IN QUESTO BLOG NON SI PUBBLICANO COMMENTI ANONIMI.

sabato 3 dicembre 2011

DISSESTO IDROGEOLOGICO: intervista al geologo Rocco Dominici

- di Saso Bellantone
In seguito alle recenti catastrofi avvenute nel genovese e nel messinese a causa del maltempo, e alle continue frane che si verificano lungo la SS 18, nel tratto Bagnara-Favazzina – l’ultima risale all’11 novembre – si è deciso di incontrare Rocco Dominici – Geologo, Ricercatore presso il dipartimento Scienze della Terra dell’Università della Calabria, Docente del corso di laurea in Scienze Geologiche: Corso di Sedimentologia e Dinamica dei Litorali, Tettonica e Tettonica Regionale – e di porgergli alcune domande per capire un po’ di più quel che sta accadendo al nostro clima e al nostro territorio, parlando di dissesto idrogeologico.

Da anni ormai, nella nostra provincia, si parla senza tregua di dissesto idrogeologico e si abusa a tal punto di questa definizione, che se chiedessimo alla gente di spiegarcela, pochissimi saprebbero farlo. Cominciamo sciogliendo i primi dubbi al riguardo: che cosa si intende per “dissesto idrogeologico”?
Il dissesto idrogeologico rappresenta la manifestazione di un disequilibrio del territorio in cui le cause idro-geologiche rappresentano solo 2 delle componenti “normali” del processo. A queste componenti se ne aggiunge almeno un’altra “normale”, di fondamentale importanza nella comprensione del dissesto idrogeologico, rappresentata dalla tettonica, in cui i terremoti ed il sollevamento continuo della Costa Viola, con valori che hanno raggiunto 1 cm/anno, sono la manifestazione più evidente, e che spiegano per altro il perché nelle grotte di Tremusa (Melia) troviamo delle conchiglie fossili. Altri fattori sono il clima e la vegetazione che controlla i processi di alterazione delle rocce e dei terreni.
Sulla base di questi elementi il “dissesto idrogeologico”, inteso come disequilibrio, può e rappresenta un processo naturale in cui oggi l’uomo e le sue attività e necessità, non sempre eco-geo-sostenibili, rappresentano la causa d’innesco del dissesto idrogeologico e spesso il principale fattore di controllo. In tali condizioni il dissesto idrogeologico si sviluppa sempre di più in aree densamente popolate ed urbanizzate, determinando condizioni di rischio per insediamenti, infrastrutture, attività sul territorio ed assumendo di conseguenza una grande rilevanza sociale e economica.

