- di Saso Bellantone
Buon
meriggio web,
da
giorni ti attardi a difendere o a criticare il partito verde e “l’uomo che ce
l’ha duro”, e non ti accorgi che il Senato ha approvato l’entrata nella
Costituzione stivalica del principio del pari in bilancio. Di che cosa si
tratta? Di un principio basilare per una buona conduzione di un’azienda. In
breve, se un’azienda in anno spende 100 ed incassa 80, deve in qualche modo
raggiungere la quota che ha speso, vale a dire i 100, colmando il gap di 20. Questo
“in qualche modo” significa, dal momento che vige il pari in bilancio, che può
tassare i propri operai, trattenendo dalla loro busta paga una quota per
raggiungere quei 20 utili per ottenere il pari in bilancio. Stessa cosa d’ora
in poi vale per lo Stivale. Non raggiungendo il pari in bilancio, lo Stivale
può, senza chiedere l’autorizzazione a nessuno, decidere di trattenere una
quota dalla busta paga degli stivaliani o tassarli maggiormente o prendere
qualsiasi altro provvedimento economico allo scopo di raggiungere il pari in
bilancio. Sembra una regola dettata dal buon senso, dal momento che si è in
crisi economica, ma è proprio così?
Innanzitutto,
l’introduzione nella Costituzione stivalica del principio del pari in bilancio
non è una ideazione dei parlamentari per salvare lo stivale ma una richiesta,
per non dire una costrizione, che il Grande Leviatano del Nord ha avanzato nei
confronti dei Nani membri, con la firma del Fiscal Compact, il trattato sulla
stabilità, il coordinamento e la governance dell’Unione economica e monetaria firmato
il 2 marzo 2012 da 25 Stati dell’Unione europea. Infatti tra i 16 punti previsti
nel trattato, uno prevede che ogni Nano deve garantire “correzioni automatiche”
qualora gli obiettivi di bilancio concordati non sono raggiunti e che deve
agire su scadenze prefissate, un altro prevede che le regole d’oro del Fiscal
Compact, tra cui quella appena citata, devono essere ratificate in norme di
tipo costituzionale. Se si considera che tra gli altri punti del Trattato vi
sono anche l’impegno ad avere un deficit strutturale inferiore allo 0,5 o 1%
del PIL (a seconda dei casi), e l’obbligo di mantenere il deficit pubblico al
di sotto del 3% del PIL, per evitare l’azionarsi di sanzioni automatiche, ci si
rende conto che il principio del pari in bilancio è stato approvato perché è
stato richiesto/imposto dal Titanico Mostro Settentrionale, per consentire allo
Stivale di restare al suo interno, e non per contrastare la crisi economica.
D’altrocanto
se un’azienda spende 100 e incassa 80, anziché tassare i propri operai o
ridurne lo stipendio per colmare quel 20 di gap, provocando in loro un malumore
che minaccia l’andamento della produzione dell’intera azienda, non dovrebbe invece
lasciare inalterate le loro buste paga e promettere un aumento delle stesse in
proporzione all’aumento della produzione? Non dovrebbe dunque aumentare la
produzione e le strategie di vendita dei propri prodotti, lasciando stare le
tasche dei propri operai? Che senso ha il principio del pari in bilancio, se
non si escogita una politica economica capace di garantire un aumento del PIL,
di evitare il fallimento e il trasferimento all’estero delle aziende, di frenare
la disoccupazione, la fuga di cervelli e manodopera all’estero, i licenziamenti
e i suicidi di imprenditori, artigiani e operai, in grado insomma di creare più
lavoro possibile e, dunque, di contrastare una volta per tutte le crisi?
Anziché
fare tutto ciò, ci si limita ad approvare l’entrata nella Costituzione del
principio del pari in bilancio, soltanto perché l’ha dettato il Grande
Leviatano del Nord, allo scopo di mantenere il PIL al livello nel quale si
trova, mettendo le mani nelle tasche di aziende e privati, qualora dovesse
mancare una quota di entrate per pareggiare le uscite. Cioè più tasse, meno credito
in busta paga e nei conti correnti per tutti gli operai, imprenditori e
artigiani che, ahiloro, non hanno il dono salvifico di far parte delle caste
che, invece, saranno esentate da quei prelievi forzati da parte dello stivale.
Insomma,
anziché creare lavoro, aumentare la produzione e l’occupazione, immettere
moneta in circolo per far girare l’economia, si taglia su tutto, si accettano
incondizionatamente i comandi divini del Titanico Mostro Settentrionale, si continua a far crescere il
debito pubblico rosicchiando prestiti leviatanici e tassi d’interesse, si
ossida l’economia dello stivale e si bada soltanto a tassare, a prelevare beni agli
stivaliani, a far fallire le aziende, a far suicidare gli imprenditori e gli
operai, in breve a fregarsene di tutto e di tutti, perché il bene più prezioso,
agli occhi dell’uomo del monte, è il Leviatano del Nord e l’esserne fedeli
servitori. In questo panorama, mio caro web, puoi mai sperare in un cambiamento
in meglio, nella salvezza, nella fuoriuscita dalla crisi economica? Il progetto
di dominio del Grande Leviatano del Nord
va avanti e i suoi tentacoli cominciano a infilarsi nella Costituzione dello
Stivale, per stringerla e trasformarla in altro da sé, in una Costituzione
Leviatanica. Oggi tocca al pari in bilancio, domani, domani tocca a… perché
continuerà a esistere, domani, lo stivale?
Medita
web, medita…
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