Disoblio ti augura un buon Natale...
IN QUESTO BLOG NON SI PUBBLICANO COMMENTI ANONIMI.
mercoledì 25 dicembre 2013
martedì 24 dicembre 2013
Non tutto è ciò che è, ma ciò che sembra
lunedì 23 dicembre 2013
OLTREWEB: Homo consumante e consumato
- di Saso Bellantone
Buon meriggio
web,
il Natale è
alle porte e come ogni anno ti prepari a passare questa ricorrenza
come di consueto, vale a dire dando fuoco alle polveri rimaste dei
tuoi risparmi e del tuo essere. I lunghi dodici mesi nei quali hai
dovuto disperatamente sopravvivere sono ormai trascorsi e adesso puoi
distenderti, puoi perderti nel labirinto di negozi e supermercati per
trovare doni costosi e inutili per ogni parente e amico e per
imbandire lussuosamente la tavola di tutti quegli alimenti e pietanze
che, com'è consuetudine, finiranno nella pattumiera.
Non è una
questione di apparenza. So che non vuoi darti a vedere. È una
tradizione. Un rito. Nel corso di ogni festa o ricorrenza occorre
abbondare, eccedere, dilapidare tutto ciò che si ha affinché il
Sole, passando per la porta degli dei, compia un nuovo giro e
consenta alla natura di rinascere e di offrire in maniera gratuita e
oltre misura tutti i beni e i prodotti necessari alla vita... e
all'essere umano.
Gli antichi
sapevano questo. Infatti ogni anno sciupavano tutti i beni posseduti,
per assicurarsi il favore della Dea Madre e ottenere in cambio un
numero di beni maggiore di quelli distrutti, consumati, sprecati.
Ma tu, mio
caro web, che sai benissimo che è la Terra a girare intorno al Sole
e che è grazie a questo moto di rivoluzione che accadono le
stagioni, dal cui mutamento sono causati i beni e i prodotti
naturali, per quale motivo ogni anno, puntualmente, così come
facevano i tuoi antenati, continui a distruggere, a consumare, a
sprecare tutto quello che hai, anzi, tutto quello che ti è rimasto?
Perché è
un'usanza? No. Perché trovi godimento o giovamento nel farlo? No. E
allora perché? Perché ti è rimasto soltanto questo? Vale a dire
distruggere, consumare, sprecare? Sì.
L'essere
umano si è ormai arroccato nell'homo consumans e non ha più
intenzione di procedere oltre nella propria scala evolutiva. Anzi,
non ci riesce. La crisi dell'economia stivalica, continuamente
mascherata dai mass-media nel paese delle meraviglie ma vissuta
realmente e dolorosamente dalla gente, ha cancellato ogni speranza,
ogni possibilità di uscire dal circolo vizioso del consumo. Manca il
lavoro, le aziende chiudono, gli enti non assumono, i giovani sono
sfruttati senza contratto né stipendio alcuno e abbandonati con un
semplice “grazie, ti faremo sapere”, gli anziani rubano gli
alimenti abbandonati nei mercati di periferia, le tasse aumentano e
si moltiplicano, e nessuno tra politici e potenti trova il coraggio
di dire basta a questo sistema di bancarotta perfetta, di continuo
indebitamento eurunitario, di interminabile spopolamento dello
Stivale, per morte ed espatrio.
Già.
L'essere umano è fermo, statico nel suo volto consumante e
consumato, senza miracoli, né speranze né paradisi artificiali.
Consumato dai prestiti, per pagare casa, bollette, figli, benzina,
ossigeno e quant'altro rientri nella vita sociale. Consumato dalla
consapevolezza che non riuscirà mai a fare pari in bilancio
tantomeno ad essere un domani in attivo. Consumato dal demone
collettivo che lo spinge imperterrito a consumare ogni fuggevole bene
e servizio, obbligatorio ormai per il proprio sostentamento, per
scansare l'estrema ratio di finire sotto un ponte, in gattabuia o tra
le braccia della Dama Nera, come accaduto a tanti altri conterranei.
