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mercoledì 21 febbraio 2018

DISsonoria: RAGAZZO dei Litfiba



- di Saso Bellantone

“Io vorrei sapere
chi governa il mondo
e cosa gli direbbe
uno che è senza lavoro.
Vorrei sapere
come si fa a cadere
e come puoi risalire
senza farti male.
Sono un ragazzo
ricordatevi che esisto
sono il re del Nulla
mentre il Nulla ruba i migliori.

Vorrei sapere
perché non è reato
fare la puttana di stato
ed abusare ogni potere.
E sono senza un letto
ma mi basterebbe un tetto
almeno fino a domani
prima che la marea cresca.
Sono un ragazzo
ricordatevi che esisto
sono il re del Nulla
mentre il Nulla ruba i migliori.

Lavorare per contare
Non si può dire che sia godere
Meglio impazzire
Che stare qui a vegetare
E sono senza un letto
Ma mi basterebbe un tetto
Almeno fino a domani
Prima che la marea cresca”.

Il mondo è retto da forze oscure transnazionali, pubbliche e private, societarie e individuali, che decidono tutto. Giocano al potere, con lo spread, la guerra, i colpi di Stato, le leggi, per puro piacere. Per godere della invasante e gradevole sensazione di essere tra i pochi, se non gli unici, a poter stabilire qualsiasi cosa, a proprio profitto, a scapito di tutti gli altri: la vita e la morte, le mode e i consumi, la salute e la malattia, il lavoro e la disoccupazione, la fortuna e la disfatta di aziende, persone, servizi, idee, sogni e incubi. A causa di questa oscura volontà, la società è ridotta a un mero programma che si ripete all'infinito sempre nel medesimo modo, pur cambiando le sfumature, in cui miliardi di burattini sono illusi di essere liberi, anche nelle inutili proteste. Il risultato, è una realtà fittizia in cui ognuno conta per nessuno. E quando si è nessuno, vuol dire che non si conta affatto. Neanche nel caso in cui si ha la fortuna di lavorare.
Sì, perché il lavoro è una questione di fortuna, di amicizie, di raccomandazioni. O si è dei geni, di cui non si può fare a meno per quella specifica mansione o disciplina; o va avanti l'amico dell'amico. E in entrambi i casi, a condizione di accrescere il potere e la ricchezza di quella o quell'altra azienda, Spa, multinazionale.
Ci si ritrova, di conseguenza, in un mondo orientato al ribasso, alla mediocrità, all'ignoranza, dominato da un'etica violenta e parassitaria, ispirata da una morale inversa e perversa, che costringe all'uniformità, all'omologazione, all'uguaglianza e alla somiglianza. O si è una fotocopia di tutti gli altri o non si ha diritto alcuno.
Il capitalismo non è altro che la carta d'identità di quelle forze che si impiantano nel presente a scapito del futuro e delle generazioni a venire. Interessa solo moltiplicare la ricchezza, qui ed ora, con l'uso della forza, della cattiveria, del male. O si è parte di questo meccanismo che arricchisce i pochi, secondo le loro regole naturalmente, o si è sacrificabili, senza speranza alcuna.
In questo brano dei Litfiba, emerge la ripetuta critica nei confronti delle multinazionali e dei governi, che alimentano questo circuito nero del potere a svantaggio dei giovani. I sogni, le competenze, i buoni propositi non valgono in una società marchiata dalle monete. Bisogna adeguarsi, obbedire, se si è fortunati lavorare così come viene imposto, senza emozioni né rimpianti. Al contrario, si resta senza lavoro senza un tetto, si rimane privi dello stesso diritto di esistere.
Ma è davvero così che si deve andare avanti? È davvero questa società il risultato dei sacrifici dei nostri antenati?
“Prima che la marea cresca”, bisognerebbe invertire la corrente.

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