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martedì 8 maggio 2012

OLTREWEB Chi tifa per lo Stivale?


- di Saso Bellantone
Buon meriggio web,
e complimenti. Sì sì, complimenti. Ti ho visto, invasato dai fumi catodici, digitali e pay-per-view, aggirarti come uno svitato per le strade e le piazze del paese, sventolando bandiere, sciarpe, maglie, cappelli, ceroni e quant’altro, per festeggiare il 28° o il 30° trionfo dell’animale ying e yang a strisce taroccate. Ridevi, urlavi, brindavi, cantavi, ti abbracciavi o ti fotografavi assieme agli altri per immortalare la nuova conquista sferica e ricordartene per il resto della vita. Complimenti, mio caro web. Con la vittoria dello sferico torneo stivalico di prima serie, da parte delle zebre, ti sei moltiplicato all’infinito per far festa. Sicuramente avresti conseguito il medesimo risultato anche se a trionfare fossero stati i diavoli, i serpenti, le aquile, le lupe o qualsiasi altro club. Bisogna riconoscere che quando c’è di mezzo il pallone non ci pensi un attimo, mio caro web, per scendere in piazza e festeggiare la tua squadra del cuore. Ti chiedo tuttavia, mio caro web: perché non riesci ad avere il medesimo risultato quando c’è di mezzo lo Stivale? Non tifi più per lo Stivale? Non lo hai più a cuore? O quando c’è la sfinge sferica, non hai tempo per lo Stivale?
Malgrado l’accesso all’Eliseo da parte de “l’uomo dei Paesi Bassande” faccia sperare nell’inaugurazione di un’inversione di rotta da parte di tutti i Nani, il Grande Leviatano del Nord continua la sua lenta e silente marcia per realizzare il proprio progetto di potere continentale. I segni ci sono – aumento delle tasse, della disoccupazione, del prezzo dei beni, degli imprenditori suicidi, della criminalità, delle aziende fallite, della crisi insomma; pari in bilancio nella Costituzione, gendarmeria, possibile modifica dell’art. 18 e possibile vendita dell’autorità sovrana stivalica – ma tu, mio caro web, non fai nulla. Resti a guardare e, per moda, ti lamenti di essere con l’acqua alla gola senza manifestare, protestare, ribellarti, a patto che non ci sia di mezzo il pallone. Perché se c’è il pallone, non c’è tempo da dedicare alla crisi e al piagnisteo. O c’è l’uno o le altre; entrambe non possono abitare le stesse mura. Il pallone è una “carota” come tante altre, direbbe un vecchio totalitarista. È un piccolo contentino sul quale contare, per stordire e poi “bastonare” bene bene con le direttive del Titanico Mostro Settentrionale. Ma tu, mio caro web, giustifichi questo sport-business, affermando che con le bastonate che hai già preso, rosicchiare una carota ogni tanto, non guasta. Se è così, allora, mio caro web, buona sgranocchiata… ma preparati alle bastonate in arrivo.
Se Marx fosse nato in questi tempi, direbbe che il calcio appartiene a quella categoria indicata come “oppio dei popoli”. Nella devozione che manifesti nei confronti di questo sport-business, riecheggia oscenamente, mio caro web, il tuo spirito religioso, quella propensione a fare quel che altri dicono, palesemente o meno, e a essere dominato. Peccato, mio caro web, tu non abbia seriamente il medesimo spirito nei confronti del diritto alla vita e al lavoro. Se ce l’avessi, l’unico calcio di cui ti cureresti sarebbe quello da dare al Grande Leviatano del Nord, assieme a tutti i suoi servitori che dividono nuovamente il genere umano in classi, per riprenderti rapidamente quello che è tuo e di cui, inesorabilmente e consapevolmente e/o subliminalmente, ti si sta portando via: la libertà.
Medita web, medita…

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