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mercoledì 16 maggio 2018

Niente eco dei tamburi stanotte



- di Saso Bellantone

Africa

I hear the drums echoing tonight
But she hears only whispers
of some quiet conversation
She’s coming in twelve-thirty flight
Her moonlit wings reflect the stars
that guide me towards salvation
I stopped an old man along the way
Hoping to find some old forgotten words
or ancient melodies
He turned to me as if to say:
Hurry boy, it’s waiting there for you
It’s gonna take a lot to drag me away from you
There’s nothing that a hundred men
or more could ever do
I bless the rains down in Africa
Gonna take some time
to do the things we never had
The wild dogs cry out in the night
As they grow restless,
longing for some solitary company
I know that I must do what’s right
As sure as Kilimanjaro rises
like Olympus above the Serengeti
I seek to cure what’s deep inside,
frightened of this thing that I’ve become
It’s gonna take a lot to drag me away from you
There’s nothing that a hundred men
or more could ever do
I bless the rains down in Africa
Gonna take some time
to do the things we never had
Hurry boy, she’s waiting there for you
It’s gonna take a lot to drag me away from you
There’s nothing that a hundred men
or more could ever do
I bless the rains down in Africa
I bless the rains down in Africa
I bless the rains down in Africa
I bless the rains down in Africa
Gonna take some time
to do the things we never had

traduzione

Africa

Sento l’eco dei tamburi stanotte
Lei sente solo dei sussurri
di una conversazione silenziosa
Lei sta arrivando con il volo delle 12:30
Le ali al chiaror di luna riflettono le stelle
Che mi guidano verso la salvezza
Ho fermato un anziano lungo la strada
Sperando di trovare alcune parole
o melodie dimenticate da tempo
Lui si è voltato verso di me come per dire
“Muoviti ragazzo, ti sta aspettando laggiù”
Sarà difficile trascinarmi lontano da te
Non c’è niente che cento uomini
o più potranno mai fare
Ho benedetto le piogge laggiù in Africa
Prenderò un pò di tempo
per fare le cose che non abbiamo mai fatto
Cani selvatici ululano nella notte
Mentre crescono irrequieti
desiderando qualche solitaria compagnia
So che devo fare la cosa giusta
Tanto sicuro quanto il Kilimanjaro si eleva
Come l’Olimpo sopra il Serangetti
Cerco di guarire ciò che è nel profondo
Impaurito da questa cosa che sono diventato
Sarà difficile trascinarmi lontano da te
Non c’è niente che cento uomini
o più potranno mai fare
Ho benedetto le piogge laggiù in Africa
Prenderò un pò di tempo
per fare le cose che non abbiamo mai fatto
Muoviti ragazzo, lei ti sta aspettando laggiù
Sarà difficile trascinarmi lontano da te
Non c’è niente che cento uomini
o più potranno mai fare
Ho benedetto le piogge laggiù in Africa
Ho benedetto le piogge laggiù in Africa
Ho benedetto le piogge laggiù in Africa
Ho benedetto le piogge laggiù in Africa
Prenderò un pò di tempo
per fare le cose che non abbiamo mai fatto.

