- di Saso Bellantone
Quante volte per mezzo di una pianta, un oggetto, un paesaggio, un insetto, una persona, un segno cutaneo, una precisa atmosfera, una forte emozione, un profumo intenso, il sapore di un alimento, il silenzioso linguaggio del corpo di qualcun altro, ci capita di ricordare improvvisamente persone, fatti, situazioni ed emozioni che credevamo di aver rimosso completamente? Ogni volta che accade qualcosa del genere, la nostra attenzione nei confronti di quel che stavamo facendo o di chi ci sta vicino crolla istantaneamente. Ci si sente spiazzati. All’inizio si tende a considerare irreale tutto ciò che viene alla mente, poi si inizia a ricordare tutto chiaramente ed ecco che ci si emoziona. Credevamo di aver dimenticato tutto, che tutto fosse svanito o non abitasse più con noi e, invece, in quei momenti improvvisi e incalcolabili, scopriamo che quelle persone, quei fatti, quelle situazioni e quelle emozioni sono sempre stati con noi. Lo sono tuttora, malgrado non sempre ne siamo consapevoli, perché soggiornano in quel lato di noi che non credevamo potesse dar asilo ad abitanti del genere: il nostro corpo.
Nella raccolta di racconti Il corpo sa tutto (Feltrinelli 2004), Banana Yoshimoto sottolinea come qualsiasi ente, in quel determinato orario, in quel preciso luogo, possa costituire la chiave d’accesso per quei ricordi che credevamo di aver rimosso e che invece il corpo custodisce gelosamente per riportarli a galla quando meno ce lo aspettiamo. In questi momenti la vuota quotidianità nella quale viviamo si frantuma e si spalanca un tempo diverso, preziosissimo perché è quello che scandisce con più peso la nostra esistenza. È un tempo abitato da vecchi amici, parenti e conoscenti, gioie, dolori, profumi, sapori e quant’altro abbiamo vissuto, ognuno dei quali ci apre una fitta serie di momenti, accadimenti, pensieri, sensazioni ed emozioni unici e irripetibili che, pur rimossi, continuano a vivere con noi, nel nostro corpo.
I ricordi di questo tempo occasionale, di questa memoria corporea riemergono all’improvviso per spiazzarci, per disorientare le nostre convinzioni e farci riattraversare emozionalmente alcuni attimi della vita che sono stati decisivi, che ci hanno condizionato e, in alcuni casi, ci condizionano. Una pianta di aloe rinvia alla nonna defunta; una barca nel lago che dondola sulle onde di fiori di loto rimanda al momento della partenza della mamma; una farfalla nera fa rivivere il litigio dei genitori, poi risolto; un tumore della pelle a forma di pesciolino rinvia agli amanti avuti; una gatto mummificato fa ricordare una notte di sesso con uno sconosciuto; una pietra d’ametista rimanda alla moglie defunta; un’amica incontrata in ospedale fa riaffiorare tutto quello che si è vissuto nel periodo della scuola.
Rivivere la bellezza e la crudeltà di questi flashback e provare a ricucire con il filo sottile della coscienza quei ricordi custoditi dal corpo, è qualcosa d’eccezionale. Si ha l’occasione di capire chi siamo stati, con chi, dove, quando, perché e di riscoprire la nostra vera identità che eternamente sfugge nel contingente. Inoltre, si ha modo di ricordare, nei momenti più bui e spietati che viviamo quotidianamente, che non siamo mai soli, perché il nostro corpo è abitato da una legione di ricordi, piacevoli e dispiacevoli, nei quali abbiamo vissuto intensamente.
Quante volte per mezzo di una pianta, un oggetto, un paesaggio, un insetto, una persona, un segno cutaneo, una precisa atmosfera, una forte emozione, un profumo intenso, il sapore di un alimento, il silenzioso linguaggio del corpo di qualcun altro, ci capita di ricordare improvvisamente persone, fatti, situazioni ed emozioni che credevamo di aver rimosso completamente? Ogni volta che accade qualcosa del genere, la nostra attenzione nei confronti di quel che stavamo facendo o di chi ci sta vicino crolla istantaneamente. Ci si sente spiazzati. All’inizio si tende a considerare irreale tutto ciò che viene alla mente, poi si inizia a ricordare tutto chiaramente ed ecco che ci si emoziona. Credevamo di aver dimenticato tutto, che tutto fosse svanito o non abitasse più con noi e, invece, in quei momenti improvvisi e incalcolabili, scopriamo che quelle persone, quei fatti, quelle situazioni e quelle emozioni sono sempre stati con noi. Lo sono tuttora, malgrado non sempre ne siamo consapevoli, perché soggiornano in quel lato di noi che non credevamo potesse dar asilo ad abitanti del genere: il nostro corpo.
Nella raccolta di racconti Il corpo sa tutto (Feltrinelli 2004), Banana Yoshimoto sottolinea come qualsiasi ente, in quel determinato orario, in quel preciso luogo, possa costituire la chiave d’accesso per quei ricordi che credevamo di aver rimosso e che invece il corpo custodisce gelosamente per riportarli a galla quando meno ce lo aspettiamo. In questi momenti la vuota quotidianità nella quale viviamo si frantuma e si spalanca un tempo diverso, preziosissimo perché è quello che scandisce con più peso la nostra esistenza. È un tempo abitato da vecchi amici, parenti e conoscenti, gioie, dolori, profumi, sapori e quant’altro abbiamo vissuto, ognuno dei quali ci apre una fitta serie di momenti, accadimenti, pensieri, sensazioni ed emozioni unici e irripetibili che, pur rimossi, continuano a vivere con noi, nel nostro corpo.
I ricordi di questo tempo occasionale, di questa memoria corporea riemergono all’improvviso per spiazzarci, per disorientare le nostre convinzioni e farci riattraversare emozionalmente alcuni attimi della vita che sono stati decisivi, che ci hanno condizionato e, in alcuni casi, ci condizionano. Una pianta di aloe rinvia alla nonna defunta; una barca nel lago che dondola sulle onde di fiori di loto rimanda al momento della partenza della mamma; una farfalla nera fa rivivere il litigio dei genitori, poi risolto; un tumore della pelle a forma di pesciolino rinvia agli amanti avuti; una gatto mummificato fa ricordare una notte di sesso con uno sconosciuto; una pietra d’ametista rimanda alla moglie defunta; un’amica incontrata in ospedale fa riaffiorare tutto quello che si è vissuto nel periodo della scuola.
Rivivere la bellezza e la crudeltà di questi flashback e provare a ricucire con il filo sottile della coscienza quei ricordi custoditi dal corpo, è qualcosa d’eccezionale. Si ha l’occasione di capire chi siamo stati, con chi, dove, quando, perché e di riscoprire la nostra vera identità che eternamente sfugge nel contingente. Inoltre, si ha modo di ricordare, nei momenti più bui e spietati che viviamo quotidianamente, che non siamo mai soli, perché il nostro corpo è abitato da una legione di ricordi, piacevoli e dispiacevoli, nei quali abbiamo vissuto intensamente.
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