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martedì 27 settembre 2011

Pensieri visivi: LA STANZA DEGLI OGM di Laura Gramuglia

- di Saso Bellantone
È l’ora del pranzo, o della cena. Due manichini stra-imbellettati senza volto né mani si apprestano al banchetto. La tavola è apparecchiata ma la pasta, la frutta, le posate, i piatti, i calici, le bottiglie, persino i dipinti, tutto è rigorosamente nero, come la pece. La stanza degli Ogm di Laura Gramuglia ci parla del pericolo che incombe, costituito, appunto, dagli Organismi Geneticamente Modificati. Un pericolo che riguarda l’essere umano e la natura.
L’essere umano è un ente naturale, parte stessa della natura nella quale vive, che gli offre gratuitamente i propri prodotti, per consentirgli di nutrirsi, di sopravvivere. L’essere umano dipende, dunque, secondo una prospettiva biologica, dalla natura. È sempre stato così e questo avviene tuttora malgrado oggi accada anche l’inverso. Oggigiorno, perfino la natura dipende dall’essere umano. Con il progresso conseguito negli ultimi tempi dalle scienze e dalla tecnica in ogni dimensione del mondo della vita, oggi ci si trova a un punto zero, originatosi dall’abbattimento del confine tra l’umano e il divino. Con il potere delle scienze e della tecnica, l’essere umano si considera un dio, unico detentore dell’autorità, del diritto di varcare ogni barriera, come quella, nel campo della genetica, tra il naturale e l’artificiale. Non si rende conto che lo smantellamento di questa frontiera è un pericolo, per lui stesso e per la natura.
Il crollo di questo confine è un avvenimento epocale, perché inaugura la possibilità della fine dell’antica relazione tra l’essere umano e la natura. Gli Ogm sono prodotti artificiali, alterati, non naturali, nutrendosi dei quali l’essere umano stesso diviene artificiale, alterato, non naturale. I manichini sono senza volto e senza arti proprio perché hanno perso la loro umanità, la loro autenticità. Il dipinto appeso alla parete è nero come gli Ogm perché segnala tale perdita: smarrendo la propria umanità, l’essere umano perde la propria storia, il contesto nel quale avveniva la sua vita – la natura – scompare lui stesso, muore. Gli Ogm uccidono ciò che è naturale e ciò che è umano, provocando il fallimento dell’antica relazione tra la natura e l’essere umano. Costituiscono il nero frutto per eccellenza della forsennata volontà di potere umana, proiettata continuamente verso l’estremo pericolo: la morte. La stanza degli Ogm denuncia tale pericolo: producendo gli Ogm, l’essere umano uccide la natura. Nutrendosi di questi prodotti morti, anziché sostenere la propria sopravvivenza, l’essere umano supporta la propria morte.
La stanza degli Ogm lancia questo campanello d’allarme e invita a pensare. Gli Ogm costituiscono un veleno letale per la natura e l’essere umano, che annienta l’antica relazione tra i due ed evoca un mondo disumano, artificiale e morente. Ogni giorno la nostra società tecno-capitalistica dice di sì agli Ogm e, in questo modo, diffonde la morte, provoca una disumanizzazione del mondo. La cravatta e collana di perle sono una metafora del capitalismo, mentre gli abiti dei manichini, neri come gli Ogm, sono una metafora della morte in atto. La stanza degli Ogm denuncia questa situazione, ne manifesta simbolicamente la logica nascosta, invita alla riflessione e a salvare la natura, la nostra umanità, la vita. Per questo scopo, è necessario riscoprirsi parte integrante della natura, ricostruire la barriera tra il naturale e l’artificiale, rafforzare il nostro legame con la natura, comprendere di non essere dio. In breve, occorre cominciare a dire di no agli Ogm. Facendo il contrario, ci attende una triste sorte.

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