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lunedì 29 novembre 2010

L'ARTE PERIFERICA: INTERVISTA A MIMMO FADANI

- di Saso Bellantone
Pittore, poeta, grafico, incisore, scultore, critico, autodidatta, Mimmo Fadani nasce a Bagnara Calabra il 1 agosto 1942, dove vive con la moglie e i figli. Dottore honoris causa in Discipline artistiche, professore in Scienze Umanistiche, esperto d’arte, a partire dal 1982 diviene una delle firme più autorevoli del panorama artistico, storico e culturale mondiale. È infatti inserito nei principali Dizionari, Cataloghi, Antologie e Pubblicazioni internazionali d’arte pittorica e poetica, nei quali è definito dai più importanti critici del ‘900 un Autentico Maestro. Quale ambasciatore di valori universali, espone le proprie opere in Italia, Svizzera, Stati Uniti, Spagna, Giappone, Grecia, insomma in tutto il mondo e ha ricevuto premi e riconoscimenti di prestigio mondiale, tra i quali, tanto per citarne alcuni: il Premio internazionale “Una vita per l’arte”; la Medaglia Aurea Premio Milano artista dell’Anno 1988; il Premio Quadriennale “Il Centauro d’Oro”; il Premio Europa 1985; il Premio Pirandello dal 1984 al 1993; il Premio Vasari Milano 1989; l’Oscar d’Italia 1985; il Premio Nettuno d’Oro 1985; la Statua d’Oro delle Arti Visive e iscrizione all’Albo Professionale degli Artisti Europe 1989; il Premio Mondiale “il Centauro d’Oro 1988” e numerosi altri ancora.

Maestro Fadani, come si è avvicinato alla pittura?
Quando andavo a scuola, ero attratto dal disegno e dall’armonia dei colori, ma a causa della schematicità e del tecnicismo didattici non mi ero dedicato a fondo. Tuttavia, col passare del tempo, più ammiravo gli splendidi paesaggi di Bagnara, più osservavo i suoi personaggi caratteristici, più visitavo mostre, musei ed esposizioni pittoriche pubbliche e private, più avvertivo l’incanto dell’arte della pittura e il bisogno di dedicarmi in pieno a quest’arte. Così, da autodidatta e in assoluta libertà, ho iniziato a sperimentare tutte le tecniche possibili e immaginabili: la grafica prima, l’incisione poi, la scultura e infine la pittura, l’arte che più mi appartiene. La pittura, infatti, gode di una vasta scala cromatica dei colori, delle prospettive, dei chiaroscuri e via dicendo, tutti strumenti coi quali riesco ad esprimere in pieno tutte le sensazioni che provo.

Che cos’è la pittura?
È vita, espressione di sentimenti, di purezza d’animo, di cultura. È un calco del carattere altrui, dei paesaggi contemplati, delle visioni cui si ha modo di assistere e che ti comunicano forti emozioni. È un’arte capace di immortalare l’essenza della vita, qualunque sia il soggetto: è un’arte dell’anima. Nelle mie opere, infatti, non riproduco mai quello che vedo: ne evidenzio l’anima. Se la pittura non riesce a esibire questo, allora non è più se stessa e l’uomo perde il senso della vita: le emozioni.

Qual è l’essenza della pittura? Cosa pensa riguardo al senso, allo scopo e agli usi della pittura, a livello sia individuale sia sociale, nel mondo contemporaneo?
La pittura fornisce sempre una lezione di vita. Come altre arti, è un’arte nobile che porta l’individuo ad essere parimenti nobile, sia nell’animo sia nell’intelletto. Un artista è un illuminato, possiede una genialità innata, spontanea che sente il bisogno di tramandare ai posteri, traducendo le proprie sensazioni nelle opere d’arte. L’arte, qualsiasi arte, è un punto di riferimento sia per il singolo individuo sia per l’intera società: se quest’ultima è priva di arte, allora è priva di tutto e l’umanità si ritrova manchevole del senso della vita.

I Greci impiegavano il termine “poiein” per significare “creazione”. Poi questa parola, nel corso del tempo si è trasformata di linguaggio in linguaggio fino a diventare, in italiano ad esempio, la parola “poesia”. Quando un poeta comunica se stesso, cioè scrive una poesia, è un creatore di mondi, riproduce il mondo, crea nel senso pieno della parola. Può definire la pittura una “poesia”? Le sue opere d’arte sono creazioni nel senso pieno del termine?
Sono nuovi mondi, sono portatrici delle sensazioni che vi ho trasmesso, sono vive perché riflettono sia la mia vita sia quella di coloro che ho incontrato e che mi hanno dato lo spunto per creare e ricreare. Questa vitalità, però, non è fine a se stessa, dev’essere trasmessa agli altri e offrire un punto di riferimento nella loro vita. Questa è l’arte: trasmettere l’essenza della vita mediante le proprie creature.

Perché dipinge? Perché sente l’esigenza di comunicare mediante l’arte della pittura?
Dipingere fa parte di me stesso. Non riesco a farne a meno, è come l’aria che respiro. Ogni giorno vago nel mio paese alla ricerca della luce, dei personaggi, dei fiori, dei colori, delle espressioni, della mimica, degli elementi unici che lo qualificano. Quando poi mi trovo di fronte a una tela, devo eternarli, tutti. È come un diario: la pittura è la mia scrittura, completa la mia realtà. Ho bisogno di nutrirmi della poesia del mio paese, dalla mattina alla sera. Ma la sera, questa poesia si è già tramutata nelle mie opere, nei miei dipinti.