Niente eco di tamburi stanotte, malgrado Africa, brano dei Toto, reciti il contrario. Niente eco perché la musica all'interno dell'abitacolo della Uno Turbo Blu è perfetta. Il volume dello stereo Pioneer è a palla. L'equalizzatore, anch'esso rigorosamente della medesima marca, è ben regolato. Le casse, sia quelle sugli sportelli anteriori sia quelle poste sulla mensola posteriore, pompano decibel come concerto di piazza. È una sensazione stupenda. Sergio non ha mai ascoltato una musica talmente limpida. Mai in macchina. Mai oltre le 23:00. È in netto ritardo. Ha soli 15 anni, non gli è consentito stare fuori così tardi, specialmente nei giorni infrasettimanali, dal momento che l'indomani deve andare a scuola ma quella, è un'esperienza bellissima: ascoltare la musica con Mauro, a bordo della sua Uno Turbo, di notte, con lo stereo a palla, lo fa sentire un adulto.
I capelli “a spina”, rasati ai lati e ben ingellati sopra, pelle nera e fisico scolpito tanto da guadagnarsi il nomignolo “Divu niru”, un sorriso coinvolgente, genuino, Mauro, 21 anni, è una persona talmente pacifica che un santone indiano sembrerebbe un diavolo al suo confronto. Fa parte di una bella comitiva, che tra moto e macchine, conquistano tutte le ragazze del paese. Anche le coetanee di Sergio. Così, stare con Mauro fino a tarda ora fa sperare Sergio: prima o poi, qualche ragazza avrebbe notato anche lui.
Di ragazze infatti si parla stanotte, oltre che di musica. Ma anche di sé e di quei segreti della vita che nessuno conosce fino in fondo. Perché a 15, a 21 o a 1521 anni, tutti sono esperti della vita ma ognuno a modo suo, senza sapere, davvero, come stanno le cose. In questa consapevolezza, tuttavia, è bello chiacchierare. Hai l'occasione di confrontarti, di sapere com'è che vede le cose qualcun altro, di imparare da altri, specialmente se l'altro è uno dei tuoi simboli, dei tuoi punti di riferimento e, stanotte, sei proprio al suo fianco. Non c'è nessun altro in giro per il paese. Soltanto Mauro, Sergio, la Uno Turbo e i Toto a palla.
Sergio si sente pago di tutto, sazio. Non vuole altro. Ha un amico più grande di lui, è in pace con se stesso e crede, in quelle ore passate con “Divu niru”, di essere il re della notte. Ci si scambia sorrisi, consigli e battutacce. Non volgari ma freddure, quelle battute con l'ironia di una volta, senza malizia né doppi sensi, che ti fanno ridere spontaneamente, delle quali Mauro è un maestro.
Ogni momento della vita, però, è destinato ad approdare al suo contrario. Dal sorriso, infatti, i due amici passano alla serietà più profonda e alla paura in un attimo. Il rombo di una Alfa 33 Blue, proprio nel momento in cui Africa è finita, riecheggia nella notte, sul corso. È la madre di Sergio, sicuramente in cerca di lui, incazzata nera, più del colore della pelle dell'amico.
«Cazzo, mia madre!»
«Beh, che c'è? Non stiamo mica facendo nulla di male. Stiamo solo ascoltando un po' di musica.»
«Non è questo, Mauro! Se ci pesca assieme, le prendi anche tu! Non conosci mia madre!»
«Bene, allora ti porto a casa.»
«Sbrigati, fammi scendere e corri via!»
Mauro accelera, accompagna Sergio e se ne va sfrecciando, sperando di non incontrare la madre dell'amico. Sergio tira fuori le chiavi, apre il portone, corre in camera sua e si infila sotto nel coperte con abiti e scarpe.
«Ce l'ho fatta.» pensa.
Un minuto dopo, sente il portone aprirsi e chiudersi di nuovo, e il suono di passi che si avvicinano.
«Si può sapere dov'eri? È da due ore che ti cerco...» la madre entra in camera, accende la luce e inizia a sgridarlo.
Sergio, invano, fa finta di svegliarsi in quel momento ma la ramanzina va avanti, con un tono paragonabile soltanto al volume dei Toto, a bordo della Uno Turbo Blu, di poco prima. Si prende tutti i rimproveri Sergio, se li merita, ma dentro di sé è felice di aver passato del tempo con Mauro, di aver ascoltato la musica a tutto volume e di aver chiacchierato con lui. È sicuro che non dimenticherà mai quel momento. Non soltanto per via dei rimproveri, ma perché, ripensando ai suoi 15 anni, non si è mai sentito bene così come è accaduto con Mauro stanotte.
L'indomani racconta tutto ai suoi coetanei ma nessuno gli crede, finché usciti da scuola, da lontano, si sente una musica assordante avvicinarsi. È ancora Africa dei Toto, è una Uno Turbo Blu, è Mauro, e si ferma davanti al liceo, proprio vicino a Sergio.
«Allora com'è andata con tua madre?» abbassato il volume, con i suoi soliti occhiali da sole neri, Mauro gli sorride.
«Non hai idea di quante me ne ha dette!»
«Sali e racconta. Facciamo un giro.»
Sergio saluta i suoi compagni e sale a bordo dell'auto. I compagni lo guardano increduli, le ragazze con interesse. Mauro riparte e Sergio sorride. Sì, adesso tutti lo tratteranno come un adulto, perché Sergio esce coi ragazzi più grandi della sua età.

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