Ora capisco,
mio caro web, perché continui a distruggere, a consumare, a sprecare
durante ogni Natale, Santo Stefano e Capodanno. Perché sai fare
soltanto questo. Perché ti è rimasto soltanto rovinare, dissipare,
buttare via quello che non sarà mai tuo bensì del tentacolo del
Grande Leviatano del Nord, o del Leviatano stesso, o del dio che lo
comanda, o della casta sacerdotale che sovrintende a tale dio.
E allora
consuma, mio caro web! Distruggi, spreca, dilapida, dissipa,
sgretola, logora tutto ciò che non è tuo. Finché puoi farlo.
Domani, non
potrai fare nemmeno questo.
Medita web,
medita...
pubblicato su Cmnews.it
http://www.cmnews.it/rubriche/oltreweb/homo-consumante-e-consumato/
pubblicato su Cmnews.it
http://www.cmnews.it/rubriche/oltreweb/homo-consumante-e-consumato/
venerdì 20 dicembre 2013
L'ARTE PERIFERICA: intervista a Serena Sinopoli, voce dei THE SICK DOGS
- di Saso Bellantone
Serena
Sinopoli proviene dalla provincia di Reggio Calabria ma per
continuare a soddisfare le sue esigenze artistiche e musicali ha
scelto di vivere a Cosenza. Da circa due anni ha scoperto la musica e
ha iniziato nel 2010 con un gruppo jazz\bossa fino a ritrovarsi tra
le mani il progetto più interessante della sua esperienza musicale a
cui dedica gran parte del proprio tempo, i THE SICK DOGS. “È
un
progetto nato nell’aprile 2011 quasi per caso, e proprio il caso ha
deciso di unirci, in una visione della musica così ampia, che ha
dato vita (come ho rilasciato nell’ultima intervista) ad
un genere musicale indefinito ma al tempo stesso chiaro. La prima
regola che ci siamo posti è di non prefissarci generi musicali,
sperimentare
ma senza troppi eccessi di libertà musicale o virtuosismi di genere
che, non possono che uccidere la musica come essenza, senza
rispettare chi ti ascolta”.
Come
ti sei avvicinata alla musica?
Inizialmente
ho assorbito (come gran parte di noi) la musica all’interno del
nucleo familiare che mi ha sempre indirizzato verso un certo tipo di
ascolti, jazz, fusion, Blues e quant’altro, che ha influito
tantissimo nel modo di esprimermi. La mia indipendenza musicale mi ha
spinto a ricercare sonorità più varie e tendenzialmente più Rock:
Progressive, Rock&blues, PostRock e contaminazioni.
Che
cos'è la musica?
È
un’esigenza… forse una “filosofia” messa in pratica.
Cosa
pensi riguardo al senso, allo scopo e agli usi della musica, sia a
livello individuale sia sociale, nel mondo contemporaneo?
Viviamo
un’epoca in cui la musica non ha più uno scopo prettamente
sociale… perché dovrebbe? Guardandoci intorno ognuno “cura il
proprio giardino”. Gli stessi brani evidenziano tale sentimento
intimistico risaltando gli aspetti più tormentati derivanti da
domande irrisolte che facciamo a noi stessi e alla vita. Gli usi
della musica non sono abbastanza caratterizzanti in quanto,
inconsciamente “scimmiottiamo” un po’ tutti, ciò che è già
esistito e che esiste… inevitabile in un’era di bombardamenti di
rete, televisivi, e via dicendo.
I
Greci impiegavano il termine “poiein” per significare
“creazione”. Poi questa parola, nel corso del tempo, si è
trasformata di linguaggio in linguaggio, fino a diventare in italiano
per esempio , la parola “poesia”. Quando un poeta comunica se
stesso, cioè scrive una poesia, è un creatore di mondi, riproduce
il mondo, crea nel senso pieno della parola. Puoi definire i brani
dei Sick Dogs“poesie”, opere d'arte, creazioni nel senso pieno
del termine?
Li
definisco descrizioni di stati d’animo ignoti, “domande su
domande irrisolte”, viaggi di parole, anche insensate, che
acquisiscono valore dentro la metrica, che pian piano si evolve in
ritmo e comincia a prendere forma attraverso il suono!