Che cos’è una frana? Che cosa è un’alluvione?
Perché e in quale maniera si verificano le frane e le alluvioni? In quali casi avvengono assieme?
Le frane e le alluvioni sono fenomeni esclusivamente naturali oppure possono essere causati, consapevolmente o inconsapevolmente, dagli esseri umani?
Quando il suolo terrestre può essere considerato a rischio?
Frane ed alluvioni come anche i terremoti sono la manifestazione di un pianeta che vive ed evolve in funzione di fattori naturali purtroppo sempre più collegati in modo diretto ed indiretto all’uomo.
Tra questi l’esempio delle variazioni climatiche rappresentano uno di quei fenomeni in cui ancora oggi gli esperti discutono su qual è il peso dell’uomo, in quanto è sicuramente vero che lo “stress” antropico sul pianeta non ha mai raggiunto questo livello per cui una causa è sicuramente anche l’uomo, ma è altrettanto vero che sul nostro pianeta, nel corso della sua storia, sono state registrate variazioni climatiche anche quando l’uomo non era all’apice della vita.
Le frane rappresentano un movimento di una massa di rocce e terreni guidata dalla forza di gravità lungo un versante acclive o una scarpata, mentre l’alluvione è data dall’inondazione di acque e sedimenti provenienti da un’ampia area (bacino idrografico che per la Fiumara Sfalassà misura 25km2) su un’area ben definita, che prende il nome di piana alluvionale o conoide alluvionale.
I fattori che causano, controllano e favoriscono frane e alluvioni sono molteplici. Alcuni di questi li possiamo definire “normali” come le caratteristiche dei terreni e delle rocce, il clima ed in particolare le piogge, la morfologia, i terremoti.
L’uomo e le sue attività rappresentano un fattore “unico” perché agisce in molteplici modi innescando una frana o un’alluvione, oppure favorendone le condizioni al contorno (di preparazione) anche in aree ed in tempi in cui l’evento è poco probabile, ma soprattutto perché rappresenta il fattore di controllo del RISCHIO.
Con il termine di Rischio si intende la probabilità di perdite in termini economici e di vite umane in conseguenza di una definita tipologia di evento franoso o di un’alluvione. Per capirci, se abbiamo un’alluvione o una frana in un’area desertica il rischio è ZERO in quanto la perdita di vite umane e/o danni è nulla.
L’uomo, ed in particolare l’ampliamento delle aree antropizzate, si sviluppa in modo continuo e rapido determinando la presenza di vite umane e di strutture (case, strade, industrie ecc.) in aree in cui si verificano frane, alluvioni e terremoti in modo discontinuo e con tempi relativamente lunghi (da alcuni anni a centinaia o migliaia). Da qui nasce il dissesto idrogeologico come condizione di rischio per l’uomo e le sue attività, in quanto l’uomo dimentica di valutare attentamente tutti i fattori “normali” che controllano l’equilibrio idrogeologico dei luoghi.
La valutazione degli scenari di rischio rappresenta la soluzione tecnica alla mitigazione del rischio idrogeologico, in quanto consta di uno studio multidisciplinare (geologi, naturalisti, biologi, ingegneri, architetti, sociologi, economisti, ecc.) finalizzato alla ricostruzione delle condizioni di rischio a breve e lunga scadenza su un’area antropizzata effettiva o potenziale.
I Piani di Coordinamento Territoriale Regionale e Provinciale, i Piani Strutturali Comunali, I Piani Spiaggia, i Piani di Lottizzazione, sono gli strumenti per la corretta definizione degli Scenari di Sviluppo che presuppongono anche la Valutazione del Rischio Idrogeologico.
La predisposizione e l’utilizzo di tali strumenti, obbligatori per legge – che è spesso difficile per mancanza di multidisciplinarità, di lungaggini politico-ammnistrative, di inadeguate risorse finanziare, ecc. – non rappresenta mai la negazione di costruzione di una strada o di una casa ma semplicemente definisce i metodi con cui va costruita e le aree in cui è possibile farlo.
Gli studi scientifici e tecnici oggi hanno individuato sempre più dettagliatamente le aree di rischio e nuove e più efficaci metodologie di mitigazione del rischio, offrendo alla società civile la possibilità di intervenire.

