- di Saso Bellantone
Storico e giornalista divulgatore, Natale Zappalà (Reggio Calabria, 1982) ha conseguito nel 2007 la Laurea triennale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Messina, discutendo una tesi in Storia Economica della Moneta Antica intitolata Rhegion e Zancle: storia economica dello Stretto fra VI e V secolo a.C.. Nel 2009, presso lo stesso ateneo, si è specializzato (laurea magistrale) in Storia e Istituzioni della Grecia Antica. Nel 2008 è stato insignito del XIII Premio Internazionale Anassilaos Giovani per la ricerca. Nel 2010 ha pubblicato il saggio storico La Reggio di Anassila (Leonida). Attualmente cura il blog natalezappala.blogspot.com e collabora con la testata Costaviolaonline.it e con la rivista IusRheginews, occupandosi in particolare della valorizzazione del plurimillenario patrimonio di memorie riguardante il territorio reggino.
Storico e giornalista divulgatore, Natale Zappalà (Reggio Calabria, 1982) ha conseguito nel 2007 la Laurea triennale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Messina, discutendo una tesi in Storia Economica della Moneta Antica intitolata Rhegion e Zancle: storia economica dello Stretto fra VI e V secolo a.C.. Nel 2009, presso lo stesso ateneo, si è specializzato (laurea magistrale) in Storia e Istituzioni della Grecia Antica. Nel 2008 è stato insignito del XIII Premio Internazionale Anassilaos Giovani per la ricerca. Nel 2010 ha pubblicato il saggio storico La Reggio di Anassila (Leonida). Attualmente cura il blog natalezappala.blogspot.com e collabora con la testata Costaviolaonline.it e con la rivista IusRheginews, occupandosi in particolare della valorizzazione del plurimillenario patrimonio di memorie riguardante il territorio reggino.
Come nasce la tua passione per la storia?
Si tratta di una passione infantile che nasce da una un'esigenza congenita, il disperato bisogno di conoscere e comprendere ciò che mi ha sempre affascinato: il passato. Da bambino tentavo di ricostruire le grandi battaglie della storia medievale, servendomi di pupazzi e mattoncini. Da adolescente ho continuato ad approfondire le mie conoscenze, leggendo centinaia di volumi e, infine, mi sono iscritto al corso di laurea in Storia. Direi che la Storia può senz'altro definirsi il comune denominatore della mia vita.
Che cos'è la storia?
La Storia è una scienza e il suo campo di studi coincide con l'ineluttabile cambiamento che caratterizza le vicende umane.
Chi è lo storico?
Lo storico è colui che, conscio del significato e dell'oggetto della disciplina, si occupa di dare vita alla Storia attraverso la ricerca. Si tratta, chiaramente, di indagini relative e perfettibili. Del resto, le scienze non giungono mai a delle verità assolute, possono soltanto “tendere” alla verità. Ogni nuova acquisizione rimane sempre un'approssimazione della verità, da verificare o confutare attraverso indagini successive.
Quali fonti è possibile definire “storiche”?
Il termine “fonte” designa qualsiasi testimonianza del passato. Dal momento che lo storico tende a ricostruire la fisionomia di una determinata epoca, nessuna tipologia di fonte può essere scartata in sede di ricerca, dalla letteratura all'urbanistica, dalla numismatica alla statistica, dall'archeologia alla botanica. Ogni elemento proveniente dal passato, in teoria, è una fonte “storica”.
Con quale metodo, o metodi, è possibile fare storia?
Esiste un solo metodo storico: l'indagine scientifica sulle fonti, cioè sulle testimonianze del passato. Al di là di tale metodo, non esiste la Storia, la quale è – ribadisco – una disciplina scientifica votata alla conoscenza e non all'intrattenimento.
Quale metodo preferisci impiegare per le tue ricerche?
L'unico metodo esistente, quello che ho descritto supra. Sulla base della totalità delle fonti di cui dispongo, cerco di ricostruire analiticamente la fisionomia di un determinato contesto storico.
Quale utilità ricava il singolo essere umano dalla storia?
