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lunedì 30 luglio 2012

SUDdiati L'arte non è compresa da tutti - le foto 4


L'applauso "SUDdiato" di alcuni lettori alla bottiglia di prosecco (in foto, tra i due, sullo sfondo), appoggiata sulla lampada con cura e dedizione da parte di sconosciuti.
Come anticipato, la bottiglia è stata tolta alle ore 14:00. Grazie ai lettori SUDdiati!
Per le tue segnalazioni SUDdiate, manda la fotografia del tuo applauso a saldionisos@libero.it  . PASSAPAROLA!

SUDdiati L'arte non è compresa da tutti - le foto 3


La posa "SUDdiata" di alcuni lettori nei confronti della bottiglia di prosecco (in foto, sullo sfondo), appoggiata sulla lampada con cura e dedizione da parte di sconosciuti. 
Se anche tu sei SUDdiato di questo gesto, vai in piazza Marconi, hai tempo fino alle ore 14:00, fatti fotografare mentre applaudi la bottiglia di prosecco e manda la fotografia con il tuo applauso SUDdiato a saldionisos@libero.it . PASSAPAROLA!

domenica 29 luglio 2012

SUDdiati L'arte non è compresa da tutti - le foto 2

L'applauso "SUDdiato" del poeta dialettale Rocco Nassi alla bottiglia di prosecco (in foto, sullo sfondo), appoggiata sulla lampada con cura e dedizione da parte di sconosciuti.
Se anche tu sei SUDdiato di questo gesto, vai in piazza Marconi, fatti fotografare mentre applaudi la bottiglia di prosecco e manda la fotografia con il tuo applauso SUDdiato a saldionisos@libero.it . PASSAPAROLA!

SUDdiati L'arte non è compresa da tutti - Le Foto


L'applauso "SUDdiato" del maestro Carmelo Zoccali e di Saso Bellantone alla bottiglia di prosecco (nella foto, tra i due, sullo sfondo) appoggiata sulla lampada con cura e dedizione da parte di sconosciuti.
Se anche tu sei SUDdiato di questo gesto, vai in piazza Marconi, fatti fotografare mentre applaudi la bottiglia di prosecco e manda la fotografia con il tuo applauso SUDdiato a saldionisos@libero.it . PASSAPAROLA!