Il territorio della provincia di Reggio Calabria, e nello specifico quello della Costa Viola, è a rischio?
La provincia di Reggio Calabria rappresenta un territorio complesso dal punto di vista geologico, morfologico, ecologico, con peculiarità urbanistiche e storiche che ne determinano un fascino che attrae migliaia di studiosi.
Gli studi scientifici condotti nell’ambito di numerosi progetti scientifici nel corso degli ultimi 5 anni, sono una testimonianza dell’importanza che riveste il territorio della Provincia di Reggio Calabria per la comunità scientifica nazionale ed internazionale, e della sensibilità istituzionale della Regione Calabria ed in particolare dell’Autorità di Bacino Regionale.
Nell’ambito della Misura POR Calabria 2000-2006 – Misura 1.4 – Azione 1.4.c. “Studio e sperimentazione di metodologie e tecniche per la mitigazione del rischio idrogeologico” sono stati finanziati 11 progetti. Gli studi eseguiti (tra il 2008-2010) dalle più importanti istituzioni scientifiche nazionali ed internazionali rappresentano un punto di partenza per studi ed interventi di difesa idrogeologica.
Alcuni di questi studi – come ad esempio: Pericolosità delle conoidi alluvionali, Sviluppo e applicazione di metodi per la valutazione della pericolosità dei fenomeni di dissesto dei versanti, Movimenti in massa e attività sismotettonica, Trasporto solido dei corsi d’acqua e interazione tra il trasporto solido litoraneo e fluviale, Mappatura del regime ondoso (Dipartimento Scienze della Terra e Dipartimento Difesa del Suolo dell’Università della Calabria, C.N.R. I.R.P.I., Dipartimento Scienze Geologiche-Università - ROMA3, Dipartimento di Ingegneria e Tecnologie Agro-Forestali – Università Palermo, ENEA; C.N.R.-I.R.P:, -I.S.A.Fo.M., -I.M.A.T.I., ISAC, -IAMC; LCPC-Laboratorie Central des Ponts e Chaussees, Ist.HR Wallingford LTD) – trovano un diretta ricaduta sulle peculiarità territoriali della Costa Viola in cui frane-alluvioni-terremoti e moto-ondoso costituiscono nel loro insieme un unico processo che modella il paesaggio e ne rappresenta la ragione di tanta bellezza.
I centri abitati di Bagnara, Favazzina, Scilla, Villa S.G., Cannitello, si sviluppano all’interno di piane costiere costruite dai sedimenti trasportati dai torrenti che si accumulano all’uscita dalle strette valli vicino alle spiagge, formando delle morfologie con una forma in pianta a cono (conoidi) ed alimentando le spiagge. Le portate liquide dei principali torrenti come lo Sfalassà e il Favazzina sono per gran parte dell’anno di alcune decine di litri/secondo ma possono raggiungere valori di 2-300.000 l /sec in occasione di eventi alluvioni a cui si aggiungono decine di migliaia di mc di detriti.
Le piccole piane costiere sono collegate da ripidi versanti attraversati da canali e valloni (Condoleo, Rustico, Mancusi, Canalello, sono alcuni) con pendenze medie superiori ai 35° costituiti da eterogenei di ammassi rocciosi alterati e fratturati, coperti da un suolo composto da sabbia e limo. L’effetto delle piogge su questi versanti è duplice: da un lato le acque superficiali scorrendo liberamente provocano profonde erosioni lineari e frane; dall’altro aumentano il peso del terreno che tende in modo naturale a spostarsi verso il basso (frana). In queste condizioni il processo può assumere dei connotati peculiari, in cui il terreno in frana si combina con l’acqua formando una miscela che si sposta velocemente (diverse decine di km/h) verso il basso attraverso un flusso di detriti e fango (debris-flow), capace di spazzare via tutto quello che incontra lungo la sua strada (persone, automobili, fabbricati vedi Giampilieri).
Nel territorio della Costa Viola i terrazzamenti assumono la funzione di opera di sostegno del terreno sabbioso-limoso, aumentando la capacità di infiltrazione e quindi di riduzione di ruscellamento superficiale, che rappresenta la principale causa di innesco dei debris-flow.
La combinazione tra caratteristiche degli eventi pluviometrici e l’assetto geomorfologico della Costa Viola definisce una condizione di elevata pericolosità (probabilità che si verifichi un processo franoso) che, a causa dell’urbanizzazione e di interventi idraulici come riduzione delle sezioni dei torrenti e la loro copertura (anche quelli piccoli), si traduce per i centri abitati e lungo le vie di comunicazione in una condizione di Elevato Rischio (perdita di vite umane e danni strutturali).
Ad oggi nonostante i numerosi eventi franosi ed alluvionali degli ultimi 10 anni, che hanno portato più volte alla chiusura della SS18 ed all’isolamento dei centri abitati, non abbiamo mai registrato la perdita di vite umane grazie agli interventi immediati dei Vigili del Fuoco degli enti pubblici, ma in molti casi si è trattato di semplice fortuna.
L’ammodernamento dell’Autostrada, che rappresenta in tutti i sensi la realizzazione di una nuova arteria, costituisce sicuramente un ulteriore elemento di fragilità idrogeologica in un territorio complesso e difficile come la Costa Viola. La realizzazione di un’opera come la nostra autostrada è necessaria ma non può allo stesso tempo diventare causa di ulteriori rischi idrogeologici. Tanto più quando sono presenti in Autostrada le più importanti ditte e tecnici specializzati in lavori di messa in sicurezza, che permetterebbero la messa in opera di opere e di tecniche di monitoraggio per la riduzione del rischio.

