IN QUESTO BLOG NON SI PUBBLICANO COMMENTI ANONIMI.

lunedì 6 luglio 2009

TUFFARSI O NON TUFFARSI?

- di Saso Bellantone
"Tuffarsi o non tuffarsi? Questo è il quesito!" così si chiederebbe il povero Amleto se fosse nato nei tempi bui nei quali viviamo...Da mesi la questione della salute o malattia del mare, stranamente limitata alle sole coste tirreniche e in particolare a quelle calabresi, è il dramma che strazia migliaia di aspiranti balneanti, accaldati come pietre eternamente al Sole.
La voce della contaminazione delle acque marine calabresi si sparge in lungo e largo - e come per ogni voce, si diffonde secondo la legge del telefono senza fili - provocando cattiva informazione, confusione, paura e gesti di disperazione: vale a dire, tuffi carpiati, a capriola e/o a peso morto in acqua, ad opera di persone che non ci capiscono più nulla e scelgono la via della strafottenza.
Per quanto possa sembrare assurda l'idea di un mare tossico e nocivo per gli uomini, questa congettura - o realtà, chi sa decidere quale delle due opzioni è quella vera - impone a riflettere meglio al riguardo e capire bene di cosa si tratta: ossia, di una realtà, di una manovra anti-turismo contro le coste e, dunque, centri di balneazione, commercio e turismo calabresi, oppure di un'eventualità imminente.
Circa una decina di anni fa, molte persone si lamentavano di alcune macchie solari, che poi si trasformavano, in successione, in foruncoli dalla forma strana, croste lievemente dolorose, pustole con puss causa di dolori lancinanti. A quei tempi si credette che la causa di quei malanni cutanei fosse il Sole o la spiaggia sporca e non si prese in considerazione il mare.
Oggi mi chiedo se quei malori della pelle sono strettamente legati alla voce del "mare inquinato". Detto altrimenti, mi chiedo se è vero che il mare è malato, se ha un'influenza nociva per gli uomini - dunque se i malanni di dieci anni prima sono da considerare effetti provocati dalla cattiva salute del mare - oppure se è solo una voce anti-turistica e anti-economica, anti-calabrese.
Questo aut-aut impone, però, di chiedersi seriamente se il genere umano è capace di inquinare, contaminare, ammorbare, distruggere e uccidere un essere vivente come il mare, che ricopre la maggior parte della superficie terrestre. Il mare un essere vivente?
Già! Considerare il mare una semplice pozzanghera di proporzioni allargate su scala planetaria, un'entità morta che sta là dove si trova soltanto per incamerare i nostri rifiuti organici, industriali, farmaceutici, militari ecc., per lavare via la nostra puzza di sudore e la stupidaggine che fa piroette nella nostra materia grigia - se ce n'è - e per consentirci di farci qualche crociera, gita in barca o in pedalò - beh, ritenerlo tale significherebbe che l'evoluzione umana s'è fermata al capolinea! E con l'evoluzione s'è ossidata anche la capacità di pensare, dunque la ragione!
Per capire quanto è vera questa voce, non basta prendere qualche goccia d'acqua marina, analizzarla e verificare che si tratta di una menzogna! Innanzitutto perché il mare non è una pozzanghera! In secondo luogo, perché chi svolge questi test salutistici delle proprie acque, alla fine dice: "Da noi, il mare è sano! Potete fare il bagno...qua! Ma non altrove!"...appunto da noi oppure qua, che vuol dire a un tempo non da loro, non là: sono parole che indicano come la questione è presa alla leggera e per prendere per i fondelli noi, poveri e umili aspiranti bagnanti, che non arriviamo alla fine del mese, e vorremmo rilassarci due minuti liberandoci del caldo afoso di questi giorni!
Conoscere lo stato di salute del mare implica conoscere che cos'è il mare nella sua interezza - e questo ancora è un obiettivo della scienza, non un traguardo raggiunto. D'altro canto, pur non conoscendolo completamente, si potrebbe affidare a una squadra di studiosi il compito di verificare, esaminare e azzardare delle ipotesi al riguardo. Infatti, è vero che non conosciamo per intero la struttura del pianeta terra - in quanto non siamo mai scesi nelle sue profondità fino al nucleo, dunque potrebbero sfuggirci tante cose - ma è anche vero che abbiamo inventato degli strumenti per svolgere delle rilevazioni utili per la nostra sopravvivenza.
Quindi, penso che la questione della salute del mare deve essere presa sul serio, non soltanto per problemi di quattrini e di afa, ma in particolar modo per una questione di vita.
