- di Saso Bellantone
Quel che ci sta attorno, cosmo o uni(pluri)verso, c'è indipendentemente da noi. Quando però lo trasliamo nel regno del linguaggio e dei sensi, spesso lo storpiamo, la nascondiamo, lo alteriamo. Viviamo, noi terrestri, in un mondo di convenzioni, nel quale molto spesso perdiamo noi stessi e il mondo non-convenzionale. Tra queste convenzioni, vi è anche quella del ciclo dell'anno, della fine e dell'inizio di esso. Non sappiamo se la vita del cosmo proceda davvero in modo ciclico o in modo uni(pluri)direzionale. Per saperlo una volte per tutte, dovremmo essere al di fuori del mondo, come dice Wittgenstein; ma questo non è possibile. Di fronte a questa domanda irrisolta, preferiamo concepire tutto secondo il criterio della ciclità e della ricorrenza. Se adottassimo il criterio dell'unidirezionalità, il passato sarebbe un fardello troppo pesante per noi: non potremmo liberarcene mai. Interpretando ogni cosa tramite il criterio della ciclità, noi c'illudiamo di ripercorrere il passato, per affrontarlo e per liberarcene. Per riuscire nel nostro intento, l'importante non è soltanto credere di poterlo di fare, bensì cominciare a tirar fuori tutta la volontà necessaria per farlo. Quando c'è di mezzo la volontà - e un pizzico di fortuna (altra menzogna) che non guasta mai - anche quel che denominiamo "convenzione" o "illusione" diviene realtà. Ma non c'è volontà senza passato e senza quest'ultimo non può esserci nessun futuro. La liberazione dal passato è transustanziare tutto ciò che lo struttura in qualcos'altro: nel futuro. Si tratta di trasformare la vita e le esperienze passate in altra via e altre esperienze, diverse dalle precedenti, nuove. Nonostane anche tutto ciò è una convenzione, spero che l'inizio del 2010 sia per tutti i lettori l'inaugurazione di un lungo di cammino di trasformazione, dove il passato diviene futuro, il vecchio diviene nuovo, la convenzione tocca e si fonde con la realtà.
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