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sabato 20 aprile 2013

Come un ladro nella notte (non ti dimenticherò, amico mio)



«Il Messia viene come un ladro nella notte» (2 Tess. 5,2). Non guarda in faccia nessuno. O forse sì. Sa sempre chi derubare della sua vita terrena, stregata dall’oscurità della sofferenza, per premiarlo con un’altra vita, eternata nella luminosità della gioia. Certe volte, però, pare che il Messia sbagli preda ed eletto, e ciò pone degli interrogativi sulla Sua effettiva condizione Redentrice. Essendo infatti della stessa sostanza del Padre, vale a dire onnipresente, onnipotente, onnisciente e onnisenziente, Egli non dovrebbe commettere errori. Se invece li compie, allora molto probabilmente non ha gli stessi attributi del Padre. Sarebbe soltanto, come direbbe Quinzio, un Messia povero, privo cioè dell’onnipresenza, dell’onnipotenza e dell’onniscienza, condannato fino alla fine dei tempi a sentire impotente la sofferenza dell’intero creato. Soffrirebbe con la creazione intera, ma non potrebbe intervenire per porvi rimedio alcuno.
In questo senso, se cioè il Messia è realmente povero, ha delle qualità diverse da quelle del Padre e non può rimediare al dolore delle creature, allora non può neanche venire come un ladro nella notte. La sua venuta sarebbe infatti un’interposizione fra il creato e la sofferenza provata da quest’ultimo. Dal momento che non può attuare nessun tipo di frapposizione, allora Egli non è nemmeno in condizioni di procurare alcun beneficio alle creature (attuando il bene), né di sbagliare, operando quindi male (o il male). Ma allora, chi è il ladro nella notte? Chi arriva per derubare altri della propria vita terrena, ammaliata dalle tenebre del dolore? È capace questo chi a ricompensare i derubati con un’altra vita, immortalata nella luce della felicità?
Se non è il Messia, allora può darsi sia la Dama Nera a giungere come un ladro nella notte, questa entità rappresentata da uno scheletro con la falce e il mantello e il cappuccio neri, chiamata ad accompagnare le anime nel loro trapasso verso il regno dei morti. Se il ladro nella notte è il Tristo Mietitore, le cose cambiano, a seconda delle interpretazioni assegnategli. Per alcuni è buono, in quanto il suo compito è di condurre le anime verso una nuova vita, eterna o terrena; per altri è cattivo perché strappa le anime alle persone per condannarle alla permanenza negli regno degli inferi; per altri ancora il Cupo Mietitore non è né buono né cattivo in quanto scorta imparzialmente le anime nell’aldilà, quando è giunta la loro ora.
Se il Sinistro Mietitore è buono, allora anche Lui come il Messia non può commettere errori, altrimenti opererebbe in maniera contraria alla propria costituzione. Se è cattivo, allora o è al servizio di un’entità malefica che lo spinge a commettere il male o possiede una volontà propria sulla base della quale può sbagliare. Se invece è neutrale, non può commettere errori né operare il bene né il male, in quanto non possiede alcuna volontà ma è soltanto incline a svolgere il proprio compito ogni volta che viene l’ora.
Per essere il ladro nella notte, il Tristo Mietitore non può essere né buono né neutrale ma soltanto cattivo. La prima qualità, come nel caso del Messia, spinge infatti a sollevare dalla sofferenza terrena per la gioia futura, la seconda invece muove a rispettare la propria funzione all’interno di un piano prestabilito delle cose, nel quale tutto ha un inizio e una fine, senza eccezioni. Dal momento che le prime due non conducono all’errore, soltanto la cattiveria può farlo. Il ladro nella notte dev’essere necessariamente un Cattivo Cupo Mietitore, al servizio del male od operante volontariamente il male e, tuttavia, pur delineandosi in questa maniera, Egli non può commettere errori. Non può operare bene (o per il bene) né in modo neutrale altrimenti smetterebbe di essere cattivo e si annichilirebbe, perdendo la propria essenza maligna.
In mancanza di un ordine già fissato e dunque destinato delle cose, a venire come un ladro nella notte può essere soltanto il Cattivo Sinistro Mietitore: altrimenti, non si potrebbe spiegare in alcun modo la tua scomparsa, amico mio.
Hai sofferto per una vita intera la solitudine, la mancanza di amore, il tuo corpo, le ingiurie, l’incomprensione. Tutto questo ti ha spinto a chiuderti a riccio, in compagnia soltanto di te stesso, una bionda, una verde e la poesia. Vagavi per le vie della tua bella Bagnara in cerca dei luoghi meno frequentati, per godere della bellezza paesaggistica, sperando nel contempo dentro di te di fare amicizia con qualcuno ed essere accettato per accettarti. E così è accaduto. Il dolore di esistere ha iniziato a trasformarsi nella gioia di vivere e di tornare ogni volta nel tuo paese, con la conoscenza di nuovi primi amici, ai quali sono seguiti altri e poi altri finché non hai conosciuto proprio tutti. Hai iniziato ad aprirti, a sfogarti, a legarti a quegli amici senza i quali non avresti mai gustato la bellezza della vita: dai parchi acquatici ai falò, dalle scampagnate alle camminate fino a notte fonda, dai concerti alle discussioni infinite su argomenti seri e banali davanti a una birra fredda sotto il sole cocente o una luna liricamente ispirante, dai sorrisi ai pianti, dall’intonare assieme agli altri le canzoni più belle alle sfide poetiche improvvise, dal bagno in mare a mezzanotte alla partita a briscola e tressette o a scacchi sotto l’ombrellone, e tante e tante altre esperienze fino a quella più intensa e tanto desiderata: l’amore. Avevi conosciuto poco più di un anno fa la compagna della tua vita, con la quale mettere su famiglia. Ti eri fidanzato e da pochi mesi eri andato a convivere con lei, in prospettiva di un vicinissimo matrimonio, con il quale avresti raggiunto l’apice della felicità tanto bramata e patita. E invece, ora che stavi realizzando il tuo sogno, ora che eri nel pieno della felicità dopo tanta sofferenza passata, ecco che arriva il ladro nella notte, quello stronzo di un Mietitore, e ti porta via: 37 anni, infarto fulminante. Non può essere diversamente. È uno stronzo. Cattivo e stronzo. Perché se il Messia o chi è buono o chi è neutrale non può fare errori, soltanto chi è cattivo e stronzo può farlo, può stroncare la tua vita proprio adesso che eri felice. E questo, per quanto sia inevitabile, non può essere accettato. Per questo motivo, malgrado ti abbia preso con sé, il ladro nella notte non completerà il suo malefico incarico. Non ti porterà da nessuna parte, in nessun al di là. Resterai qui, sempre, nel pensiero e nel cuore mio e di tutti gli amici che ti vogliono bene, perché da te hanno imparato che la gioia, la bellezza, la magia dell’esistenza è nelle cose semplici e nell’amore per chi si ha a cuore.
Non ti dimenticherò Giando, non ti dimenticherà nessuno...

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