Il problema "salute o malattia" del mare suona in questo senso: il mare è inquinabile oppure no?.
Per rispondere a questo interrogativo bisogna, oltre che affidarsi primariamente alla scienza e agli scienziati, cominciare a porsi delle domande nella prospettiva della storia del genere umano e delle civiltà, concentrandosi sulla storia della civiltà industriale umana. Questo interrogativo si traduce nella domanda: tutti i rifiuti che noi produciamo da quando ci siamo evoluti dall'homo sapiens sapiens nell'homo industrialis o technologicus dove vanno a finire? L'aumento della popolazione provoca un aumento delle industrie: questo conduce a un aumento dell'inquinamento del mare? Quanto l'abbiamo insozzato finora? La crescita della popolazione e delle società tecnologicamente avanzate, non causa forse una crescita di cessi, lavandini e reti fognarie dove va a finire tutto il porcile che produciamo nelle nostre abitazioni? E una volta arrivate nelle fogne, le schifezze che produciamo, evaquiamo e generiamo, si perdono nel nulla? Oppure finiscono in mare?
Una ricerca svolta da alcuni studiosi americani, pubblicata su FOCUS maggio 2009, sottolinea l'enorme presenza nei laghi vicini alle grandi metropoli italiane - Milano, Roma, Bologna ecc. - di sostanze stupefacenti e principi attivi risalenti a specifici farmaci, oltre che una serie illimitata di porcherie provenienti dagli uomini. L'acqua di questi laghi s'intossica con gli scarichi fognari delle città vicine, condotto principale delle nostre urine e rifiuti organici. Questi studiosi evidenziano che quest'acqua è poi usata per irrigare i campi e abbeverare gli animali - dai quali provengono molti prodotti alimentari che finiscono sulle nostre tavole. La questione riguarda la vita e la salute umana.
Che dire, invece, di tutte quelle città le cui reti fognarie finiscono in mare?
Se il mare è veramente malato dipende anche da questo. Ma non si può dire: "Questo tratto di mare sì, quest'altro no!". Chiaramente qualche stralcio di mare può essere più o meno soggetto all'inquinamento, ma la questione riguarda l'intero genere umano e non solo quelli che vanno a tuffarsi nei mesi estivi.
Se è vero che il mare delle coste calabresi è intossicato, deve stabilirlo un'equipe di scienziati con prove certe e sicure, pensando che è una questione di sopravvivenza dell'umanità, non di soldi nè di caldo. Se è falso, dunque è soltanto una questione di quattrini, ossia una manovra per far circolare denari qua piuttosto che là, allora NON RESTA ALTRO CHE DISGUSTARSI!
E' il momento che la scienza metta il camice da medico e incominci a visitare il mare, su scala planetaria, al fine di vagliarne lo stato di salute/malattia; in secondo luogo, che continui a tenerlo sotto controllo. Perché?
Perché se il mare s'intossicasse veramente per opera dell'uomo, TI SALUTO EVOLUZIONE! TI SALUTO BUON SENSO E RAZIOCINIO! TI SALUTO MONDO VIVENTE! Detto altrimenti, si potrebbe alterare l'equilibrio dell'intero eco-sistema detto "Pianeta Terra" e rischiamo di andarcene all'altro mondo...oppure si corre il pericolo di trasformare il genere umano in una serie infinita di metamorfoidi con quattro orecchie, sedici pinne caudali, capelli sotto le unghie ecc...
Il cattivo uso del mare - ma anche della terra - come di un luogo nel quale liberarsi di tutto ciò che si vuole deve finire!
E per cortesia...LA POLITICA COMINCI A TELEFONARE ALLA SCIENZA PER PRENDERE UN CAFFè E DISCUTERE SERIAMENTE DEL PROBLEMA, AL FINE DI UNA SUA VELOCE, GENUINA E CHIARA RISOLUZIONE! Quel che è in ballo è la vita non solo nostra, ma anche dei piccoli già nati e dei nascituri che verranno. Il pericolo è la scomparsa o la trasformazione genitica del genere umano. Affrontare il problema in questo senso è "pensare a sopravvivere"!Dopo aver considerato il problema in questo senso, si può anche pensare a tutti quelli che desiderano lavarsi le campane, inferiori o superiori, nel mare!
Sia chiaro, il problema della salute/malattia del mare pone ai nostri occhi, più da vicino, la questione di una nuova gestione dei rifiuti organici, industriali e di ogni tipo, provenienti dalle nostre società industriali. Detto altrimenti, pone il problema di ri-pensare il rapporto tra il genere umano e il pianeta che abitiamo. Senza pianeta Terra, attualmente, noi non possiamo vivere...ma senza di noi, attualmente e secondo la nostra conoscenza dell'universo, non esiste più un pianeta Terra, nè un universo.

Nessun commento:

Posta un commento