Che cosa racconta nei suoi dipinti?
Amo raccontare i personaggi, i paesaggi e le visioni che mi danno sensazioni uniche. I tramonti e le aurore di Bagnara, ad esempio, sono unici e rendono unica la stessa Bagnara, baciandola con delle gradazioni di colori introvabili nel mondo. Il sole si rispecchia nel mare cristallino, con delle sfumature di viola, di arancione, di azzurro e di grigio ed è, ogni volta, un’estasi di emozioni. Non riesco a sfuggire a queste visioni e prospettive così affascinanti, né ai personaggi di Bagnara che mi hanno dato tanto nell’arte. Esprimo e riverso sulla tela o sul foglio bianco tutte le sensazioni che provo innanzi a loro. Nella poesia non guardo la metrica né la professionalità; nella pittura, non mi curo delle tecniche. Lascio che le mie emozioni si trasferiscano da sé, sulla tela come nel foglio. Devo essere spontaneo, libero, creatore: solo in questo modo evito di falsificare le emozioni provate.

Un artista può sentirsi tale senza i pubblici, senza coloro che fruiscono delle sue creazioni?
L’artista ha il dovere di comunicare quello che prova. Nel momento creativo, deve pensare soltanto a trasmettere in pieno le proprie emozioni. Poi, però, le sue opere devono essere messe a disposizione di tutti, in modo che tutti recepiscano ciò che l’artista ha provato. Ogni opera d’arte è dell’umanità, in qualunque modo si presenti: impressionismo, cubismo, metafisico, stilizzato. L’artista deve saper trasmettere: spetta ai fruitori, in seguito, riuscire a godere delle stesse emozioni dell’artista.

Che cosa significa oggi vivere come un artista e vivere esclusivamente della propria arte? Quali sacrifici comporta accettare questo incarico, questa missione?
Quando esco fuori, vedo un mondo corrotto, che non è più semplice e genuino e questo mi provoca molta sofferenza, mi fa chiudere in me stesso. Ma non riesco a convivere con queste tristi emozioni: devo liberarmene, trasferirle nella tela. In questo modo le affronto e, liberandomene, posso permettere ad altri di fare lo stesso. Credo significhi questo vivere come un artista: creare l’opera prima per se stesso, per la propria salvezza, e poi per tramandarla agli altri, per la salvezza di altri. Vivere di arte è unico, sia quando si affrontano emozioni paradisiache sia quando si ha a che fare con emozioni malinconiche o dolorose. L’artista non dimentica nulla: fissa nelle opere tutte le proprie emozioni. Io le chiamo “le mie creature”. Quando le osservo, è come un documentario: rivedo me stesso e il mondo, con il quale mi sento sempre in armonia. Le mie creature, le mie figlie mi restituiscono le emozioni che ho provato e in questo modo trovo di nuovo la forza necessaria per vivere, per creare, per immortalare una nuova lezione di vita da trasmettere agli altri, affinché apprendano come me l’essenza del vivere e dell’essere.

Che cosa la spinge a restare nella sua terra natia?
Io amo Bagnara. Il senso della mia vita si trova qua. È la mia musa ispiratrice. È la mia vita. Bagnara è arte ed io ne sono il suo celebratore, con la penna ma soprattutto con il pennello. Non saprei vivere altrove.

Ogni giorno lei si appropria dei personaggi, dei paesaggi, delle visioni cui assiste e li partorisce come fossero suoi figli, dà loro nuova vita trasformandoli in opere d’arte. In un certo senso, realizza dei sogni. Ma il Maestro, il sognatore Fadani ha, come si suol dire, un sogno nel cassetto?
Non ho cassetti: ho i miei personaggi, i miei paesaggi, le mie visioni che crescono, prendono forma, colore e definizione sulle mie tele. Sono questi i miei unici sogni e mi sento pago di questo. Non ho pretese né obiettivi. Ogni opera mi rende felice e mi rafforza: non necessito di altro.

Alcune parole per i giovani.

Credete in voi stessi. Bisogna curare la volontà di apprendere, di vedere e capire che cos’è la vita, allontanandosi dai suoi volti negativi come per esempio la droga, l’alcool, la corruzione, l’essere nullafacenti. Dovete ancorarvi in quei sentimenti veri, leali e puri di cui nel tempo si è sempre alimentato l’uomo e che danno quella forza, quella luce, quello splendore grazie al quale soltanto ci si può definire uomini. È in questa luminosità che bisogna vivere: chi va nel buio, dirige alla morte eterna. La luce può darvi la via del sapere e del potere vivere felici. Createvi un avvenire, vivendo nella società sana e non corrotta. Avvicinatevi alla musica, alla poesia, alla pittura, all’arte. Socializzate con chi si fa promotore di una certa cultura, ancorata nella luce. I poeti, gli scrittori, gli artisti sono i veri filosofi della vita, i veri maestri ai quali ispirarsi.

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