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sabato 15 settembre 2012

Solitudine e compagnia: crocevia individuale



- di Saso Bellantone
La solitudine è vuota, fredda, triste. La compagnia è piena, calorosa, gaia. La solitudine angoscia, perché è silente, inodore, insipida, buia, surreale. La compagnia quieta perché è fragorosa, profumata, saporita, luminosa, reale. Si vive fuggendo la solitudine, cercando la compagnia. Tentando cioè di riempire quel vuoto, di riscaldare quel freddo, di ravvivare quella amarezza circostante che avvelena il tempo… il proprio. Ci si sente intossicati dal niente, come una clessidra inversa riempita da eterei granelli di sabbia, i cui vetri sono pronti a spezzarsi. I granelli pesano come incudini su di una tela di ragno priva delle sue geometrie, perché ci si sente privi di tutto: dei suoni, delle essenze, dei sapori, dei colori, delle cose, degli eventi, delle persone… di un mondo. Quando si è soli ci si sente come stranieri, quasi apolidi in un limbo cronometrante soltanto la propria dannazione.
A volte, però, le impalpabili sbarre della propria prigione svaniscono in un battito di ciglia. Si avverte uno strano senso di sazietà, di calore, quasi come una panacea svincolante da ogni forma di lancetta. Ci si sente totalmente sani, integri come una sfera di cristallo che non si è mai frantumata in terra. Come una nota che, dondolando su di un rigo assieme ad altre note, prende forma, sostanza, realtà. Ciò avviene quando nel riflesso degli occhi di chi ci sta innanzi e ci sorride, ci parla o ci tende una mano, si comincia a scorgere se stessi… e captiamo l’inizio.
È il principio di qualcosa di diverso, di nuovo. La presenza d’altri frantuma la condizione di isolamento nella quale si galleggiava, svincola dalle viscere dell’incubo imperituro nel quale si era precipitati e offre consistenza, definizione, ebbrezza. Si prova piacere del mondo e della società ai quali si accede per mezzo d’altri e, per restarvi, si fa squadra, branco, gruppo. Ci si influenza a vicenda, ci si contamina per stabilire un’intesa di tempi, di linguaggi, di mode, di gusti, di condotte, di ragionamenti e anche di emozioni. Occorre essere in sintonia su tutto, su qualsiasi fenomeno o situazione concreta o astratta. Pena: l’esclusione dal gruppo e, quindi, la cacciata dal mondo. Quando si esordisce agli altri e nel mondo, la sintonizzazione è ancora latente e lenta, perché gli altri osservano, studiano e compongono il nostro puzzle per tenerci in pugno. Poi, è necessario disciplinarsi, lasciarsi regolare e sottomettersi alla logica comune, per evitare di tornare nella vecchia cella che ci attende con la porta spalancata. In queste occasioni non è facile decidere tra la solitudine e la compagnia. Le prime volte accettiamo di indietreggiare per fuggire la prigione dell’isolamento, ma quando la compagnia comincia ad angosciare al pari della solitudine, perché è diventata vuota, fredda, triste, silente, inodore, insipida, buia, surreale; quando ci si rende conto che gli altri non hanno mai fatto un passo indietro verso di noi ma hanno sempre tentato di dominarci e, peggio ancora, di illuderci, è inevitabile… si preferisce l’emancipazione, l’isolamento, il ritorno all’onirico, all’irreale, alla sospensione di tutto… e intuiamo la fine.
È la conclusione di una interpretazione errata di sé, dell’alterità e del mondo delle relazioni, incentrata sulla totale dipendenza altrui. Si comprende che si dipende dagli altri, sì, ma non da tutti. Soltanto da coloro che, come noi, sono soli perché si sono ribellati al branco e, quindi, al mondo. Ma, in primis, si capisce che si dipende esclusivamente da sé e… dall’aria che si respira, dalla luce del sole da cui ci si lascia irradiare, dalla sicurezza della casa che ci si lascia alle spalle, dall’incertezza della strada che si percorre, dal sasso e dalla terra che ci accompagna nel nostro viaggio, dal fascino dei luoghi e dei paesaggi che si scoprono, dall’acqua che ci disseta, dalla bacca o radice che sazia la nostra fame, dagli odori che ci invasano, dai colori che ci ipnotizzano, dai suoni naturali che ci incantano, dal silenzio della notte nel quale riposiamo. Ma anche, dai libri che leggiamo, dalla musica che ascoltiamo, dalle opere d’arte che contempliamo, dai film che guardiamo, dall’uso della tecnologia che facciamo, dai fatti che accadono o nei quali ci ritroviamo, dai ricordi che riaffiorano nella nostra mente e permangono nel nostro subconscio, dagli umori che ci scuotono, dalle sensazioni che ci possiedono, dai sogni verso i quali ci orientiamo, dai bisogni che ci azzerano, dai complessi legami, meccanismi e processi che regolano il nostro corpo, dai pensieri che ci indiavolano e… soltanto dopo tutto questo, dagli incontri che facciamo.
In questo momento, si comprende che la solitudine è trasformata, alterata, è diventata altro da sé in quanto è abitata dall’infinita schiera delle entità appena elencate e ci si rende conto che non si è mai soli. Una volta compreso ciò, occorre prima trovare l’armonia con la legione di compagni che ci appressa in ogni istante, poi ci si può affacciare agli altri e al mondo delle relazioni, proponendosi come l’armonia stessa che si è. Per evitare la prigione dell’isolamento e quella del branco, occorre trovare una consonanza con la complessità che costituisce se stessi. Trovata quest’ultima, sarà possibile trovare e scegliere dei compagni corrispondenti alla consonanza che si è, in quanto consonanti ognuno con se stesso. Con tali compagni, sarà possibile risvegliare tanti altri alla consapevolezza che ogni consonanza microscopica, ogni individuo, appartiene già a una consonanza macroscopica, all’intero cosmo.

1 commento:

  1. ...La solitudine è tranquillità, significa allontanarsi dal caos del mondo per racchiudersi dentro sè stessi e comprendersi a fondo, la solitudine rallegra più della compagnia se la si sa ascoltare... Con tutto ciò che ci circonda dobbiamo sempre essere pronti a star in silenzio,allontanarci un pò solo per capire che non è da noi stessi che dobbiamo scappare ma dalle paure ingenue e cattive che invadono le nostre menti quando si pensa alle preoccupazioni e ossessioni del mondo...

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