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domenica 6 febbraio 2011

Pensieri visivi: AUTORITRATTO CON TESCHI di Luigi Russolo

- di Saso Bellantone
Un uomo dall'espressione sconvolta. Dietro di lui, alcuni teschi disposti in modo circolare. Forse l'uomo si guarda allo specchio. Forse, guarda se stesso nello specchio interiore, il pensiero, scorgendovi la somma legge naturale cui è impossibile sfuggire: la morte.
Nel suo Autoritratto con teschi (1909-1910), Luigi Russolo ci pone innanzi all'eterna fatalità umana: la mortalità. Nel corso della vita si va alla ricerca della grandezza, della fama, del potere, della ricchezza, di tutto quanto fa gola all'animo umano, nessuna esclusione. A causa di questa infinita corsa all'oro, ognuno si differenzia da tutti gli altri nel corpo, nella mente, nelle emozioni, nelle idee, nelle convinzioni, nelle prospettive ecc., allo scopo di raggiungere il traguardo ambito da tutti: l'immortalità. Ma a questa meta non si giunge mai, nessuno vi approda. Così, quando per un attimo ci si affaccia nell'oceano delle proprie profondità, ci si accorge che di tutti gli sforzi fatti per questo scopo, non resta altro che un'unica consapevolezza: la vanità. Tutto è destinato a svanire innanzi alla potenza della morte, tutto è destinato a essere dimenticato, tutti. Malgrado le diversità acquisite in vita, posseduti dal demone della ricerca dell'immortalità, ognuno, per costituzione, è condannato a morire, divenendo nient'altro che un teschio somigliante a tutti gli altri, privo di differenze, di tratti tipici, di identità. Quando si è innanzi a questa consapevolezza e non si riesce a trovare una via di fuga perché si brancola nel buio della morte di Dio, si rimane soli con se stessi e con il dolore sconvolgente che ogni volta irrora nella carne un pensiero. Se gli eventi della vita non sono per tutti, a causa delle differenze contingenti, un avvenimento soltanto ci accomuna tutti nella nostra impotenza e ci attende con precisione sovrumana: la fine*.

* L'opera può essere ammirata a Milano, presso il Museo del 900 in piazza Duomo.

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