- di Saso Bellantone
Il
tempo è muto fra canneti immoti…
Lungi
d’approdi errava una canoa…
Stremato,
inerte il rematore… I cieli
Già
decaduti a baratri di fumi…
Proteso
invano all’orlo dei ricordi,
cadere
forse fu mercé …
Non seppe
Ch’è
la stessa illusione mondo e mente,
Che
nel mistero delle proprie onde
Ogni
terrena voce fa naufragio.
Tempo. Che strana parola. A seconda del
sistema di riferimento impiegato, della prospettiva sulla quale ci si colloca e
del linguaggio che si parla, il termine tempo cambia. Si usa per indicare il
divenire delle cose, per misurare il loro spostamento nello spazio, per
individuare il cambiamento degli stati – fisici, psicologici, biologici,
geologici, astrali – e per determinare l’accadere costante di determinati
avvenimenti sociali, lavorativi, burocratici, cultuali. Si utilizza questo
lemma in diversi modi, per diversi scopi e, proprio per questo motivo, alle
volte, si ha come l’impressione che nel vocabolo tempo ci sia tutto, vale a
dire quell’ambiente dai confini sconosciuti e forse impenetrabili che si è
soliti chiamare universo, mondo, esistenza. “Quanto tempo ha il mondo? Come
misurarlo?” ci si chiede. Ma il tempo non può essere cronometrato da esseri
minuscoli quali sono gli umani, relegati in un pianeta periferico del
misterioso habitat nel quale si trovano. Per farlo, dovrebbero posizionarsi al
di fuori del mondo e osservarlo, paragonandolo a ciò che mondo non è, oppure
possedere delle dimensioni titaniche, più grandi di quelle dei pianeti e delle
galassie, e stabilire un criterio di misura per stimare il significato del
termine tempo in relazione all’intero cosmo. Oppure, ancora, per sciogliere
questo arcano, dovrebbero ricevere una rivelazione miracolosa da parte di un dio.
Ma queste ipotesi, queste condizioni non sono possibili, così gli umani si
ritrovano condannati a convivere eternamente con questo grande segreto
insolubile. A causa di tale indecifrabilità, alcuni decidono di abbandonarlo,
altri lo dimenticano volontariamente e involontariamente, altri ancora
continuano a sfidarlo, in pura perdita, fino all’ultimo respiro. E tuttavia,
alle volte, proprio quando credono di averlo scordato o quando non ci speculano
affatto, gli umani si trovano nuovamente innanzi al mistero del tempo,
mettendolo in relazione, però, a qualcosa che è più a portata di mano rispetto
all’immensità del cosmo: la propria vita.
In questi momenti, nei quali signoreggia
la domanda “Quanto tempo ha la mia vita? Come misurarlo?”, il singolo essere
umano ha l’impressione di trovarsi innanzi al medesimo segreto cosmico, si
rende conto cioè che il mistero della durata della propria vita e di quella
dell’universo sono connessi e, ahilui, capisce che anche questa nuova domanda è
irresolubile al pari della prima. Ed ecco che sorge un preciso stato d’animo,
stremante, con il quale difficilmente si riesce a convivere: la disperazione
della soluzione.
Innanzi a questa domanda, l’essere umano
si sente come un rematore stanco che, vagabondando tra i flutti della vita a
bordo della propria canoa e senza porti sicuri né mete, si ritrova
improvvisamente all’interno di uno smisurato e immobile canneto, nel quale non
soffia neanche un alito di vento. Qui, egli dispera della risoluzione dell’enigma
ma volge lo sguardo verso il cielo, patria di sicurezze divine, non soltanto
perché gli è impossibile scorgerlo dall’interno del canneto ma perché crede che
il cielo sia una voragine fumosa, una nebbia impenetrabile al pari delle
domande sul tempo del mondo e della propria vita. Non può rispondere con
certezza se esista o non esista un dio. Non ha modo di averne la certezza. E
allora in quest’angoscia senza soluzione, l’essere umano scorge i ricordi, si
affaccia su di essi e invano tenta di trovare risposta al proprio enigma. Ma non
servono a nulla. I ricordi sono soltanto una grazia, un surplus inutile ai fini
della scioglimento del mistero.
In questi tormentosi istanti, è inutile
districarsi all’interno di tali interrogativi alla ricerca di una soluzione. Le
stesse domande, secondo Giuseppe Ungaretti, autore della poesia esaminata, Il tempo è muto, non sono altro che un’illusione,
in quanto ogni interpretazione, ogni tentativo di varcare l’impenetrabilità del
segreto della propria vita, non può che fallire.
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