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domenica 3 ottobre 2010

IL LIBRO DELL'ESSERE

- di Saso Bellantone
Aveva letto tutto. Tutti i libri che aveva. Ma aveva ancora sete. Della conoscenza, non riusciva a dissetarsi. Mai. Così andò alla libreria. La solita. Si chiamava Geosofia. Entratovi, respirò l’aria stagnante di carta, inchiostro e polvere. La stessa aria che c’era in casa sua. E cominciò a vagare. Tra uno scaffale e l’altro. Di mensola in mensola. Tra colonne e tavolini. Di corridoio in corridoio. Era in un labirinto. Un labirinto di libri. Il labirinto del sapere. Ogni settore era uguale a tutti gli altri. Malgrado il nome di ognuno fosse diverso. Poesia, letteratura, storia, filosofia. Teatro, cinema, arti, religioni. Scienza, fantascienza, romanzi e racconti. Favole, fiabe, fantasy e centinaia di altri generi ancora. Sfogliò un libro. Poi decine e centinaia e migliaia. Ma nessuno corrispondeva alla sua sete. E continuò a sfogliarne degli altri. L’uno dietro l’altro. Mentre il tempo non era altro che un lontano ricordo confuso. Quando infilò l’ennesimo libro nel proprio scaffale, vide un vecchio che mi guardava divertito. Era seduto su di una pila di libri, col bastone e il berretto appoggiati sulle gambe: - Dacci un’occhiata - disse all'altro, porgendogli un libro. I suoi occhi infondevano sicurezza. La sua risata, invece, la cancellava. L'altro prese il libro. Pesava a tal punto che dovette sostenerlo con entrambe le mani. Era freddo, quasi ghiacciato. Dovette sedersi anche lui. Lo pose sulle ginocchia e notò che il titolo IL LIBRO DELL'ESSERE era scritto a caratteri cubitali su di una copertina fatta soltanto di specchio... continua a leggere 

8 commenti:

  1. Utopia o presunzione? ...

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  2. Caro anonimo, non capisco qual è la domanda, se è rivolta al sottoscritto oppure se è attinente al “racconto breve” intitolato IL LIBRO DELL’ESSERE. Ti faccio io una domanda: “quando hai commentato, avevi capito che si trattava di un racconto breve? Una storia assurda, semplice scrittura creativa? O avevi sonno?”. Attendo una precisazione della domanda che mi hai posto, se è una domanda seria, cioè attinente al “racconto assurdo”. Se non lo è, ti saluto e basta, non ho tempo da perdere. S. Bellantone

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  3. Ciao Salvo, certo che avevo capito.
    La domanda era rivolta non direttamente a te ma era attinente al racconto breve. Utopia o presunzione arrivare (o pensare di poter arrivare) ad "Essere" ?? In realtà, forse, la domanda era per me?? Spero non ti dispiaccia così tanto (come dici) se per leggerla e meditarla, ho scelto di scriverla qui... A presto.

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  4. Caro anonimo, così ri-formulata la domanda ha tutto un altro senso e appare seria. Non si tratta di arrivare ad “Essere” se con “Essere” s’intende quello della tradizione filosofica. Il racconto non dirige verso quel lido. Di certo, il termine “essere” (minuscolo) è uno degli elementi chiave del racconto, in ciò hai azzeccato. Ma bisogna intenderlo assieme ad altri elementi, quali: il vecchio, lo specchio (a forma di libro), l’incontro mistico, la ricerca di un nuovo libro da leggere (il protagonista aveva già letto tutti quelli che possedeva), la “ricerca” del vecchio incontrato, la sete. Spero avrai piacere di rileggere il racconto, alla luce di questi indizi.
    Mi sarebbe dispiaciuto se la tua domanda si riferisse ad altro anziché al racconto. Ripeto: così ri-formulata e precisata, mi sembra parecchio seria e ti ringrazio, la apprezzo molto. Scusa la mia durezza nella prima risposta. Ma arrivano molti commenti “anonimi” poco seri e formulati così male (soggetti cioè a fraintendimenti), che sono costretto a cestinarli. A presto.

