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martedì 4 gennaio 2011

LE FATINE DISPETTOSE

- di Saso Bellantone
Che cosa può fare un genitore quando occorre fare le pulizie di casa ma ci sono di mezzo i bambini? E quando questi la mettono a soqquadro e bisogna riordinarla? Come deve comportarsi un padre o una madre quando i bambini sono ammalati e non vogliono bere una buona tazza di latte caldo con il miele, utile per rimettersi in salute? E quando hanno perso un oggetto e si lagnano in continuazione finché non lo trovano? Quale atteggiamento deve assumere un educatore quando due bambini bisticciano per avere ragione su qualcosa che hanno appena imparato e non vogliono darla per vinta all’altro? Per tutte queste domande c’è un’unica risposta: basta ricorrere alla fantasia.
Le fatine dispettose (Edigiò 2010), il primo dei tre volumi di favole scritti da Simona Baré Neighbors e illustrato da Benedetto Demaio, dimostra che la fantasia può riuscire laddove i rimproveri, le punizioni e l’uso delle “mani” falliscono. L’opera si compone di cinque favole, ognuna delle quali, oltre che rispondere alle domande sopra elencate, racconta l’esperienza fatta dall’autrice Simona Baré Neighbors con i propri figli. In questa prospettiva, Le fatine dispettose non è soltanto un libro di favole utile per l’educazione dei bambini ma anche una proposta formativa per gli adulti, specie per i genitori del nostro tempo.
L’attivismo moderno ha prodotto infatti un profondo cambiamento della vita, che ha smaterializzato da ogni sfera della società gli antichi valori (amore, amicizia, famiglia, giustizia, lealtà, fiducia ecc.). Tale svanimento ha favorito la comparsa e l’impennata tuttora vertiginosa di una tipologia di vita eternamente proiettata all’egoistica conquista del potere, della ricchezza, della popolarità, del piacere, che alimenta ogni giorno una generale spersonalizzazione, omologazione e mercificazione del mondo. Si vive, insomma, come innumerevoli corridori, ognuno sulla propria corsia della pista per la gara di salto agli ostacoli, e si è totalmente privi di rapporti con l’altro perché si è omologati a un’esistenza fredda e robotizzata, cronometrata dall’esclusivo valore della merce e del profitto. In questo scenario, l’essere umano moderno è sempre triste, solo, annoiato, disperato, arrabbiato, violento, dissoluto, brutale nella propria automatica apatia e follia, e il più delle volte si sgrava di tutto ciò riversandolo sui bambini, futuri custodi della sorte della società e della specie umana assieme a tutte le altre specie viventi (e non) della Terra.
Le fatine dispettose offre agli adulti la possibilità di intraprendere un esperimento, ossia di guardare a se stessi, alla società, al pianeta, alla vita in generale e ai problemi della quotidianità con altri occhi: quelli dei bambini. È un modo per spezzare il tempo omogeneo e vuoto della quotidianità moderna e per distrarsi da sé, ponendo al centro della propria attenzione i bambini, che sono il fulcro della vitalità del futuro e il motore del cambiamento; una maniera per cominciare a vivere diversamente dall’attivismo sfrenato e individualistico della modernità (sopra descritto) mediante la fantasia. È una forma per imparare nuovamente gli antichi valori (e i nuovi) passando il tempo con i bambini; per educare, educandosi; per sorridere, facendo sorridere con le parole e le immagini che introducono nel mondo delle fate di Baré Neighbors e Demaio. E una volta entrati in questo mondo, ci si accorge che le fate non sono altro che i bambini stessi e, forse, in alcuni casi, anche gli adulti, i quali necessitano di un po’ di fantasia per riscoprire i principi di una umile, sincera e costruttiva umana convivenza.

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