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mercoledì 13 marzo 2013

Versieri: UNA FOLLA TUTTA NERA di Paul Éluard



 - di Saso Bellantone

Una folla tutta nera che procede a ritroso
La vanga penetra nel terriccio
Come una fresca vergine in lenzuola già calde
La luna annega la notte
Eppure forza rimane alle prove della vita.

La degenerazione imperversa. Non ci sono soli per regolare la propria condotta. L'essere umano li ha spenti tutti, preferendo brancolare nel buio della sua stessa capricciosità. Piagnucola continuamente, privo del trastullo che possa rallegrare il proprio imbruttimento, e nel caso in cui lo ottiene, se ne stanca subito, allo scopo di tornare a frignare, bramando un nuovo gingillo. L'essere umano si limita a vivere in questa maniera. Non conosce altre dimensioni se non quelle della mera superficialità, dell'istintivo godimento e della pochezza di spirito. È egoista, mai sazio dell'apparenza, dell'avere, del potere. Vuole mostrarsi eternamente ariano, vuole possedere tutto e subito, vuole essere onnipotente. Non gli interessa pensare, conoscere, informarsi, capire, né sacrificarsi per difendere la dignità e il diritto d'esistere propri e dei figli che verranno. Si lagna soltanto, traendo masochisticamente piacere dalla propria bassezza mentale e pulsionale mai paga di balocchi, auspicando di contagiare più simili possibili con la sua malattia decadente. E c'è riuscito. In questi tempi in cui la crisi ha invaso ogni sfera del vivente – economia, lavoro, società, famiglia, interiorità – l'umanità “procede a ritroso”, torna indietro sui propri passi evolutivi e intellettivi, auto-deformandosi nel corpo, nella mente e nello spirito. Schiava del proprio imbruttimento auto-provocatosi, si avvia verso precedenti stadi sociali in cui, priva di qualsiasi libertà, diritto e dignità, è costretta a cominciare da capo. L'umanità torna alla terra, a lavorarla nuovamente non più per nutrirsi, come ha fatto finora, ma per sopravvivere. Non c'è alternativa. Nessun sole può illuminare un sentiero diverso. Quel che è fatto, è fatto. É la sua capricciosità a splendere nella notte della sua storia evolutiva e non si sa quando, e se, verrà ancora una volta un sole. “Eppure”, nel buio della propria mente analfabeta, del proprio spirito senza dio e del proprio corpo senza pace, l'umanità resta forte. Non si arrende alle antiche sfide che si avvicinano nuovamente, stavolta però causate da lei stessa.
Rileggendo oggigiorno questi versi di Paul Éluard, non si può non pensare al decadimento attuale che imbruttisce l'umanità in maniera onnicomprensiva, retrogradandola a precedenti stadi della propria storia evolutiva, civile, politica, intellettuale, etica e spirituale. L'umanità sembra camminare all'indietro e dirigersi nuovamente alla terra, ancora calda, per sopravvivere alla metamorfosi propria e del mondo finora conosciuto e abitato. Cammina nella notte, nella notte del pensiero e dello spirito, illuminata soltanto, quasi come in una fotografia in cui il tempo è fermo, dalla luna, simbolo della causa che ha scatenato tale degradamento dell'umano: la sua capricciosità. In questo scenario talmente evidente e incontrovertibile, non resta che sperare assieme a Paul Éluard che questa “folla tutta nera”, buia come la notte stessa che sta attraversando dentro e fuori di sé, resti davvero forte alla prove, vecchie e tuttavia nuove, della vita, per sopravvivere: cioè che superi veramente questo declino, tornando a splendere come il sole delle idee e dello spirito nel giorno perduto.  

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