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venerdì 8 aprile 2011

IL MONDO NUOVO di Aldous Huxley

- di Saso Bellantone
Londra, anno di Ford 632, cioè 482 anni dopo la fine della Guerra dei Nove Anni. Uno Stato Mondiale realizzato mediante un'altra guerra: quella contro il passato e tutto ciò che lo richiama. La stabilità di questo Stato mira a essere eterna, grazie alla produzione seriale ed extrauterina e al condizionamento della vita umana, dall'embrione alla maturità. Con il condizionamento gli individui sono suddivisi in classi (alfa, beta, gamma, delta ed epsilon) e in sottogruppi (plus e minus) e destinati al preciso ruolo sociale che avranno in futuro: il comando, l'amministrazione, tutte le altre occupazione lavorative. Ma soprattutto sono tipizzati, uniformati. La facoltà di giudizio di ognuno è ingabbiata entro una precisa forma mentis, caratterizzata da giudizi precostituiti e indotti, il cui scopo è “fare in modo che la gente ami la sua inevitabile destinazione sociale” (p. 17). Il condizionamento è la garanzia dell'eternità dello Stato Mondiale e avviene fin dall'infanzia affinché “da ultimo, la mente del fanciullo sia queste cose suggerite, e la somma di queste cose suggerite sia la mente del fanciullo. E non solo la mente del fanciullo. Anche quella dell'adulto, per tutta la vita. La mente che giudica e desidera e decide, costituita da queste cose suggerite. Ma tutte queste cose suggerite sono suggerimenti nostri […] suggerimenti dello Stato” (pp. 27-28).
Nello Stato Mondiale non esiste la famiglia, le emozioni, la diversità culturale, l'arte, la storia. L'amore per i libri e per i fiori, così come per ogni altra cosa che stimoli le emozioni o il pensiero personali, è vietato. La cultura, in tutte le sue forme, è abolita. Non s'invecchia, si resta giovani e, pur vivendo di meno, si muore giovani. L'infelicità e lo stress, elementi che introducono instabilità nel sistema, sono combattuti con una droga, il soma, che procura viaggi immaginari al di fuori della realtà, per tornarvi con una maggiore propensione a vivere stabilmente, secondo cioè i dettami dello Stato. Tutti, ognuno rispettivamente nella propria casta d'appartenenza, vivono in un'unica maniera: lavorando. L'unico svago ammesso è il cinema odoroso, che ha lo scopo di stimolare l'istinto sessuale. La monogamia è un tabù: fin da piccoli, si è condizionati alla poligamia, a fare sesso con tutti, a non rifiutarsi a nessuno e a usare periodicamente contraccettivi per evitare di avere figli in modo naturale (cioè non condizionati). Non esistono le religioni, fuorché una: quella in onore di Ford – l'introduttore del sistema di lavoro mediante la catena di montaggio – nella quale 12 individui (come gli apostoli), 6 uomini e 6 donne, cantano inni a Ford, consacrano compresse di soma e gelato di soma e si danno a orge sistematiche.
Il mondo nuovo di Aldous Huxley (Mondadori, 1933) non è soltanto la descrizione di questo mondo del consumo obbligatorio, del “meglio buttare che aggiustare” (p. 46), ma è anche il racconto di un altro mondo: quello dei Selvaggi delle Riserve confinate nel Nuovo Messico per scopi turistico-museali, nel quale si vive alla vecchia maniera. Qui si nasce naturalmente, ci si educa familiarmente e per clan, si può dar vita a una famiglia amando una persona soltanto, si possono provare emozioni. Qui l'arte, la storia, le religioni, la libertà di scelta, l'amore per il sapere e quant'altro è escluso dallo Stato Mondiale persistono. Di questo vecchio mondo fa parte John, o meglio non ne fa parte. Egli è il figlio di Linda, una straniera, e in quanto tale è straniero anche lui. Pur riconoscendosi pienamente in questa comunità, John non è accettato e questo lo rende infelice. Per questo motivo, quando arrivano l'Alfa-Plus Bernardo Marx e la Beta-Plus Lenina Crowe, della quale s'innamora, decide di seguirli nel nuovo mondo. E qui comincia la vera storia.
Fuggito da un mondo verso un altro perché ritenuto uno straniero, John si scopre nuovamente straniero. La dissolutezza della donna che ama, la freddezza dei giovani innanzi alla morte di sua madre, il tradimento dell'amicizia sono quelle gocce in mezzo alle altre che riempiono il vaso della sua ragione con la follia delle follie: la verità. Il mondo nuovo è artificioso, falso, non vero, è retto da un'apparente felicità che cela qualcos'altro: la schiavitù. È un mondo di “bambocci” che non sanno cos'è la felicità né l'infelicità, perché non possiedono un pensiero proprio ma quello che lo Stato ha imposto loro, condizionandoli. Questa scoperta, in un panorama privo di dio, dei vecchi valori e di quant'altro ha a che fare con il vecchio mondo, lo spingono a fuggire e a riparare nella più solitaria delle solitudini. Qui, ridotto a un fenomeno da baraccone, John comprende, come un messia secolarizzato, di essere incapace nel sovvertire le cose e che la sua esistenza è priva di ogni significato.
Malgrado sia stato scritto a cavallo tra le due guerre mondiali, le quali hanno cominciato a far piazza pulita del vecchio mondo per far posto al nuovo, Il mondo nuovo di Aldous Huxley è un testo attualissimo. La sostituzione del nuovo mondo al vecchio non si consuma infatti in quel periodo ma è un fenomeno ancora in corso. In questa prospettiva, se è letto come un modo per avvicinarsi meglio al nostro mondo che cambia, il testo di Huxley si offre al lettore alla maniera di uno strumento utile per due scopi: per comprendere verso quale direzione avviene il cambiamento del nostro mondo; per scorgere, dietro la drammatica storia di John, quella di ognuno di noi.

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