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sabato 24 dicembre 2011

La lettera di Babbo Natale

- di Saso Bellantone
Cari Bambini,
vecchi, grandi e piccini, vi scrivo questa lettera con grande rammarico. Non so da dove cominciare e il solo pensiero di quanto sto per dirvi mi rattrista maggiormente, ma l’amore che provo per voi non mi lascia alternative. Ogni anno attendete la mezzanotte per vedermi comparire all’improvviso dal camino o dalla finestra e lasciarvi i miei regali sotto l’albero. Che gioia che provo nel vedervi sorridere e scartare ognuno il proprio dono! Il vostro sorriso, ogni volta, mi riempie il cuore. È per questa ragione che amo il mio lavoro e lo considero il più bello del mondo. Lavoro tutto l’anno senza sosta per appagarmi, in un solo istante, di quei sorrisi e non chiedo altro alla vita. La mia felicità è la vostra felicità. Tuttavia mi duole annunciarvi che quest’anno non mi vedrete saltar fuori dal camino né dalla finestra né da qualsiasi altro luogo. Quest’anno, vi chiedo scusa anticipatamente per questo, non ci incontreremo e sotto l’albero, ahimè, non troverete regalo alcuno.
Mi spiace dirvelo per mezzo di una lettera e non di persona ma, mi vergogno a dirlo, non saprei nemmeno come raggiungervi. Gli ultimi anni sono stati estremamente duri. Gestisco da millenni la più grande azienda esistente, ho operai in tutto il mondo e che si occupano delle mansioni più disparate, e non ho mai incontrato difficoltà. Siamo sempre stati puntuali, precisi, non abbiamo mai sbagliato una consegna e ogni anno abbiamo chiuso in pari in bilancio e abbiamo ricominciato da capo l’anno seguente. Ma gli ultimi anni sono stati estremamente duri. Da parecchio tempo non riusciamo più a raggiungere il pari in bilancio. Siamo in deficit. Abbiamo chiesto un prestito dietro l’altro, sperando di aggiustare le cose e tornare in attivo, ma ci siamo illusi. Le cose sono peggiorate maggiormente e ormai nessuno più è disponibile a farci un ulteriore prestito o a investire sull’azienda. Tutto ciò ha causato quel che volevo non si verificasse mai e, tuttavia, ormai è accaduto. L’azienda è fallita.
Il fallimento è cominciato con l’avvento dell’elettricità, delle nuove tecnologie e dei servizi, i quali hanno anche generato un radicale e continuo cambiamento dei costumi e consumi. Io e i miei operai eravamo felici della continua trasformazione ed evoluzione di queste apparecchiature e abbiamo iniziato a rinnovare l’azienda acquistando di tutto, senza badare a spese. Ma ci siamo ritrovati, di anno in anno, con troppe cose da pagare. Radio, frigoriferi, televisori, lavatrici, lavastoviglie, phone, forni elettrici, mangianastri, lettori cd, stereo, sbattitori, condizionatori, ventilatori, rasoi e spazzolini elettrici, tagliacapelli, piastre, forni a microonde, telefoni cordless e cellulari, computer, notebook, stampanti, fax, fotocopiatrici, televisori al plasma, palmare, I-phone, mp3, lettori cd portatili, lettori dvd, stufe e termosifoni, home theatre, proiettori e schermi giganti, tv digitale e satellitare. E ancora automobili, impianti stereo con schermo e le mensole con le casse più potenti, navigatori satellitari, cerchi in lega, assetto da corsa, scooter, mobilia, asciugamani, servizi da tavola, tasse, luce, acqua, gas, metano, affitto dei capannoni in alcuni casi, mutuo in altri, ici, ormai imu, spazzatura, canone rai, posti auto, carburante, linea telefonica e internet, alimenti, prodotti igienici, indumenti, insomma tutto l’occorrente per un capannone. E ancora farmaci, interventi/cure mediche improvvisi, ricariche telefoniche, lenti a contatto o occhiali, prodotti di bellezza maschili e femminili, biglietti del cinema, dei teatri, dello stadio, dei concerti, dei parcheggi, dei treni, degli aerei, dell’assicurazione; bollo, immatricolazione, libri, cd, materiale scolastico e universitario, prodotti necessari per i figli – dagli indumenti agli alimenti, dai passeggini alle culle, dall’occorrente sportivo a quello per le gite scolastiche o per i viaggi di studio – il costo dei ristoranti, delle pizzerie, dei veglioni, delle feste di compleanno, di diploma, di laurea, di matrimonio, battesimo, cresima, venticinquesimo, cinquantesimo; il costo delle sigarette, degli alcolici, dei quotidiani, delle raccomandate, di caramelle, gomme da masticare, bracciali, collane, anelli, orecchini, piercing, tatuaggi, dei funerali, del cimitero, del viaggio di nozze, delle vacanze al mare, in montagna, nelle capitali italiane ed europee, degli avvocati, dei commercialisti, dei notai, del parrucchiere, della babysitter, di Fido, Miao, Nemo, Tarta e Ruga.