SUDdiati L’arte non è compresa da tutti


- di Saso Bellantone
Il SUD è una terra fatata, enigmatica, leggendaria. Soggiornandovi, basta un attimo per assistere a un evento inspiegabile, al limite della realtà. Proprio come è accaduto recentemente a Bagnara, in piazza Marconi, dove, questa notte, un’opera d’arte del maestro Carmelo Zoccali, collocata tra le aiuole del piazzale in occasione della mostra “Sculptura… in fieri”, visibile dal 26 luglio al 26 agosto, è stata fraintesa e, da un certo punto di vista, violentata.
Tra le varie opere esposte in questa occasione, l’artista bagnarese ha pensato di collocare sulle aiuole due lampade, allo scopo di lanciare un messaggio di sensibilizzazione a proposito del riciclaggio, usando l’arte. Queste lampade sono costituite da vasi di terracotta, incastrati all’interno di cesti, al cui cuore vi sono delle lampadine che, accendendosi, riflettono la propria luce su alcune bottiglie di plastica, piegate alla rinfusa e di diverso colore, ottenendo un illuminazione multicolore. Per far comprendere il chiaro messaggio rappresentato da queste due lampade, l’artista Carmelo Zoccali ha posizionato sul prato altre bottiglie di plastica e alcuni cartelli recitanti “NON BUTTARMI”, “USAMI”, “METTIMI TRA LE TUE COSE BELLE”. Il senso generale di questi cartelli, connessi alle bottiglie sparse sul prato e a quelle che fanno da fiore alle lampade, è di far riflettere sul concetto di riciclaggio e sull’uso artistico dei materiali, appunto, riciclati. Viviamo attualmente in un’epoca in cui – posseduti dai demoni del consumismo e del “tutto e subito” – una volta usata, buttiamo via ogni cosa, reputandola ormai inutile e sostituendola con una cosa di simil fattura, acquistandola nuovamente. Il risultato di questo consumismo sfrenato, di questa prassi iperaccelerata, oltre che far fare una figuraccia al genere umano che considera se stesso “la forma di vita più intelligente del pianeta Terra” è la produzione continua di immense montagne di immondizia che non riusciamo più a gestire né a smaltire e che, un giorno, ci sommergeranno fin dentro le nostre case, minacciando la nostra e la sopravvivenza dello stesso habitat terrestre.
Con queste semplici lampade, Carmelo Zoccali invita l’osservatore a cambiare registro. Cioè, a non buttar più via ciò che abbiamo già utilizzato, a tenerlo e a riutilizzarlo in altre maniere, magari per arricchire di oggetti belli e utili le nostre abitazioni e l’intera città nella quale abitiamo. In generale, suggerisce all’osservatore di cominciare a pensare al riciclaggio dei beni utilizzati, anche per produrre gli stessi beni, non necessariamente per farne delle opere d’arte.
È un messaggio semplice e chiaro, che ha una certa attualità in una cittadina come Bagnara, nella quale, di riciclaggio non si scorge neanche l’idea astratta. Ma, molto probabilmente, non è poi così chiaro per tutti. Stanotte, infatti, qualcuno, molto probabilmente qualche orco in battuta libera o a spasso con la propria brigata, al servizio di qualche malvagia fattucchiera o spirito oscuro, osservando le lampade di Carmelo Zoccali e leggendo i cartelli “NON BUTTARMI”, “USAMI”, “METTIMI TRA LE TUE COSE BELLE”, ha frainteso le opere e i messaggi e, pur mettendosi d’impegno per seguire il suggerimento delle opere d’arte, ha mancato il segno. Anziché portare a casa propria le “sue” bottiglie di acqua minerale e di prosecco che ha consumato e con cui ha festeggiato fino a tarda notte l’amicizia, l’allegria o semplicemente il tempo adolescenziale – sarebbe assurdo si trattasse di qualche orco con qualche anno in più – ha pensato di lasciare le “sue” bottiglie tra le lampade di Carmelo Zoccali, anzi, le ha posizionate con cura, affinché si capisse che il sidro consumato stanotte, si trattava di prosecco.
Ora, è chiaro che l’arte non è compresa da tutti. Come già detto, con le sue lampade Carmelo Zoccali non chiede a ogni osservatore di produrre eternamente altre opere d’arte ma, molto umilmente, di riflettere sul proprio operato e, per chi maturasse il pensiero che è giunta l’ora di farlo, di avere rispetto per la natura, per gli altri e la città nella quale viviamo, gettando almeno le “bottiglie” o gli altri beni consumati negli appositi cestini.
Si tratta, dunque, di una vicenda che ha dell’incredibile, a conferma che il SUD è davvero una terra fatata, enigmatica, leggendaria. Peccato che gli orchi non abbiano capito le intenzioni dell’artista e senza rendersene conto abbiamo sfigurato le sue lampade, a sfregio suo e dei tanti altri abitanti che hanno capito il messaggio di Carmelo Zoccali, hanno apprezzato la semplice bellezza delle sue lampade e hanno confermato la propria volontà di passare al riciclaggio, in maniera utile dal punto economico, dal punto di vista artistico, o da entrambi. Se si domanda a questi ultimi che cosa ne pensano della bottiglia di prosecco, con cui sono state violentate le lampade dell’artista e la volontà di molti di cambiare modo di pensare, e si chiede loro che cosa ne pensano di questo SUD talmente incantato, sapete che cosa rispondono?
Che sono SUDdiati…

venerdì 20 luglio 2012

OLTREWEB Lo Stivale ratifica il Fiscal Compact, il Mes e… dice di sì al Leviatano