Quali contromisure occorre adottare (a breve, a medio e a lungo termine)?
A breve termine l’intervento più importante è sicuramente l’adozione del Piano di Protezione Civile Comunale, tanto più per Bagnara Calabra che rappresenta la sede COM che coordina 8 comuni: COSOLETO, DELIANUOVA, MELICUCCA', SAN PROCOPIO, SANTA CRISTINA D'ASPROMONTE, SANT'EUFEMIA D'ASPROMONTE, SCIDO, SINOPOLI.
Lo svolgimento regolare di esercitazioni di protezione civile con ricorrenza quadrimestrale nelle diverse stagioni ed in funzione dei diversi rischi che sussistono sul nostro territorio, oltre a essere uno strumento di prevenzione e gestione dell’emergenza che riduce enormemente il numero di potenziali vittime, è uno strumento di educazione civica, di coinvolgimento e contatto tra istituzioni Comune, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Prefettura e Popolazione.
E’ stata una occasione persa non partecipare all’esercitazione regionale del 27-29 novembre.
Altro elemento fondamentale è l’istituzione della Struttura di Coordinamento a supporto del Sindaco con funzione tecnica di valutazione e pianificazione sin dalle prime fasi dell’allerta (così come definito dal manuale operativo del Piano di protezione civile) ed a seguire del Presidio Operativo Comunale.
La funzione del Comune di Bagnara Calabra come sede di Centro Operativo Misto per il coordinamento di un’area territoriale articolata e difficile, impone di creare e garantire collegamenti e mezzi di comunicazione sicuri.
Lo sviluppo plano-altimetrico del territorio rende necessaria la messa in opera di strumenti di monitoraggio come ad esempio l’impianto di pluviometri ad integrazione del sistema di monitoraggio RFI, che fornisce in tempo reale le quantità di pioggia cadute all’interno dei singoli bacini idrografici che alimentano le nostre fiumare e torrenti e l’evoluzione degli eventi pluviometrici connessi agli allerta meteo.
L’attuazione di queste misure, integrata ad esempio con l’utilizzo degli ufficiali idraulici regionali, permetterebbe l’aggiornamento continuo del Piano di Protezione Civile mediante l’utilizzo di tecnici specialisti in mappatura delle criticità idrogeologiche.
Queste misure non rappresentano semplicemente delle azioni a breve scadenza ma sono interventi urgenti e possibili in pochi giorni o settimane e fornirebbero quei dati su cui sviluppare i progetti di mitigazione di rischio per la richiesta di finanziamenti.
A lunga media-lunga scadenza è necessario produrre progetti di mitigazione di rischio e soprattutto politiche di gestione ed utilizzo del territorio geo-eco-sostenibili.
Come ricercatore ho partecipato a Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) “Integrazione di tecniche innovative di esplorazione geologica e geofisica a terra e a mare per lo studio dei processi di instabilità gravitativa costiera” ed alla redazione della nuova Carta Geologica dello Stretto di Messina (progetto CARG), che hanno prodotto importanti nuove conoscenze sul territorio emerso e sommerso della Costa Viola.
Come geologo ho prodotto per il Comune di Bagnara Calabra un progetto di fattibilità per interventi di mitigazione di rischio per i bacini idrografici del Canalello e Vardaro ed una richiesta di finanziamento per un totale di circa 10 milioni di euro. Il primo finanziamento di circa 1milione di euro sarà utilizzato per il Vallone Canalello (progetto esecutivo approvato) ma è necessario attivarsi nelle varie sedi per ottenere altri finanziamenti.
Nell’ambito del Piano Straordinario di Difesa del Suolo ho contribuito con decine di sopralluoghi in diversi comuni della Provincia di Crotone, Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria (Bagaladi, Careri, Casignana) ed alla stesura del Piano Difesa delle Coste e del Master Plan per interventi di mitigazione di rischio idrogeologico nel tratto di versante compreso tra Bagnara Calabra e Scilla della Provincia di Reggio Calabria (resp. Ing. Domenico Cuzzola).
Questi documenti tecnici hanno prodotto diversi finanziamenti per interventi di mitigazione di rischio ma oggi vanno aggiornati per sviluppare nuovi ed ulteriori progetti di difesa del suolo alla luce degli Studi e delle Ricerche scientifiche.
Ma la sfida per il futuro, per superare lo stato d’emergenza, necessita l’adozione di sistemi di pianificazione territoriale geo-eco-sostenibili, integrati da politiche agrarie e turistiche che possono portare al ripristino e alla salvaguardia del paesaggio rurale della Costa Viola con la cultura dei boschi, delle erbe officinali, la salvaguardia della macchia mediterranea, la gestione dei Siti di Interesse Comunitari, la coltivazione della vite, il rifacimento e la manutenzione dei muri a secco.
La sfida sembra impossibile, ma oggi riscontriamo una maggiore sensibilità ai problemi del territorio, testimoniata dalle azioni pubbliche degli attuali amministratori come i sindaci di Bagnara e Scilla, della Regione e della Provincia e non per ultima dei cittadini pronti a svolgere il loro ruolo sociale e civico.

Nessun commento:

Posta un commento