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  5. arrivare ad essere o arrivare all'essere?? e in questi casi:arrivare ad essere chi o che cosa?o arrivare a quale essere??può l'uomo coincidere con il divino?anche solo per un breve istante di vita? o la vita stessa in sè già divina si mostra all'uomo come possibilità infinita di puro essere???.....

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  6. Ciao caro Salvo. E' da precisare la mia dimestichezza, nel leggere e nello scrivere, questo tipo di racconti e quindi la massima comprensione del simbolismo archetipico da te usato. Adoro le metafore. Ne uso e le plasmo secondo la giusta funzione e occasione.
    Il tuo semplice racconto ha creato il dubbio nella mente. Il quesito era tra mente profonda e mente superficiale e non necessariamente a te e/o per una risposta da parte tua.
    Ho imparato a non chiedere a nessuno risposte per me perché la risposta giusta viene sempre da dentro noi stessi ma... Riesco a reggere un confronto (pure sempre utile, obbligato e necessario tra esseri umani!) se di confronto stiamo trattando e non di mera presunzione espressa con giudizio e/o condanna gratuiti.
    Secondariamente, venendo alla tua precisazione, ho imparato a trattare e a ragionare con le persone "dure" (come dici tu) anche se non sempre riesco a preservare con esse dei buoni e sereni rapporti di amicizia, a meno che anch'esse non si impegnao allo stesso modo a preservare gli stessi principi... (e qua non è tutto dire).
    Penso che "attaccare", piuttosto di "cercare di comprendere" o "cercare di porsi allo stesso punto di vista" o anche semplicemente "compatire" ascoltando, non dimostri la grande e preziosa virtù che ammiro e cerco: l'umiltà. Mi aspetto ed esigo che le persone colte (ed intelligenti) lo siano e lo dimostrino soprattutto e soprattutti perché non c'è cultura, non c'è intelligenza, non c'è evoluzione, non c'è saggezza (e altro tanto) se non c'è l'umiltà di saper ascoltare, capire e comprendere... E non mi dire la parola "tempo" perché è una scusa che conosco bene perchè spesso anch'io molto presuntuosamente adotto per evitare di...).
    Per la durezza e l'ostinazione di giudizio, spesso le persone si scontrano, si dividono, si perdono ed è un peccato perché quella fase critica dello scontro potrebbe evolversi in una reciproca crescita proprio a favore del superamento dei propri limiti e paure. Non credi?
    Scusa l'anonimo ma è solo pigrizia di iscrivermi... Non ho tempo! ;-)
    Tornando al racconto... Vorrei tanto riuscire prima o poi a darMI una risposta congrua e coerente alla domanda: "Presunzione od utopia pensare di poter ambire all'Essere?" ... con la promessa di farti sapere se quancosa verrà...
    Intanto stammi bene. A presto.

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  7. Risposta al commento del 7 ottobre, ore 16:37. Scrivendo “Essere” (maiuscolo) capisco che ti riferisci all’Essere della tradizione metafisica. Nel racconto è scritto “essere” (minuscolo) per discostarsi dall’Essere. Forse con “Essere” intendevi esistenza autentica? Comunque sia, nel racconto si tratta di “arrivare ad essere un chi” nel senso della scoperta di sé. Per quanto riguarda le altre domande – divino, istante, possibilità infinita di puro essere – penso che il divino non esiste, è un’invenzione e, da un altro punto di vista, una forma psicologica di corrispondere alla vita. In questa prospettiva (forma psicologica), la vita può darsi a vedere come divina e l’uomo può corrisponderle come meglio “crede”. Ma ai miei occhi, la divinità della vita (e dell’uomo) è un problema fittizio (per me, sia chiaro) rispetto ad altri quesiti più pratici (alimentarsi, curarsi, fare comunità ecc.); per altre persone, costituisce invece il problema dei problemi (accetto questa loro prospettiva ma non la faccio mia). “Possibilità infinita di puro essere”: la vita può mostrarsi in tal senso a chi possiede, consapevolmente oppure no, una visione metafisica della vita stessa, sia divina sia dannata o sia altro ancora. Ma personalmente, non la vedo così. Grazie del commento.