Qualsiasi
attività che concerne l’uso del corpo è una sorta di sfogo, un
sollievo che esorcizza le nevrosi che l’essere umano accumula
inconsciamente… Perciò il canto è una terapia, che, essendo uno
dei fenomeni naturali più affascinanti, ho deciso di perfezionare,
sia per me stessa sia per chi mi ascolta affinché sia chiaro il
messaggio che voglio comunicare.
Che
cosa raccontano i brani dei The Sick Dogs?
La
maggior parte dei brani sottolineano aspetti esistenziali (come
nei brani:
IL
DILETTO DEI TAUMATURGHI, STASI, DREAM),
attimi
di vita
(CORNICE E PRESENTE) e
(come già scritto nella precedente risposta) stati d’animo che nel
linguaggio di tutti i giorni, sarebbe difficile spiegare o quasi
impossibile, perciò subentra, nel testo, un gioco di parole e
aggettivi che possono avvicinarsi alla descrizione di tale impulso.
Ovviamente non tutti i brani si concentrano su “tali stati
d’animo”, capita che ci sia un personaggio (GREGOR:
riferimento al personaggio kafkiano),
una storia (LUPAE:
storia
di una prostituta dell’antica Roma che confessa i suoi sentimenti
alla luna),
un elogio ai grandi pensatori (PREGHIERA:
elogio a Platone e al mondo classico).
Una
musicista può sentirsi tale senza i pubblici?
Certo!
Ma il pubblico è donatore di energia, necessaria ad un musicista per
una maggiore rendita artistica.
Che
cosa significa oggi vivere come un musicista e vivere esclusivamente
della propria musica? Quali sacrifici comporta accettare questo
incarico, questa missione?
La
musica è un grande dono! Ma purtroppo sacrificio e missione sono le
parole con cui devi fare i conti tutti i giorni:
SECONDO
PUNTO sono LE SPESE (sala
prove, autoproduzione di cd, di gadget, cambio corde chitarra,
manutenzione degli strumenti ecc…);
TERZO
PUNTO è quello più comune (lavorare
quà e là il più possibile accontentandoti di poco per mantenerti i
bisogni primari:
bollette,
alimenti, affitto ecc…).
Al
momento siamo attivi a Cosenza ma vorremmo far girare il più
possibile la nostra musica viaggiando… Spero sia possibile al più
presto!
Puoi
definirti una sognatrice? Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Faccio
già quello che avrei voluto fare da tempo! Dedicarmi alla musica.
Per adesso va bene così…
Chi
vuole saperne di più su di te e sui The Sick Dogs, dove può
rivolgersi?
Come
primo contatto consigliamo la nostra pagina facebook “THE SICK
DOGS” dove potrete trovare tutte le news sulle prossime date ma
soprattutto sull’uscita del nuovo videoclip, e del nuovo ep
CORNICE, che sarà possibile reperire tramite i nostri contatti
facebook. Per ascoltare il nostro primo ep “THE SICK DOGS”
visitate le piattaforme musicali REVERBNATION, BANDCAMP, SOUNDCLOUD
(digitando il nostro nome)! Anche sul nostro canale di YOUTUBE avrete
la possibilità di ascoltare qualche nostro brano (live,
registrazioni in studio, videoclip).
Alcune
parole per i giovani.
Qualsiasi
cosa è possibile! Chiedetevi cosa vorreste fare nella vita e non
pensateci due volte per farlo!
Etichette:
ARTE PERIFERICA
mercoledì 18 dicembre 2013
Andirivieni contingente
"Nella vita non esiste viaggio di sola andata, tutto ritorna: le buone azioni, quelle cattive, il suo viso, un'idea".
martedì 17 dicembre 2013
La simpatia dell'incomprensione...
martedì 10 dicembre 2013
A volte, l'ignoranza è un bene
lunedì 9 dicembre 2013
OLTREWEB: C'è un Mandela dentro di noi?