- di Saso Bellantone
Buon meriggio web,
il Grande Leviatano del Nord muove i suoi tentacoli, cresce, si fortifica, assicura il proprio dominio sul Vecchio Continente, cancellando ogni Nano, ventosa dopo ventosa, dal proprio interno e con il suo consenso. Dopo il sì del Senato del 12 luglio, ieri la Camera dei Deputati Stivalica ha infatti ratificato il Fiscal Compact, cioè il Patto di Stabilità per rinforzare, e restare all’interno della zona Leviatano. 368 voti favorevoli, 65 contrari, 65 astenuti. Alla votazione erano assenti “l’uomo che chiede il consenso”, “la romeo che dice no”, “l’uomo che dice di bere in modi sani”, “l’uomo che crea disordini” ed altri esponenti dei principali partiti che nel 2013 si presenteranno alle votazioni per formare un nuovo governo. Non c’erano, perché costoro sono filo-Leviatanici fin nelle ossa ma non vogliono apparire tali agli elettori. Se lo facessero e in futuro gli elettori dovessero esprimersi contro il Leviatano, gli esponenti dei partiti non potrebbero costruire la propria campagna elettorale, e dunque accumulare voti, attorno al popolare “No al Leviatano”. Evitando di presentarsi alla Camera ieri, e di esprimersi pro o contro il Leviatano, hanno la possibilità di verificare il tuo sentore  e di costruire la propria campagna elettorale sulla base del “Sì o del No al Leviatano” e, quindi, di accumulare voti per restare nuovamente al potere con il tuo consenso. Furbizia? No, politica, anzi, politici. Che cosa aspettarsi da chi intende la politica, fin dalla nascita dello Stivale, come lo strumento migliore per assicurare il proprio potere con il tuo consenso e a scapito tuo? Solo che, adesso, il potere che desiderano acquisire non rientra più nei miseri confini Stivalici bensì in quelli più estesi dell’Immenso Mostro Settentrionale.
Come spiegato precedentemente, http://disoblio.blogspot.com/2012/03/oltreweb-attenti-al-fiscal-compact.html, il Fiscal Compact è un Trattato sulla Stabilità e la governance economica dei paesi all’interno della zona Leviatano, costituito da una serie di regole d’oro, utili per mantenere l’equilibrio di bilancio e, dunque, la vita del Titanico Crachen Nordico. Tra le cose più preoccupanti ne figurano alcune. PRIMA: le “correzioni economiche” applicabili direttamente e senza chiederti nulla, previste dal Trattato, qualora il PIL dello Stivale e il rapporto deficit-PIL non rispondano ai parametri stabiliti dal Leviatano. In altri termini, i governanti stivalici potranno recuperare i capitali utili per rispettare qui parametri, prelevandoli direttamente dal tuo conto corrente o in forma indiretta tassandoti, aumentando le tasse. Ciò vuol dire che se già ora, mio caro web, non riesci ad arrivare a fine mese, presto non riuscirai nemmeno ad arrivare all’indomani per via di affitti, tasse, mutui, prestiti e quant’altro già pesa sul tuo conto. SECONDA: Gli Stati con debito pubblico superiore al 60% del PIL hanno tempo 20 anni per rientrare al di sotto di tale soglia, ad un ritmo pari ad un ventesimo della quota eccedente per ogni anno. Nel caso stivalico, il cui debito è pari al 120%, si tratta di una riduzione pari al 3% ogni anno (60% / 20 anni), vale a dire di manovre comprese tra i 40 ed i 50 miliardi l’anno, cifre che potrebbero aumentare se fossimo in recessione, come lo siamo attualmente. Se non dovessimo essere in recessione e se per 20 anni lo Stivale dovesse ridurre il debito di 50 miliardi l’anno, ciò significa che in 20 anni preleverebbe dall’economia e dalle tue tasche un importo pari a 1.000 miliardi di (ze)Leviatan, il che vuol dire più tasse, più fame, più disoccupazione, meno denari utili, meno acquisti (anche di beni di prima necessità come il pane per esempio), meno lavoro, meno servizi, per farla breve, meno vita.  TERZO: Le regole d’oro devono essere inserite nella Costituzione Stivalica, cosa che è stata approvata ieri con la ratifica della Camera… e quest’ultima è la cosa che più di tutte impensierisce. L’inserimento del Fiscal Compact all’interno della Costituzione significa non soltanto che il Grande Leviatano del Nord viene riconosciuto dallo Stivale ma, anche, che gli si riconosce l’autorità di decidere per lo Stivale in termini economici che, ormai, vuol dire in termini di vita. Il Titanico Mostro Settentrionale, in altre parole, diventa l’unico padrone delle tue scelte e delle tue condotte, ai cui comandi non puoi disobbedire, pena: qualsiasi cosa. Dal sequestro dei beni, allo sfratto, al carcere, all’immediata esecuzione pubblica.
Per mascherare questa poderosa manovra di potere in prospettiva totalitaria, ieri è stato ratificato anche il Mes, il Meccanismo Leviatanico di Stabilità, che consiste in un fondo di 500 miliardi di (ze)Leviatan utili per aiutare i Nani membri del Titanico Mostro Settentrionale che rischiano il fallimento, operativo da settembre. Ma a che potranno servire quei 500 miliardi, quando si prevedono tagli sui capitali e sui dipendenti, sugli operai, sul lavoro? Quando si prevede Spending Review e austerity a oltranza, in aggiunta a quei 50 miliardi di (ze)Leviatan da prelevare all’anno, per ridurre il debito pubblico, come previsto dal Fiscal Compact? Quando anziché creare lavoro, sostenere le aziende e gli operai, scongiurare la fuga all’estero e privilegiare il made in Stivaly, si annienta il lavoro, si distruggono le aziende, si licenziano gli operai, si sostiene l’espatrio e l’importazione e il consumo di prodotti made in “Altrove fuorché in Stivaly”?
Viviamo tempi infausti, mio caro web, nei quali tra crisi economico-finanziaria e speculazione internazionale, chi ti governa, illudendoti di decidere per te e per la soluzione migliore per la tua sopravvivenza, per la difesa dei tuoi diritti, primi fra tutti il diritto alla vita e alla libertà, alla fine, non fa altro che decidere per i propri interessi, per i membri delle proprie lobbies d’appartenenza e assicurarsi un pezzo di potere nel futuro totalitarismo Leviatanico. Se vuoi ancora difendere il tuo diritto alla vita e alla libertà, se vuoi sopravvivere e scongiurare la schiavitù, è tempo di voltare le spalle al Grande Leviatano del Nord e ai suoi servi infiltrati in tutti i posti di potere stivalici, in primis nel parlamento, di mandarli a casa nelle primarie 2013 e, qualora non ci riesci, di ribellarti veramente a questo assurdo gioco di potere, la cui posta in gioco è la tua vita, quella dei tuoi simili e dello stesso pianeta in cui vivi. Dopodiché, occorre gettare le basi per un’alternativa al Titanico Crachen Nordico, che consiste innanzitutto nel tentare di far capire agli altri Nani che non hanno ancora firmato il Fiscal Compact (è stato firmato da Grecia, Slovenia, Lettonia, Portogallo, Stivale), entro il 1 gennaio 2013, che tale autografo è l’atto di rinuncia alla propria libertà, alla propria storia, alla propria autorità; in secondo luogo, nel tornare all’amore per lo Stivale, per la sua storia e per la sua vecchia moneta: la lira. Ma come farlo capire ad altri, se tu, mio caro web, ancora non te ne sei reso conto?
Medita web, medita…

