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lunedì 12 ottobre 2009

LAPIDI BIANCHE: LE VITTIME DELLA SOCIETà DI MASSA E DELLA MORALE IMMORALE

- di Saso Bellantone
BONO (Sassari, 1985): 15enne si suicida perché bocciato in terza media.
ROMA (1999): 16enne si uccide per aver preso “uno” in matematica.
LACCO AMENO (Ischia, 2007): 14enne si toglie la vita per via delle minacce e degli atti di bullismo subiti dai suoi stessi compagni.
AGRIGENTO (2007): minorenne si suicida perché è transessuale.
CARMELA (2008): 13 anni, si uccide dopo lo stupro subito da un branco di minorenni.
ABRAHAM (Florida, 2008): 19 anni, si toglie la vita con un cocktail tossico davanti a 1.500 persone collegate a un sito di condivisione video. Lui dice: “Ho deluso tutti e sento che non migliorerò mai. Amo una ragazza e so che non sono alla sua altezza”. Gli spettatori lo incoraggiano e solo dopo ore si accorgono che non respirava più.
ROMA (2008): minorenne registra un video-testamento nel quale afferma “La vita mi fa schifo” e si spara in bocca con la pistola del padre.
POTENZA (maggio 2009): minorenne si toglie la vita per amore.
TORRE DEL GRECO (Napoli, ottobre 2009): minorenne comunica nel proprio profilo di Facebook l’intenzione di uccidersi e s’impicca nella propria camera.
DUE MINORENNI, una Serba e un Rumeno, organizzano il proprio suicidio via web, ma la polizia assieme all’Interpol riesce a salvarli in tempo.
Questa è solo una breve lista di tutti quei minorenni che, a volte per motivi banali ai nostri occhi, altre volte per drammi esistenziali mai compresi, si sono tolti la vita. Non c’è dubbio che si tratti di bianche vittime di una società di massa, ormai priva di raziocinio, buon senso, giustizia, speranza, amore, comprensione, uguaglianza, dialogo, priva dei valori umani, fuorché di quelli economici, politici, sessuali e malavitosi.
Viviamo in un mondo dove quel che vale è aver successo, potere, ricchezza, amanti, in breve dove ha valore soltanto quello di stile di vita che molti amano definire “vincente”. Tutti puntiamo all’apice della piramide sociale, tutti vendiamo l’anima al primo diavolo che ci passa accanto (droghe, sesso, celebrità, politica, racket, truffe, giochi d’azzardo, violenza ecc.) e in questo modo, cedendo dinanzi al sogno di un’esistenza facile e sicura, contribuiamo a distruggere la vita non tanto del prossimo in genere, ma di coloro che sono più indifesi: gli adolescenti.
Ogni volta che un giovane si toglie la vita – e sottolineo un ragazzino di una/due decine d’anni – personalmente, mi sento sconfitto nel profondo del mio essere. È questo – mi chiedo – l’esito ultimo degli altissimi discorsi in cui ci dilettiamo in ogni campo? È questa la meta delle nostre leggi, codici etico-deontologici, mode, sport, media, scuole, arte, letteratura, discipline scientifiche, hobbies? È questo l’obiettivo che, ognuno di noi, vuole sortire nei più giovani con il proprio barbaro e triste esempio di vita sociale?
Non so quali parole possano essere trovate o cercate per commentare ciascuna di quelle disgrazie sopra elencate e non, a parte queste: sappiamo bene di chi è la colpa. Siamo noi, volenti o nolenti, i veri artefici di quelle sventure. Con l’ipocrisia, l’arroganza, l’avidità e la vigliaccheria che caratterizzano la nostra quotidianità, noi spingiamo le uniche risorse che possediamo per cambiare in meglio questo mondo, a sbattere le porte in faccia alla vita in un istante.
Mi auguro che tutti trovino il tempo – o il coraggio, dipende dalla prospettiva – per farsi un esame di coscienza e rendersi conto di quanto veramente costino le proprie scelte egoistiche, di quale caro prezzo abbiano effettivamente quei costumi e quelle idee, delle quali ci invasiamo ogni giorno, al fine di dimostrarci i migliori – o i più potenti, più ricchi, più famosi – della città, dello Stato, del pianeta.
Guardate bene dentro il vostro animo nero, quando vi ritroverete innanzi ai feretri e alle lapidi bianche che ammontano nei nostri cimiteri: guardandole, capirete che là è impressa la firma di ognuno di noi, nessuno escluso. Per questa ragione, è necessario farsi carico di un comune-obiettivo: prendere le giuste misure affinché nel tempo scemino sempre più le parole qui rivolte alle giovani vittime che noi stessi, con il nostro singolare contributo, abbiamo mandato all’altro mondo, migliorando e perfezionando questa barbara società da parassiti: “Buonanotte, bianche speranze del domani”.

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