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sabato 16 ottobre 2010

TANGEMI

- di Saso Bellantone
Quanti anni saranno passati? Dieci? Cinquanta? O di più? Non lo so. Eppure sono di nuovo qui, a casa. Casa… che significa, casa? Vecchie mura sormontate da un logoro tetto, una porta semidistrutta, i vetri rotti di finestre scheggiate dal tempo e un campanello scoperchiato penzolante, costituiscono una casa? È vuoto. Tutto è come lo avevo lasciato. Immobile. Silenzioso. Tutto è al proprio posto. Tranne la polvere. E quest’odore di muffa. Di chiuso. Non ricordavo ci fossero prima. Prima? Sì, prima che partissi… continua a leggere

2 commenti:

  1. tra tutte le tue storie "assurde" che ho il piacere di conoscere, questa è, a mio parere, quella più umanizzata..nel senso che è molto vicina all'essere "umani" e interpretabile da diversi punti di vista che non ci allontanano dalla spazio terrestre come lo definisci tu...
    la curiositas che spinge il protaginosta a mettersi sulle tracce della parola sconosciuta è paragonabile all'infinita insoddisfazione umana che porta i più coraggiosi ad andare oltre, alla scoperta dell'ignoto, di ciò che si conosce solo a livello teorico ma che si deve sperimentare materialmente affinchè possa assumere un vero significato. nonostante ciò è solo con il ritorno alla propria dimora che tutto acquista iportanza...dopotutto ciò che si è cercato per mari e monti era proprio lì, a pochi passi da se stessi... Un viaggio di andata e ritorno che comprende anche la ri-scoperta delle proprie origini. la mancata conoscenza infatti della parola dialettale simboleggia la perdita graduale del significato del proprio idioma linguistico, accessibile ai pochi ancora in contatto con una tradizione sempre più a rischio di scomparsa..e così, quasi come un'antica filastrocca tramandata oralmente la parola riprende vita, diventa materiale "tangibile" appunto, toccabile, come quel frutto nascosto che ad tratto viene illuminato dal sole della conoscenza!francesca..

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  2. Caro dottore è proprio vero: molto spesso andiamo a cercare le risposte in capo al mondo senza trovarle, e poi scopriamo di averle sempre avute a portata di mano. Il racconto è bellissimo. Continua così....Complimenti!!!

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