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sabato 1 maggio 2010

GALILEO GALILEI DIVIN UOMO

- di Saso Bellantone
Alcuni giorni fa, in commemorazione dei 400 anni dalla pubblicazione del Sidereus Nuncius, un gruppo di scienziati cinesi appartenenti al Ccast-Wfs (China Center of Advanced Science and Tecnology e World Federation of Scientist), ha donato alla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma una scultura in bronzo – alta sei metri e progettata dal premio Nobel per la Fisica 1957 Tsung Dao Lee – che ritrae Galilei, padre della scienza moderna. Durante l’inaugurazione, che si è svolta il 28 aprile alle 11:00, hanno partecipato varie personalità di spicco del mondo politico e scientifico italo-cinese. Per dirne alcuni: Antonino Zichichi, i ministri Bondi e Matteoli, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, l’ambasciatore della Repubblica popolare cinese Ding Wei, il vicesindaco Mauro Cutrufo, i membri del Ccast e del Wfs.
Il parroco, monsignor Renzo Giuliano, afferma che la statua rappresenta il coronamento di trent’anni di attività scientifica e tecnologica svolta sotto la guida di Antonino Zichichi: Galileo – continua il parroco – «era un uomo profondamente credente […] la fede lo ha portato alla sua scienza». Zichichi dichiara: «Con questa statua abbiamo le prove di cosa vuol dire grande alleanza tra ragione fede e arte». Ding Wei afferma che la statua, dal nome “Galileo Galilei Divin Uomo”, «è utile per commemorare un uomo il cui lavoro è stato fondamentale per l’umanità ma anche per ereditare il suo spirito grandioso. Galileo fu l’avanguardia della rivoluzione scientifica, tutta la sua vita fu guidata contro le visioni conservatrici che ha significato emancipazione del pensiero».
Premettendo che la ragione ha portato Galilei alla propria scienza, se si vuole rafforzare l’alleanza tra ragione fede e arte e, in questo modo, ereditare lo spirito grandioso di Galileo, la collocazione di una statua del padre della scienza in una chiesa, a 18 anni dalla sua riabilitazione svolta da papa Giovanni Paolo II, non basta. Per essere più precisi: la statua rappresenta certamente un segno di avvicinamento tra ragione e fede – arte esclusa – ma l’inizio della totale riduzione della distanza tra queste due dimensioni sarebbe più evidente se la Chiesa non si pronunciasse più contro l’eutanasia, l’aborto, le staminali e simili ed evitasse di sostenere che la verità assoluta dell’uni(pluri)verso è nel cristianesimo (o meglio nel cattolicesimo). Se questo non accade, pur ponendo statue di Galilei in tutte le chiese del mondo o immagini del padre della scienza vicino ai crocifissi appesi alle pareti di tutti i luoghi pubblici d’Italia e del mondo, alla fine, ragione e scienza resterebbero ugualmente due domini separati.

2 commenti:

  1. Non c'è comunicazione possibile, purtroppo, fra Scienza e religione, dal momento che l'una tenta di raggiungere, attraverso ponderate procedure euristiche, una verità perfettibile, mentre l'altra ha la pretesa di possedere la verità perfetta senza dimostrazione.

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  2. Basterebbe eliminare da ambo le parti il concetto di verità e usare quello di interpretazione o di prospettiva o qualche altra nozione nella quale si tiene sempre presente la convenzionalità, la parzialità e la temporaneità di qualsiasi spiegazione relativa all'uni(pluri)verso...
    Da parte della scienza questo è possibile...la questione è dall'altra parte...

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