lunedì 16 luglio 2012

Pensieri visivi: LA SOFFERENZA DEL CRISTO di Mimmo Fadani


- di Saso Bellantone
Una croce logorata. Sembra sospesa in un ambiente surreale. Su di essa, vi è ancora il corpo di un uomo, usurato al pari della croce. È ancora sanguinante, perché è attraversato da svariate lance di ferro, che lo tengono saldamente fissato alla croce. Il sangue attraversa le ferree lance e da queste ultime gocciola, trasformandosi in una densa marea d’olio, sospesa al pari del Crocifisso in questa atmosfera assurda. La sofferenza del Cristo è una delle opere mistiche con cui Mimmo Fadani vuole riflettere sulla questione della salvezza e sulla condizione umana.
Secondo le fonti bibliche, dopo la morte in croce, il corpo di Gesù di Nazareth, detto il Cristo (che significa L’Unto, il Messia), è stato deposto e collocato in una tomba, il Sepolcro, dal quale, dopo tre giorni, è tornato in vita, è risorto. Nelle Lettere, le fonti più vicine ai fatti in questione (risalenti agli anni ’50 d.C.), l’apostolo Paolo chiarisce che la morte e la resurrezione del Messia Gesù rientrano in un piano per la salvezza degli uomini, ordinato da Dio fin dalla notte dei tempi. Dopo tali avvenimenti, secondo l’apostolo, il Messia tornerà tra gli uomini per separare i giusti dagli ingiusti: salverà i primi, premiandoli con la vita eterna, condannerà i secondi alla morte definitiva nel nulla che consuma tutto l’esistente. Secondo Paolo, alla salvezza si accede mediante fede, speranza e amore ma anche restando vigili perché il Messia giunge “come un ladro nella notte”. Inoltre, prima che si compia definitivamente la salvezza, spiega Paolo, dovranno svolgersi altri eventi: la comparsa dell’anti-messia (anti-keimènos) e il manifestarsi della forza frenante (katéchon). Soltanto dopo questi fatti, il disegno di salvezza divino giungerà al suo compimento ultimo.
Ne La sofferenza del Cristo, il piano divino di salvezza sembra essere sospeso, interrotto, fermato, malgrado il tempo cronologico vada avanti. Il Messia Gesù infatti non è morto, non è stato deposto, non è stato sepolto né è risorto. È ancora crocifisso, anzi è ancorato solidamente alla croce per via delle lance di ferro che gli penetrano la carne da parte a parte, formando quasi una prigione dalla quale gli è impossibile liberarsi. Il corpo e la croce sono corrosi dal tempo cronologico che scorre inesorabilmente ma le lance, simbolo del progresso umano, costituiscono la forza che frena il piano divino di salvezza, che fanno permanere il Messia nel suo martirio, nella sua sofferenza e nel suo dissanguamento. Il sangue che cola dalle lance e si trasforma in olio, l’olio delle macchine e della tecnologia umana, rappresenta la connessione tra due tempi: quello della salvezza, sospeso, e quello del mondo, che prosegue spietato e infaticabile, costringendo il Messia Gesù a patire il proprio supplizio, senza possibilità di fermata, di liberazione, di fine.
Ne La sofferenza del Cristo, Mimmo Fadani si pronuncia nei confronti del disegno divino di salvezza ma anche nei confronti della condizione umana. Preferendo alla fede nel Messia Gesù la fiducia nel progresso tecnologico allo scopo di emanciparsi dalla propria condizione morente e imperfetta, è l’essere umano stesso ad obbligare il Messia alla tortura della croce e, quindi, a sospendere il piano divino di salvezza. In questa maniera, inoltre, non si rende conto che, condannando il Messia Gesù alla sofferenza della croce, l’essere umano condanna anche se stesso allo stesso martirio senza sosta alcuna né possibilità di redenzione.
Con quest’opera, Mimmo Fadani vuole far riflettere sul progresso tecnologico e sulla fiducia che gli esseri umani ripongono in quest’ultimo, per la risoluzione ultima di tutti i loro mali. La risposta di Mimmo Fadani è di cambiare strada, di tornare alla fede in Dio e nel Messia Gesù, unica possibilità di salvezza per gli esseri umani, perché continuando fiduciosi nel sentiero del progresso non si fa altro che prolungare la propria sofferenza per un tempo incalcolabile, se non eterno. 

