto insegnare ai giovani, senza ascoltare. Se gli insegnamenti, poi, sono per esempio come quelli che si leggono nei tuoi commenti sterili all’altro, beh, c’è poco da imparare dalle vecchie generazioni o, come si suol dire, meglio soli che mal accompagnati. D’altronde, la società attuale è il prodotto di quei non-dialogatori appartenenti alle vecchie generazioni: questo spiega qual è la causa dell’odierna vita giovanile tormentata. Se né dio né il fato né questi non-dialogatori né nessun altro ascolta i giovani con umiltà intellettuale e senza strumentucci e retoricucce, allora, i giovani sono proprio soli. Coraggio giovani! In questo nulla dell’ascolto degli antichi non-dialogatori, speriamo di trovare il tutto: l’ascolto “tra” giovani (nel corpo, nella mente e nel cuore).
    Nella speranza che anche tu, “Benedetto”, un giorno, possa trovare la fonte dell’eterna giovinezza, vale a dire la cura dell’altro (e non la spada che hai in vari modi dimostrato di tenere sempre in mano) che comincia con l’ascolto umile, paziente e senza pregiudizi, alla base di ogni comprensione,
    ti saluto,
    S. Bellantone.

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