- di Saso Bellantone
Camminavo.
Camminavo.
Camminavo costante verso la luce. Strane sagome mi passavano accanto. Senza volto. Le guardavo. Nessuna però guardava me. Sentivo il loro vociare, vacuo e allo stesso tempo tonante. Ma non avevo voce per i loro orecchi. Non capivo perché. - Perché nessuno mi vede? Perché non ho voce? Perché continuo costantemente a camminare? - mi chiedevo. E intanto, continuavo ad andare avanti. Non potevo fermarmi. Non ci riuscivo. Non controllavo le mie gambe. Anzi, erano loro a obbligarmi a camminare... continua a leggere
Camminavo costante verso la luce. Strane sagome mi passavano accanto. Senza volto. Le guardavo. Nessuna però guardava me. Sentivo il loro vociare, vacuo e allo stesso tempo tonante. Ma non avevo voce per i loro orecchi. Non capivo perché. - Perché nessuno mi vede? Perché non ho voce? Perché continuo costantemente a camminare? - mi chiedevo. E intanto, continuavo ad andare avanti. Non potevo fermarmi. Non ci riuscivo. Non controllavo le mie gambe. Anzi, erano loro a obbligarmi a camminare... continua a leggere
Camminavo costante verso la luce. Strane sagome mi passavano accanto. Senza volto. Le guardavo. Nessuna però guardava me. Sentivo il vociare, vacuo e allo stesso tempo tonante. Ma non avevo voce per i loro orecchi. Non capivo perché. Perché nessuno mi vedeva. Perché non li sentivo. Perché non avevo voce. Perché continuavo costantemente a camminare. Sapevo soltanto che dovevo. Non potevo fermarmi. Non ci riuscivo. Non controllavo, di fatto, le mie gambe. Loro controllavano me. Ed io camminavo. Camminavo costante verso la luce. E le sagome mi passavano accanto. Senza volto. Io le guardavo e nessuna guardava me. Ma quando il buio divenne luce… c’era una porta… un uomo, col bavaglio bianco, mi osservava, dicendo: “ha ripreso conoscenza”.
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