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sabato 4 agosto 2012

Versieri: NOTTE di Hermann Hesse


- di Saso Bellantone

Ho spento il lume; la finestra aperta
ora la notte nel suo flutto bagna,
mi abbraccia mite come una sorella
e come una compagna.

Eguale nostalgia ci ammala e sogni
che sembrano presagi: con alterna
voce parliamo degli antichi giorni
nella casa paterna.

È notte. Nulla è più chiaro, anzi più buio della notte. Non è più giorno, non c’è più luce, niente ha chiarezza fuorché il fatto che sia notte e che, in essa, sia buio. Buio del tempo, del lavoro o dell’ozio. Buio del calcolo, dei bisogni e delle aspirazioni. Buio delle relazioni: sociali, affettive, economiche, intellettuali, di apparenza o di convenienza. Buio delle difficoltà: imprenditoriali, operaie, casalinghe, statali, fiscali, genitoriali, morali, fisiche e fisiologiche. Buio delle sensazioni, delle emozioni e anche delle parole. Quando è notte, la lotta per la sopravvivenza trova la sua fermata. Il tutto trattiene il fiato ed ecco che, come abbandonandosi a uno stato di sospensione mai voluto e sempre desiderato, accade il resto. Preciso, necessario, quasi come inevitabile.
Spegnendo la fioca luce della abat-jour della propria camera, è come disattivare la propria mente, scintilla del corpo. Guardando oltre la finestra, è come scrutare al di là di se stessi. Scorgere le maree del buio che, docili, cominciano a bagnare la finestra per entrare dentro la nostra camera, è come avvistare il flutto di un enigma che inumidisce i nostri occhi immateriali e la nostra stessa carne, e ci travolge con l’affetto del nostro stesso sangue e l’amore della persona amata.
È qui, in questo momento senza tempo e in questo luogo senza spazio, che si sperimenta quel che sfugge quando è ancora giorno e tutto è chiaro: il pensiero. Qui, si brama ardentemente il passato, qui si vive il futuro come fosse una profezia. Qui, una volta ciascuno, si discute con la notte e con l’enigma a proposito del senso dell’esistenza, dell’origine del tutto e anche di noi stessi.
Nella poesia Notte, Hermann Hesse dice a ognuno di noi, metaforicamente, quanto è importante la notte con il suo buio e il niente con i suoi segreti. Noi fuggiamo entrambi e li impegniamo, impegnandoci, facendo nulla oppure riempiendoli nella stessa maniera nella quale viviamo il giorno e il tutto. Secondo Hesse questa, la continuità, non è la soluzione migliore. l’essere umano ha bisogno della discontinuità, della frattura, del bisogno di intendere la notte in quanto notte e il niente in quanto niente. L’essere umano necessita del pensiero, dell’inatteso, dell’impossibile perché, forse, soltanto ciò avviene è davvero giorno, è davvero il tutto e, forse, si è davvero se stessi.

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