IN QUESTO BLOG NON SI PUBBLICANO COMMENTI ANONIMI.

venerdì 20 agosto 2010

PE' COMU PARRU SCRIVU: AMARI PENZERI di Rocco Nassi

- di Saso Bellantone
La poesia vernacolare di Rocco Nassi è una scossa tellurica che riporta l’animo bagnarese alle sue origini, a un antico mondo capace di contrapporsi alla logica dominante della società di massa e dei consumi, che distrugge in modo onnilaterale l’uomo e i valori essenziali per la convivenza.
Assistiamo infatti a una rivoluzione iper-tecnologica e mercificante che, a cavallo di una crisi dei fondamenti e dei valori, produce spersonalizzazione, omologazione, riduzione delle differenze, solitudine, dimenticanza. Questo movimento coinvolge la società in tutti i suoi livelli: si assiste a una amnesia del passato, della diversità della provenienza dei popoli, delle etnie, delle culture e di tutto ciò che un tempo ne qualificava, singolarmente, l’identità e garantiva un sistema di valori capace di generare condotte utili per edificare una società e un futuro migliore per tutti. La ripercussione di questo processo di metamorfosi che abbatte il mondo vecchio per edificarne e perfezionarne, sempre più, uno nuovo, più che nei centri e nelle metropoli del globo, si evidenzia maggiormente nelle zone di confine, nelle periferie del mondo, tra le quali il nostro (un tempo) amato paese: Bagnara. Vinti da questo sistema robotizzante, stra-economico, legato alla logica del successo e al culto dell’immagine, la maggior parte di noi bagnaresi è rimasto e sta ancora a guardare il decadimento del vecchio mondo, senza far nulla, fuorché adattarsi alla trasformazione onnilaterale e globale ormai dominante, nella speranza di aver parte, in qualche modo, di una fetta della torta del potere, della ricchezza, dell’avere (in tutti i sensi). Nel suo ultimo libro, Pe’comu parru scrivu: amari penzeri, Rocco Nassi dimostra che ci sono ancora uomini che non la pensano allo stesso modo; alcuni, come lui, preferiscono dire no a questa decadenza generale, usando una potenza fin troppo presa alla leggera: la memoria.
La sua poesia dialettale, infatti, richiamando alla mente la lingua che parlavamo e che sempre più và dimenticandosi, ricorda a tutti quel che un tempo ci qualificava nella nostra unicità e ci differenziava (e ci differenzia) da meri numeri calcolabili e manipolabili allo scopo del potere: noi siamo Bagnaresi. In questo senso, recuperando la nostra antica identità, il nostro antico modo di pensare, di vivere, di “essere” (e non di avere), la poesia di Nassi costituisce un punto di vista alternativo a quello della tecnica e del potere, un occhio critico, se non sulla nostra società decadente, sulla nostra Bagnara decaduta, proponendo, con rime e versi vernacolari, con le parole di un tempo, di tornare a essere quel che eravamo e possiamo ancora essere, se lo vogliamo, vale a dire se ci riconosciamo come dei Bagnaresi, alla maniera di una volta.
In questa prospettiva, la poesia dialettale di Rocco Nassi è un tramite per accedere a quel mondo carico di valori, straripante di veri uomini e vere donne, oggi assenti, sospeso tra il ricordo dei vecchi che muoiono e l’oblio del libertinismo dei giovani, abbindolati dalle nuove mode e da tutto ciò che luccica. È un modo di parlare – e di pensare – alternativo a quello attuale non solo nella sua forma, il dialetto, ma anche nei contenuti. La logica del potere, della merce, della tecnica, del successo, dell’apparenza, non prevede infatti altri valori fuorché se stessa. La lingua della poesia di Nassi, invece, si fa mezzo per accostarsi a un mondo, a un sistema di valori, a un modo di pensare capaci di contrastare il sortilegio causato dalla tv, dalle mode, dal denaro, dal successo, dalla potenza che provoca nelle nuove leve un assoluto senso di degenerazione e, consentitemi, di strafottenza. La poesia di Nassi sfida a viso aperto il mondo contemporaneo e lo affronta con l’antico mondo bagnarese, con la forza del passato, degli antichi bagnaresi, del loro antico modo di pensare e di vivere che si riflette e si trasmette ai posteri e si eredita mediante il dialetto. È una forma di interrogare gli avvenimenti al di là di ogni schieramento politico e partitico, un modo di focalizzarne la sostanza e di giudicarne il destino per il bene comune, ossia la vita nel paese (e nel mondo), al di là degli interessi personali.
Per questa ragione, la poesia di Nassi parla senza mezzi termini: non è una questione estetica, intellettuale, scolastica il saper porre i problemi del nostro paese e, se volete, della nostra società: è una questione vitale. Se i potenti, gli intellettuali, i “manichini” – consapevoli di essere pilotati dai primi allo scopo del potere e dei quattrini – non possono rendersene conto, perché vedono la nostra società – e la nostra Bagnara – dall’alto delle loro torri d’avorio, issate con i soldi, il sangue, la vita delle misere masse, allora soltanto chi appartiene a queste masse di individui indigenti, quali Nassi, fuori dal circolo del delirio della potenza e dell’onnipotenza, può accorgersene.
Proponendo la propria poesia come un modo di pensare critico e sicuro nel nido degli antichi valori di Bagnara e dei bagnaresi, Nassi dimostra che l’arte e il sapere non sono dei fatti da intellettuali né per gli intellettuali ma, se così si può dire, di “povera gente” e per la “povera gente”, quali noi siamo, in quanto parte delle masse variegate che compongono la nostra società. Quando l’arte e il sapere provengono dal mondo delle lobbies e degli intellettuali, non producono se stesse bensì potere e dominio. Quando invece provengono dalle masse, dalla “povera gente”, generano convivenza, solidarietà, speranza: questa è l’essenza dell’arte e del sapere. Se l’italiano è la lingua del potere, della tecnica, della decadenza morale e sociale di Bagnara (e del mondo), allora è preferibile capire quali sono le proprie radici, comprendere che Pe’comu parru scrivu non è un libro di poesia ma uno stile di vita e un modo d’essere, nella sostanza, che dal nostro passato Rocco Nassi suggerisce per affrontare il nostro presente.
Credete siano parole di un visionario? Allora leggete il libro, la poesia di Nassi parla da sola…

Nessun commento:

Posta un commento