lunedì 9 luglio 2012

SUDdiati Il mistero delle panchine scomparse


- di Saso Bellantone
Il SUD è una terra fatata, enigmatica, leggendaria. Soggiornandovi, basta un attimo per assistere a un evento inspiegabile, al limite della realtà. Proprio come è accaduto recentemente a Bagnara, in via Turati e alla Villa Comunale, dove, la stessa notte, due panchine sono svanite nel nulla.
La prima panchina, collocata in via Turati all’altezza di piazza Gennaro Musella, era frequentata principalmente da donne e anziane. Ogni giorno, finiti i consueti lavori domestici, tali signore solevano accomodarsi su di essa, per prendersi qualche ora di riposo in compagnia delle altre, per chiacchierare, incontrare amici, godere della fresca brezza e del bellissimo panorama che affaccia sul Tirreno, le Eolie e lo Stretto. La seconda panchina, situata invece alla Villa Comunale di fronte al busto del cavaliere Antonio De Leo, era visitata abitualmente da genitori, per passare del tempo assieme ai propri figli dopo una lunga giornata di lavoro; da giovani, per incontrare la propria amata e il proprio amato dopo ore ed ore di patita lontananza l’una dall’altro; da anziani, per far due chiacchiere con amici e conoscenti, passando così del tempo assieme – e tutti avevano l’abitudine di visitarla per ristorarsi con la freschezza del luogo, sotto gli alberi, godendo anche loro dello stupendo scenario marino all’orizzonte.
Queste panchine, come già detto, installate in due luoghi diversi, sono scomparse misteriosamente la stessa notte. Ad accorgersene sono stati proprio i loro assidui frequentatori, appena citati, che avviandosi come di consuetudine in direzione ognuno della loro bella panchina, la mattina dopo non le hanno trovate più.
Pare tuttavia che non sia opera di uno stregone, di una fata o di una fattucchiera. Una fonte, sveglia quella notte quasi per caso, affacciandosi al proprio balcone, ha affermato di aver visto un fatto strano. C’era un furgone parcheggiato di fianco alla Villa, con gli sportelli posteriori spalancati, e all’interno della piazza c’erano degli orchi che facevano baccano mentre tentavano di sollevare una delle altre panche presenti sul posto. Notata la presenza dell’osservatore, sembra che tali orchi abbiano lasciato la presa e, saliti sul furgone, siano andati via.
Malgrado ciò, pare che gli orchi siano riusciti nel loro intento. Infatti, la mattina dopo è scomparsa una panchina alla Villa Comunale e un’altra in via Turati. Può darsi che tali creature, quando sono state colte sul fatto, avevano già caricato una panchina all’interno del furgone e, percorrendo la via Turati, abbiano completato l’opera prendendo anche la panchina vicino piazza Gennaro Musella.
Si tratta, dunque, di una vicenda che ha dell’incredibile, a conferma che il SUD è davvero una terra fatata, enigmatica, leggendaria. Se però si domanda ai frequentatori abitudinari di queste panchine ormai scomparse, che cosa ne pensano di questo SUD talmente incantato, sapete che cosa rispondono?
Che sono SUDdiati…