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di Gianmarco Iaria
Alla
voce "Sarcasmo", nel mio buon vecchio Zingarelli del 2000 risponde il
significato di: "Ironia amara e pungente mossa da animosità verso qualcosa
o da personale amarezza [...]". Per quanto mi riguarda, il Sarcasmo è
un'arma di sopravvivenza; vedere la realtà, capirla, carpirne l'essenza deve
portare direttamente ad esso. Tutte le situazioni, in ogni tempo ed in ogni
luogo, che possono dirsi -umane, sono per definizione e per natura imperfette;
è possibile dunque riscontrare in ogni cosa aspetti positivi e aspetti negativi
(radice primaria, questa, del relativismo). L'imperfezione apre la via, a
chiunque abbia mente sveglia ed aperta, a cogliere la pluralità di elementi e
sfumature dell'esistenza terrena, materiale. Porta a vedere la proporzione fra
bene e male, fra Yin e Yang, che compone l'esperienza umana ed i suoi frutti;
la stessa percezione, che a noi pare completa, è anch'essa imperfetta e
limitata perché soggettiva. Individuale. Quindi, soggetta a possibili
integrazioni, correzioni, cancellature o aggiunte. L'istinto spesso coglie la
reale essenza della materialità, ma la mente fatica di più a dare una forma e
un nome alla molteplicità di oggetti percepiti; e fra questi, ve ne sono di
positivi e negativi.
Tuttavia,
se la tensione al miglioramento ed alla perfezione necessita una costante
analisi della realtà ed annovera come caratteristica principale il
riconoscimento della negatività, ridere, o meglio, sorridere in modo
disincantato di fronte ad essa fa in modo di evitare la palude dell'immobilismo,
l'oblio dell'incapacità di migliorarsi dovuta dalla stessa consapevolezza della
negatività. Rendersi giullari, ridere di fronte alla mediocrità del male è il
primo passo verso l'infinita lotta all'infinita imperfezione. Verso il
riconoscimento di quanto sempre migliore ci sia.
Dopotutto,
una risata ci seppellirà!
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