In quanto scienza che studia l'eterno cambiamento delle cose umane, la Storia è una “palestra del pensiero”. Lo storicismo rende chi ne è padrone particolarmente ricettivo nei confronti del mondo. Conoscere la Storia aiuta a sviluppare lo spirito critico, cioè la capacità di analizzare coscienziosamente qualsiasi cosa. Una grande utilità dunque, ma attenzione a non confondere l'utilità con la felicità, perché quando apprende che tutto cambia e, per di più, che tutto è relativo, chi si affaccia alla Storia non può che mantenere una visione disincantata della vita.
Quale utilità invece ricava dalla storia una civiltà?
Una civiltà ideale dovrebbe puntare alla divulgazione del criticismo – e quindi di tutte le forme del pensiero atte a svilupparlo, come la Storia – fra gli individui che accettano di farne parte. Chiaramente, ogni civiltà, stato, nazione, gruppo e qualsiasi altra forma di collettività in genere, si guarda bene dal farlo, altrimenti verrebbero delegittimati dai cittadini i presupposti su cui si basano da millenni tutte le forme di potere politico, religioso o economico. Guardiamoci intorno: ovunque gli uomini sono dominati dal dogmatismo, persino la moda è diventata un dogma per la maggioranza degli individui: se un personaggio famoso indossasse le mutande come copricapo in TV, l'indomani si conterebbero migliaia e migliaia di persone andare al lavoro con le mutande in testa. La società cristiana accetta un uomo che si ritiene infallibile per dogma come guida morale e spirituale, mentre in quella islamica la sopraffazione della donna è considerata un valore da difendere. Ma la cosa più orribile è che le civiltà umane hanno sempre escogitato dei sistemi acritici di tutela delle sopraffazioni. L'analisi storica degna di questo nome consentirebbe di smascherare tante cose, semplicemente dubitando di esse. Ma nella società di oggi, chi dubita, nella migliore delle ipotesi, viene considerato un disadattato. La risposta è che, in definitiva, le civiltà umane traggono linfa vitale ignorando l'utilità della Storia.
Nell'era della globalizzazione, le civiltà terrestri possono fare a meno della storia?
Le civiltà terrestri non solo “possono”, ma “devono” fare a meno della Storia, per i motivi che ho spiegato prima, a meno che esse non siano davvero orientate alla ricerca della verità.
Dalla scuola all'università, come faresti studiare la storia?
All'interno delle scuole – e, purtroppo, anche all'interno di alcune università – non si studia la Storia, ma le sue caricature: cronache composte da vuoti elenchi di date e fattarelli, recitate a memoria come le litanie. Si dovrebbero educare gli studenti alla luce del metodo storico-scientifico, facendoli riflettere sugli avvenimenti piuttosto che sommergendoli di nozioni. D'altronde, non sono pochi gli storici con tanto di laurea che ancora ritengono che la funzione essenziale della Storia sia quella di “imparare dal passato per non ripetere gli errori in futuro”. Se davvero esistesse un finalismo nella Storia, gli uomini si ucciderebbero fra di essi per religione o denaro? Il cammino della Storia non è, per sfortuna, un percorso basato sull'evoluzione, ma sul cambiamento. Ciò equivale a dire che l'essere umano, nel corso delle ere, non è migliorato, né peggiorato: è soltanto cambiato.
Che vuol dire vivere come uno storico? Di quali responsabilità occorre farsi carico?
Lo storico, al pari di qualunque altro studioso, dovrebbe mantenere un'etica professionale dignitosa, in ossequio al metodo scientifico che adotta nel corso delle sue indagini. Uno storico deve sempre rendere conto, a se stesso e agli altri, della ricerca, metodologicamente fondata, della verità. Chiaramente ci sono storici competenti e meno competenti, così come ci sono scrittoruccoli da strapazzo che si fingono storici quando invece producono opere che non hanno nulla da spartire coi concetti di metodo, verità o fonte. Chi strumentalizza il passato per altri scopi che non siano conoscitivi, non è uno storico, ma un ciarlatano.
Alcune parole per i giovani.
La conoscenza è la condizione essenziale della libertà. Difendete sempre il vostro diritto inalienabile di conoscere e sarete liberi.
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