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lunedì 4 aprile 2011

Pensieri visivi: LA BELLEZZA CHE UCCIDE IL TEMPO di Roberto Ferri

- di Saso Bellantone
Una donna. Su di una mano regge una spada. Con l'altra trattiene un vecchio con le ali nere, steso per terra sotto di lei. La sua espressione è severa. Quella del vecchio è di meraviglia mista a supplica. Sulla schiena del vecchio s'intravedono due colombe: una bianca, una nera. È così che Roberto Ferri presenta e rappresenta La bellezza che uccide il tempo.
Il tempo... questo vetusto e irrefrenabile demone, il cui battito d'ali grava sulla nostra vita come colpo di martello sull'incudine, spingendola sempre più nelle profondità del suo dolore. Il tempo vola fuggiasco e impassibile, conducendo inesorabilmente l'essere umano alla fine, alla morte. La volontà umana è impotente innanzi al suo rapido planare, ne è schiava. Non può trattenerlo né rallentarlo né fermarlo per sostare nella vita o in un attimo di essa. Malgrado sé, è costretta a obbedirgli, percorrendo disperata, quasi come un automa, l'irreversibile sentiero che dirige verso la propria fine. È una fatalità senza rimedi.
Ma l'inatteso avviene sempre quando ormai la vista è oscurata dalle catene del tempo. Una folgorazione improvvisa può incrociare il nostro nero cammino e, attraverso di noi, il volo fugace del tempo. È la Bellezza che rischiara la nostra oscurità con la sua spada tagliente. È quella forza capace di sfidare il tempo attraverso di noi, capace di afferrarlo, di bloccarlo, di costringerlo a star fermo. Capace di ferirlo, facendone fuoriuscire la vita: la nostra.
Quando s'incontra la Bellezza, ci si sente magnetizzati, stregati dalla sua purezza. La Bellezza diviene il senso, lo scopo della nostra vita, alla ricerca della quale, ancora una volta e ancora innumerevoli volte, non ci si può che abbandonare. L'abbandonarsi al chiarore della Bellezza è una rinascita della vita: l'essere immondo, che è ognuno di noi, finalmente può planare leggero e libero, al di là dei fili invisibili del tempo, può vivere. Qualunque sia il volto della Bellezza – umano, paesaggistico, naturale, ideale, artistico, scientifico, letterario, sensitivo – attraverso di esso non si fa altro che incontrare la vita. Perché che cos'è la vita, se non la fonte che zampilla dalla ferita del tempo, inferta dalla spada della Bellezza?

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