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mercoledì 9 febbraio 2011

SILENZIO E FRASTUONO: l'essere umano al bivio

- di Saso Bellantone
Il silenzio è inquietante. Il frastuono è sicuro. Il silenzio spalanca le porte al pensiero. Il frastuono le chiude. Quando si aprono le ante della porta del pensiero non si sa cosa ci si può trovare innanzi. A volte niente, altre volte ricordi dolorosi, altre volte ancora la parte più oscura e misteriosa di sé, con la quale non si riesce a convivere. Basta sbirciare una volta soltanto per sentirsi per tutta la vita estranei a se stessi, quasi posseduti da uno straniero. Per questo motivo si fugge in tutti i modi il silenzio e si preferisce il frastuono: per tenere sigillati i battenti della soglia che conduce verso quello sconosciuto che si è, e che si ha.
Chi è questo straniero? La società non vuole che l'essere umano si ponga questa domanda. Per questo motivo, gli inietta la paura del silenzio e gli infonde la sicurezza e la spensieratezza del frastuono. La società infatti vive di frastuono: se regnasse il silenzio, la società svanirebbe. Il silenzio dischiude l'ingresso al pensiero e quest'ultimo traccia il sentiero che conduce allo straniero che si è e che si ha: il pensiero. Per questa ragione, la società persuade gli esseri umani che il frastuono è sicuro e che del silenzio bisogna aver paura: perché nel silenzio, mediante il pensiero, si può scorgere il volto oscuro della società. Dalle prime luci dell'alba fino a notte fonda, la società persuade con ogni mezzo che il frastuono è sicuro e che il silenzio è inquietante, perché non vuole che il suo volto oscuro sia intravisto. Se ciò accadesse, la società rischierebbe di svanire.
Questa forma di persuasione, però, non avviene in modo evidente ma inconscio. Il frastuono infatti non si presenta alla maniera del frastuono, e cioè del rumore assordante, bensì della sinfonia, costituita, appunto, da svariati suoni e melodie. La scuola, il lavoro, le università, le radio, le tv, i quotidiani, la pubblicità, il web, la famiglia, i piaceri, lo shopping, la strada, i bar, i pub, i cinema, le discoteche, i viaggi, le feste patronali, le sagre, le fiere – tutto quello che avviene nel tempo lavorativo, scolastico, familiare e libero è un ammasso disordinato di suoni e melodie, che la società trasforma in una sinfonia artificiosamente regolarizzata, che cancella il silenzio e dunque distrae dal pensiero, da se stessi e dal volto oscuro della società. Il frastuono è questa sinfonia macchinosa che prescrive inconsciamente gli usi e le interpretazioni leciti della società. È un incantesimo che si diffonde in tutti i livelli della società mediante mezzi e persone, il cui scopo è assicurare all'essere umano che la vita avviene esclusivamente nel volto superficiale della società, alla maniera del lavorare, del produrre, del consumare, dello spendere. È il sortilegio con il quale la società installa, mantiene e accresce il proprio dominio sugli esseri umani e, per mezzo di questi, sulla natura e sulla vita in generale.
Mediante il frastuono, prima ancora di ogni domanda, la società istruisce sul senso della vita e dell'essere umano, riducendolo al fare, all'esserci senza essere, al vivere senza pensare, al dovere. Con la sua macchinosa sinfonia, la società inganna e comanda subliminalmente gli esseri umani, spingendoli a preferire volontariamente il frastuono al silenzio; a sentirsi sicuri col primo e impauriti dal secondo; a ritenersi paghi nel lavorare, nel produrre, nel consumare, nello spendere; a vivere usando e interpretando la società come la società stessa insegna. Con il frastuono, la società istiga l'essere umano a sigillare le porte che conducono all'estraneo che si è e che si ha, trasformandolo in una macchina perfetta, in un automa che esegue i comandi senza discutere, che obbedisce senza pensare.
L'essere umano, però, non è una macchina perfetta perché prova emozioni. Per quanto viva meccanicamente nel frastuono come se fosse nel proprio habitat, è destinato al corto circuito, a tornare alla propria umanità. Le emozioni, che prova anche quando vive in modo automatico, non sono facilmente controllabili e dimenticabili come spesso ritiene. Le emozioni si depositano nel suo subconscio e continuano a esercitare una forza. Il subconscio è come un recipiente: se vi si versa dentro qualcosa, prima o poi, deve traboccare. Lo stesso vale per le emozioni. Anche se si è diventati una macchina, all'improvviso le emozioni erompono come eruzione vulcanica e portano a galla il lato oscuro di ognuno, l'estraneo che si è e che si ha: il pensiero.
Quando ciò avviene, il frastuono è inutile, non si può più fuggire. Ci si trova innanzi a un bivio che può condurre sia a un baratro sia alla rinascita. Occorre ricercare il silenzio e guardare il volto dello sconosciuto, familiarizzare con lui. In questo modo, ci si accorge che il silenzio è davvero inquietante ma non come si riteneva prima. Il silenzio è pauroso perché in esso abita il pensiero, il quale svela la verità del frastuono, della società e di se stessi. Per opera del pensiero, il silenzio evidenzia che la verità della società è la menzogna, e che dietro la menzogna riposa la verità. In altre parole, svela che la società non coincide totalmente ed esclusivamente con il suo volto superficiale, ma con la volontà di chi abita nel suo volto oscuro: i soci. Sono i soci a stabilire che cos'è la società, a usare il frastuono, a decidere che il senso della vita e dell'essere umano è il lavorare, il produrre, il consumare, lo spendere. I soci vietano agli esseri umani di pensare, perché temono di essere scoperti e, dunque, scacciati dai loro posti di potere. Il pensiero svela che i soci usano la società e il frastuono per dominare gli esseri umani, appunto per comandarli come macchine, automi, marionette. I soci, sono i capitalisti.
Nel momento in cui l'essere umano comprende questo, comincia il suo viaggio più lungo e difficile, perché si ritrova, malgrado sé, a percorrere già la strada che conduce verso se stesso. Questa strada è un bivio eterno che gli si propone innanzi con ogni passo che fa: ogni volta deve scegliere quale direzione prendere. Questa biforcazione infatti presenta la realtà all'inverso rispetto alla prospettiva che si aveva prima: filtrati dal pensiero, il frastuono e il silenzio appaiono diversi. Il primo appare inquietante perché si è consapevoli che è un inganno e il secondo si mostra sicuro perché svela se stessi e la menzogna della società. Adesso, su questo bivio, l'essere umano deve scegliere continuamente se restare nel silenzio o tornare al frastuono: in altre parole, deve decidere se abitare il pensiero o fuggirlo. Ma ha un solo punto di riferimento: la consapevolezza appena maturata che il pensiero non abita nella società bensì altrove, in un luogo dove i soci non hanno dimora. Il pensiero abita nella comunità, un luogo nel quale il silenzio è il vero frastuono e il frastuono è il vero silenzio. Un luogo dove non ci sono macchine né stranieri bensì persone, ognuna con il proprio nome, il proprio volto, le proprie emozioni.

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