- di Saso Bellantone
Buon
meriggio web,
e
complimenti. Sì sì, complimenti. Ti ho visto, invasato dai fumi catodici,
digitali e pay-per-view, aggirarti come uno svitato per le strade e le piazze
del paese, sventolando bandiere, sciarpe, maglie, cappelli, ceroni e quant’altro,
per festeggiare il 28° o il 30° trionfo dell’animale ying e yang a strisce
taroccate. Ridevi, urlavi, brindavi, cantavi, ti abbracciavi o ti fotografavi
assieme agli altri per immortalare la nuova conquista sferica e ricordartene
per il resto della vita. Complimenti, mio caro web. Con la vittoria dello
sferico torneo stivalico di prima serie, da parte delle zebre, ti sei moltiplicato
all’infinito per far festa. Sicuramente avresti conseguito il medesimo
risultato anche se a trionfare fossero stati i diavoli, i serpenti, le aquile,
le lupe o qualsiasi altro club. Bisogna riconoscere che quando c’è di mezzo il pallone
non ci pensi un attimo, mio caro web, per scendere in piazza e festeggiare la tua
squadra del cuore. Ti chiedo tuttavia, mio caro web: perché non riesci ad avere
il medesimo risultato quando c’è di mezzo lo Stivale? Non tifi più per lo
Stivale? Non lo hai più a cuore? O quando c’è la sfinge sferica, non hai tempo
per lo Stivale?
Malgrado
l’accesso all’Eliseo da parte de “l’uomo dei Paesi Bassande” faccia sperare nell’inaugurazione
di un’inversione di rotta da parte di tutti i Nani, il Grande Leviatano del
Nord continua la sua lenta e silente marcia per realizzare il proprio progetto
di potere continentale. I segni ci sono – aumento delle tasse, della
disoccupazione, del prezzo dei beni, degli imprenditori suicidi, della
criminalità, delle aziende fallite, della crisi insomma; pari in bilancio nella
Costituzione, gendarmeria, possibile modifica dell’art. 18 e possibile vendita
dell’autorità sovrana stivalica – ma tu, mio caro web, non fai nulla. Resti a guardare
e, per moda, ti lamenti di essere con l’acqua alla gola senza manifestare, protestare,
ribellarti, a patto che non ci sia di mezzo il pallone. Perché se c’è il
pallone, non c’è tempo da dedicare alla crisi e al piagnisteo. O c’è l’uno o le
altre; entrambe non possono abitare le stesse mura. Il pallone è una “carota”
come tante altre, direbbe un vecchio totalitarista. È un piccolo contentino sul
quale contare, per stordire e poi “bastonare” bene bene con le direttive del
Titanico Mostro Settentrionale. Ma tu, mio caro web, giustifichi questo
sport-business, affermando che con le bastonate che hai già preso, rosicchiare
una carota ogni tanto, non guasta. Se è così, allora, mio caro web, buona sgranocchiata…
ma preparati alle bastonate in arrivo.
Se
Marx fosse nato in questi tempi, direbbe che il calcio appartiene a quella
categoria indicata come “oppio dei popoli”. Nella devozione che manifesti nei
confronti di questo sport-business, riecheggia oscenamente, mio caro web, il tuo
spirito religioso, quella propensione a fare quel che altri dicono, palesemente
o meno, e a essere dominato. Peccato, mio caro web, tu non abbia seriamente il
medesimo spirito nei confronti del diritto alla vita e al lavoro. Se ce l’avessi,
l’unico calcio di cui ti cureresti sarebbe quello da dare al Grande Leviatano
del Nord, assieme a tutti i suoi servitori che dividono nuovamente il genere
umano in classi, per riprenderti rapidamente quello che è tuo e di cui, inesorabilmente
e consapevolmente e/o subliminalmente, ti si sta portando via: la libertà.
Medita
web, medita…
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