- di Saso Bellantone
«Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro». L’ottavo giorno, l’uomo, creato «a immagine di Dio», disse: «Sia la vita in laboratorio» e la vita fu.
Non procede proprio così il Genesi biblico ma il nuovo oltrepassamento del confine tra naturale e artificiale, operato dall’uomo, la dice diversamente. Il biologo Craig Venter, infatti, ha creato da zero una cellula sintetica vivente. In breve, è stato fatto al computer un Dna sintetico, che poi è stato impiantato in una cellula ospite: il microbo risultante è stato capace di dividersi e di moltiplicarsi da solo. Ci si trova di fronte alla creazione della vita in laboratorio.
Secondo Venter «si tratta di una svolta da cui potrà trarne beneficio l’intera umanità». I risultati di questo esperimento potranno essere utili in futuro per creare batteri con nuove funzioni: per produrre biocarburanti; per pulire terreni, acque inquinate o per ridurre l’eccesso di anidride carbonica nell’atmosfera; per realizzare rapidamente vaccini; per sconfiggere molte malattie.
La cellula artificiale autoreplicante prodotta da Venter, non c’è dubbio, costituisce un grande passo in avanti della scienza nel dominio del vivente. Questo traguardo, però, non può non suscitare preoccupazione. Da un lato, fa immaginare l’enormità di benefici che l’umanità potrebbe ricavarne. Dall’altro lato, però, spaventa l’umanità che la cellula non si trasformi nella causa prima di un processo che condurrà al totale decadimento del genere umano. La letteratura e il cinema – precorrendo quella che in campo biologico può essere definita l’era-Venter – si sono spesso interrogati e continuano a domandarsi sulle conseguenze dell’abbattimento del confine tra naturale e artificiale. Per effetto di questo sconfinamento, il più delle volte s’immagina un futuro post-umano, dove quel che resta del genere umano è sottomesso o in contrasto con robots, cyborgs e creature artificiali, per la propria sopravvivenza. Non mancano, inoltre, quegli scenari dove l’intero eco-sistema terrestre è alterato a tal punto dalla vita artificiale, da rischiare la propria fine.
La creazione di Venter inquieta anche per gli effetti economici che potrebbero scaturire dall’uso della cellula artificiale nel campo medico-farmaceutico. In altri termini, la medicina e i farmaci del futuro, che deriveranno dalla cellula-Venter, saranno per le tasche di tutti? O soltanto per i più facoltosi?
In braccio a queste preoccupazioni, si spera soltanto che la cellula artificiale autoreplicante costituisca davvero l’inizio di un percorso di esperimenti scientifici utili per produrre opere che facciano del bene all’umanità intera e non – come molti grandi capitalisti già pensano di fare – per arricchire maggiormente e rendere più potenti pochissimi su molti. Se infatti c’è un terreno nel quale la fantascienza e la realtà si toccano troppo spesso, è proprio quello dell’avidità, cioè uno spazio dell’animo umano nel quale scienza, potere e ricchezza sono considerati tre momenti fondamentali per la realizzazione del proprio dominio onnilaterale e indiscusso, e non sono intesi, invece, come tre strumenti utili per fare del bene all’umanità, soprattutto ai più sfortunati, cosa che i potenti dovrebbero fare.