Insomma, se a tutte queste spese e a molte altre ancora, sulle quali non sto qui a puntualizzare, si aggiunge il costo di ognuno dei miei gnomi operai, si capisce allora il perché di questo fallimento. Sono un Babbo Natale serio e ho sempre voluto che ognuno dei miei dipendenti fosse contrattualmente e fiscalmente in regola. Questo, naturalmente, ha comportato una spesa per ogni singolo operaio maggiore dello stipendio percepito da ognuno a fine mese, perché dovevo pagare loro i contributi, l’assicurazione e tutto il resto. E tutto ciò, alla luce delle progressive spese elencate e della rivoluzione accaduta da quando è apparsa quella vecchia, come la chiamano, ah sì, Befana, ha comportato il crollo della mia azienda. Da quando c’è questa Befana, la mia azienda ha perso mercato in modo vertiginoso. Secondo quanto mi hanno spiegato, questa Befana riesce ad abbattere i costi di produzione di ogni regalo, perché ha esportato le sue aziende all’estero, dove la qualità della vita è molto inferiore rispetto a quella della Lapponia, quindi dove non soltanto la merce costa molto di meno ma perfino gli stipendi degli stessi operai sono molto più bassi. Per non parlare poi delle aziende che Lei ha lasciato proprio qui in Lapponia, le quali per abbattere i costi fanno produrre i loro regali da altre aziende costituite da dipendenti che lavorano in nero. Per farla breve, dal momento in cui è apparsa la Befana, la mia azienda non è riuscita più a sopportare i costi e le spese. Di anno in anno ho dovuto licenziare sempre più operai, chiudere stabilimenti ma non è servito a nulla. La mia azienda ha contratto tanti di quei debiti con i fornitori, gli assicuratori e i banchieri da vedersi costretta a chiudere i battenti.
Mi spiace Bambini che la nostra storia di incontri, regali e sorrisi debba finire in questo modo. Da quest’anno il Natale non sarà più lo stesso, voi non sarete più gli stessi io non sarò più lo stesso. Con il fallimento della mia azienda ho perso tutto quel che avevo, persino le renne, ho perso anche il diritto di avere un mio nome, il mio nome. Vi chiedo nuovamente scusa se le cose sono andate in questo modo, ma non c’è stato nient’altro da fare. So di non essere nelle giuste condizioni per farlo, ma vorrei chiedervi un favore, anzi due. Il primo: quando non troverete nulla sotto l’albero, non comprate i prodotti di quella strega, quella Befana; non fosse stato per lei, forse oggi la mia azienda sarebbe ancora all’in piedi. Il secondo: donate, scambiatevi lo stesso dei doni, quelli cioè che non possono essere comperati e sapete a cosa mi riferisco: l’amore, l’amicizia, il rispetto, la tolleranza, la cura, insomma il tempo per gli altri. Forse in questa maniera il Natale non scomparirà mai, anzi sarà veramente, per la prima volta, Natale ed io non potrò tenermi il mio nome.
Vi voglio tanto bene, il vostro

Babbo Natale.

24/12/2011
Korvatunturi, Lapponia.

PS: Peccato non esistano davvero Babbo Natale e la sua azienda. Se così fosse stato, il fallimento della sua azienda forse avrebbe pensare e capire che la crisi economica, oltre che essere una macchinazione bancaria internazionale, dipende anche dall’estrema condotta consumistica che ci qualifica, anzi s-qualifica, dalla culla alla bara. Malgrado Babbo Natale e la sua azienda non esistano, l’azienda Italia, Europa, mondo globalizzato vivono veramente la situazione drammatica raccontata in questa lettera la quale, in questa prospettiva, merita di essere letta da capo.

1 commento:

  1. Caro Babbo Natale, non essere triste proprio stanotte; non pensare a niente; il Natale è anche la tua festa.Abbiamo un anno (il 2012) che ci aspetta con tutte le sue pesanti prospettive. Avremo tempo e modo per affrontare i disagi, le privazioni e i sacrifici. Stanotte aspettiamo con gioia il Bambinello che certamente ci aiuterà a superare la grave crisi che da tempo ci tiene prigionieri.Auguri di cuore per il tuo Onomastico, che poi è anche il mio. Natalino.

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