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giovedì 5 novembre 2009

CROLLO DEL MURO DI BERLINO: S'AVVICINA IL 20° ANNIVERSARIO

- di Saso Bellantone
Il 9 novembre ricorre il 20° anniversario del crollo del Muro di Berlino. Gli hotel registrano il tutto esaurito. Per ricordare il crollo, migliaia di Domino in poliestere di 2,5 metri crolleranno per due chilometri nel centro della città. Non mancano i preparativi festeggiare la ricorrenza: oltre ai Bon Jovi, agli U2 e all’orchestra dell’Opera di Berlino – che si esibiranno davanti alla Porta di Brandeburgo – si prevedono oltre 30 performance di spettacoli, 38 mostre, 4 convegni e molti altri eventi appartenenti alla manifestazione “Venti di Libertà”, pensati dall’amministrazione comunale di Roma. “Il 9 novembre 1989” afferma il sindaco di Roma Alemanno, “è l’anno zero dell’epoca che stiamo vivendo. Non potevamo non dare importanza a quell’evento”. Sicuramente molti dei più giovani si chiederanno “Che cos’è il Muro di Berlino? Qual è il significato simbolico del suo crollo? Perché organizzare tutti questi festeggiamenti in occasione dell’anniversario della sua caduta?”. Rispondiamo brevemente a queste domande. Il muro di Berlino fu appunto una cinta di mura imponente che separò Berlino Ovest e Berlino Est dal 1961 al 1989. Cominciò a essere edificato nella notte del 13 agosto 1961. I soldati della Repubblica democratica tedesca (RDT) elevarono barriere temporanee, in seguito sostituite con un vero e proprio muro alto 4 m e lungo 47 Km, dotato di fossati e postazioni anticarro per evitare la fuga dei cittadini rinchiusi a Berlino Est. In quei giorni, il governo della RDT, capeggiato da Ulbricht, affermò che si trattava di una misura difensiva temporanea per evitare una possibile invasione ad opera della Repubblica federale tedesca (RFT). In realtà, il muro restò in piedi per quasi trent’anni, divenendo il simbolo della cosiddetta Guerra Fredda. La Guerra Fredda fu il conflitto – mai sfociato in uno scontro armato – che a partire dalla metà del 1945 vide come protagonisti gli Usa e l’Urss, nazioni vincenti della Seconda guerra mondiale, entrambe dotate di un arsenale nucleare capace di distruggere il pianeta e sterminare gli uomini. Il Muro di Berlino rappresenta il simbolo del clima di tensione e terrore che invase il mondo in quegli anni e della divisione tra i paesi soggetti al regime comunista e le nazioni democratiche dell’Europa occidentale e transatlantiche. Furono anni difficili. Superato il pericolo nazi-fascista e la follia di Hitler di un Terzo Reich, tutto il mondo guardava al Muro come all’immagine della “minaccia rossa”, ossia di un possibile impero comunista planetario, ma anche di un possibile scontro nucleare tra le potenze americana e comunista. Molti perirono per sfuggire alla tirannia e alla paura del governo di Berlino Est, sottoposto al regime comunista. Molti, dall’esterno, smarrirono la speranza di assistere al crollo del muro e dunque alla fine della paura di una guerra nucleare. Altri – tra cui spiccano i nomi di Gorbacev, Reagan, papa Wojtyla – non persero mai la speranza e il 9 novembre 1989, di fronte alla televisioni di tutto il mondo, finalmente si giunse alla demolizione del muro, alla fine della paura rossa e alla liberazione dei berlinesi est. Da quel momento, si cominciò a sognare la diffusione della democrazia, della libertà e del diritto a vivere in ottica globale e a considerare tutti i popoli del pianeta appartenenti a un’unica patria: la Terra. Il crollo del Muro di Berlino, come ben afferma Alemanno, introduce l’umanità in una nuova era della propria storia e rappresenta la volontà degli uomini di governarsi da sé nel pieno riconoscimento e rispetto delle differenze etniche, culturali, linguistiche, religiose ecc. Senza questo avvenimento, oggi, nessuno potrebbe immaginare di condurre la propria vita così come la vive. Per questa ragione, la caduta del Muro simboleggia l’accesso dell’umanità intera al proprio futuro, da costruire responsabilmente e all’unisono, poiché da allora ogni popolo si rende conto di far parte di un’unica comunità di destino. Tuttavia, a distanza di 20 anni, quell’avvenimento dà ancora da pensare, almeno nel suo aspetto simbolico. Che accade oggigiorno? Da un lato, diffondiamo la libertà e la democrazia in quei paesi ancora soggetti a regimi totalitari, mediante la politica, la diplomazia, il dialogo, ma anche mediante manifestazioni musicali, artistiche, religiose, sportive ecc. Dall’altro lato, nascondiamo dentro di noi e a noi stessi un muro pericoloso quanto quello di Berlino: vale a dire, il Muro del Pensiero. Basti pensare agli immigrati. Nonostante ci battiamo per loro riempiendoci la bocca di meravigliose parole e aforismi, quando giungono nel nostro paese li cacciamo via, abbandonandoli alla schiavitù e alla tirannia della povertà, della fame, della disperazione. Un altro esempio della barriera che abita in noi, separandoci dalla ragione e lasciandoci in balia della stupidità, è Il Muro del Pianto di Gerusalemme che separa ebrei e musulmani. Quest’ultimo è, invece, il simbolo della divisione planetaria nella quale ci troviamo, capace di provocare sommovimenti politici, guerre e delirio, soltanto per una questione religiosa. Com’è possibile, nel nuovo millennio, scatenare ancora guerre di religione? Com’è possibile sostenere ancora “il mio Dio è più vero del tuo”, quando invece, per limitarci alle 3 religioni del Libro, tutte risalgono a un unico capostipite: Abramo? Che dire della fame nel mondo? Del commercio di schiavi, bambini, donne, organi e stupefacenti? Delle guerre economiche e delle multinazionali d’armi, di farmaci, di alimenti ecc. che giocano freddamente col destino del popolo di turno? In questo scenario, mi chiedo che senso ha svolgere tutti quei festeggiamenti nella capitale tedesca, per ricordare il crollo di un Muro che, se materialmente non esiste più, “idealmente” è più forte di prima. Credo che ricordare il crollo del Muro di Berlino significhi ricominciare ad abbattere l’ignoranza, la follia e l’idiozia che abitano in ognuno di noi, al fine di costruire un futuro migliore per chi abiterà il pianeta dopo di noi. Se non si parte da questo, anche questo evento finirà per scadere in un’occasione per fare baldoria, come è già accaduto a tanti altri.

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