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  8. Risposta al commento del 7 ottobre, ore 18:45. Ciao caro anonimo, nel precedente intervento al tuo secondo commento non ho dato delle risposte ma degli “indizi”, nel caso in cui t’interessa “scoprire” il significato celato del racconto assurdo, così come è nato. Se poi, come spesso hai detto - «Utopia o presunzione arrivare (o pensare di poter arrivare) ad "Essere" ?? In realtà, forse, la domanda era per me??» oppure «per leggerla e meditarla, ho scelto di scriverla qui» oppure «Vorrei tanto riuscire prima o poi a darMI una risposta congrua e coerente alla domanda: "Presunzione od utopia pensare di poter ambire all'Essere?"» (parole tue) - i tuoi commenti al racconto assurdo costituiscono un tuo personale soliloquio e non vuoi essere “disturbato” nell’effettuarlo, ti chiedo scusa, fai pure e buona riflessione. D’altronde, uno degli scopi della scrittura creativa è questo, “fare pensare a qualcosa” o “dar da pensare su qualcosa”, dunque “sono felice ti facciano pensare”.
    E ora passiamo al tuo “secondariamente”. HO GIA’ESPRESSO LA MIA UMILTA’ chiedendoti scusa per la “durezza” del mio intervento al tuo primo commento. Ti ho chiarito anche le ragioni di quella durezza. Non hai idea di quante offese e cattiverie la gente scriva in forma anonima nei riguardi del sottoscritto. La tua prima domanda “Utopia o presunzione?” mi è sembrata ambigua e l’ho pubblicata per capire dove si voleva arrivare, se cioè si attaccava il sottoscritto oppure ci si riferiva al racconto. La mia risposta alla tua domanda (tuo primo commento) è stata DURA ma NON cattiva: ti si chiedeva di chiarire se la tua domanda era “seria”, cioè relativa al racconto, e non un attacco personale e gratuito al sottoscritto. Poi hai spiegato che riguardava il racconto e nel mio secondo intervento TI HO CHIESTO SCUSA PER LA MIA PRECEDENTE DUREZZA. Se non avessi letto bene, te lo ripeto: SCUSA. Dal momento che mi ero già scusato, dunque avevo già manifestato la mia umiltà, credevo che la “questione fraintendimento” fosse conclusa da ambedue. In questa prospettiva, NON CAPISCO QUAL è IL SENSO DELLE CONSIDERAZIONI CHE HAI ESPRESSO A PARTIRE DAL TUO “SECONDARIAMENTE IN POI”. Per me, i nostri “botta e risposta” NON sono uno SCONTRO MA una semplice CONVERSAZIONE. SE INVECE TU LI CONSIDERI UNO SCONTRO, ALLORA, PER QUESTA RAGIONE, CREDO CHI MANCA DI UMILTA’ NON E’ IL SOTTOSCRITTO.
    Il “tempo” non l’avrei avuto PER CHI AVESSE VOLUTO ATTACCARMI AL SOLO SCOPO DELLA PURA E GRATUITA CATTIVERIA, come altri hanno fatto. Dal momento che avevi chiarito che la “tua” era una domanda seria, il tempo ce l’ho. Mi sono spiegato?
    Per quanto riguarda il “tuo” anonimato, ti basti sapere che NON E’NECESSARIO ISCRIVERSI, BASTA FIRMARSI NEL TESTO STESSO DEI PROPRI COMMENTI. Dunque, “non si perde tempo”, a meno che non si preferisca nascondersi per motivi vari. Ti basti considerare una cosa: sai chi agisce in forma anonima? I delinquenti, i terroristi, i servizi segreti, i potenti e simili. Io, preferisco firmarmi se non ho un account.
    Spero, dopo questi miei ulteriori chiarimenti, che la nostra CONVERSAZIONE prosegua. Fammi sapere se, della tua domanda, qualcosa ti verrà. Un saluto, S. Bellantone.

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