- di Saso
Bellantone
Buon meriggio
web,
la scomparsa
di Nelson Mandela avvolge una fascia in segno di cordoglio nel tuo
braccio. Una fascia nera. Nera come il colore della pelle per la cui
libertà Rolihlahla – il nome datogli alla nascita, che significa
“colui che provoca guai” – si è sempre battuto, fondando
associazioni, movimenti, uffici legali e finendo persino dietro le
sbarre. Mandela sarà sempre ricordato per i guai causati ai
promotori e sostenitori dell'apartheid, quella forma di governo cioè
basata su alcune prerogative. Separazione tra bianchi e neri in zone
differenti, territoriali e pubbliche; proibizione della sessualità
promiscua, dell'accesso in precise zone urbane, se non per mezzo di
passaporti speciali, o dell'uso di determinate strutture pubbliche;
messa al bando di ogni opposizione comunista; obbligo della
registrazione per razza; discriminazione lavorativa; confinamento nei
ghetti. Mandela è stato un esempio di libertà per molti
connazionali, con i quali, persino dietro le sbarre e nei campi di
battaglia, è riuscito a far crollare tale regime e ad instaurare nel
Sudafrica non soltanto la democrazia, ma anche l'uguaglianza tra gli
esseri umani, indipendentemente dal colore della pelle, e la libertà.
Anzi, le libertà. Oggi tutte le proibizioni, i divieti, le
prescrizioni e gli obblighi sopra citati non ci sono più... in
Sudafrica. Ma nella democrazia planetaria, oggi, può dirsi lo
stesso?
Guardandolo
con occhi altri, il globo sembra essere un Apartheid
economico, suddiviso
cioè tra chi ha i soldi (celebrità, autorità, potere) e chi non ce
li ha. I primi sono liberi, specialmente dal lavoro, i secondi sono
schiavi, soprattutto del lavoro. I ricchi sono proprietari: di case,
terreni, aerei, treni, navi, aziende, banche, partiti, canali
televisivi, radio, giornali e persone. I poveri non possiedono
nemmeno se stessi. Infatuati subliminalmente dallo stile di vita dei
primi, inoculato nella loro psiche e nel loro inconscio per mezzo
degli strumenti di comunicazione di massa, i poveri sognano di
diventare dei ricchi e di imitare questi ultimi in ogni livello della
società.
Di abitare
nei luoghi “dei” ricchi, in ville sfarzose o case talmente
accessoriate, ecologiche e tecnologiche a un tempo, da evocare quelle
lette nelle pagine o viste nelle pellicole dei maestri della
fantascienza. Di sposarsi “tra” ricchi, con cerimonie
lussuosissime e privatissime svolte in castelli medievali, antichi
templi e monasteri o in isole felici sperdute nell'oceano, nel
deserto o nelle più alte vette del globo. Di frequentare i locali
“dei” ricchi, come i bilionaire, gli attici, i privè, le sfilate
di moda, le serate di gala, i casinò, i camping, le spiagge, i
ristoranti, i villaggi e i negozi creati dai ricchi per i ricchi. Di
accedere alle prime classi di aerei e treni, di entrare negli stadi e
nelle strutture pubbliche per mezzo di accessi riservati. Di guidare
costosissime automobili e motociclette. Di possedere le tecnologie
più recenti. Di vestire capi firmati. Di diventare, insomma, dei vip
a tutti gli effetti, aventi cioè tanti soldi, che è uguale ad avere
tanto successo, che è uguale ad avere tanta influenza nelle stanze
dei bottoni di ogni dimensione della nostra società, che è uguale
ad avere potere.
Imbambolandosi
con queste fantasticherie, i poveri non si rendono conto di aspirare
ad emanciparsi da se stessi, cioè da quell'unico elemento che li
tiene ancorati a quell'idea di umanità e di buon senso che li
contraddistingue e li fa essere, ognuno, unici: la povertà.
Che
significato ha l'attuale scaldarsi per essere tutti (di nuovo)
benestanti? Un'uguaglianza economica, e cioè l'avere tutti quanti un
conto in banca illimitato e imperituro, può forse risolvere
definitivamente i reali problemi nei quali si è coinvolti? I
malanni, le deformità, le imperfezioni genetiche non dovrebbero
essere curabili o correggibili gratuitamente? Le attività e le
pratiche inquinanti, con le quali uccidiamo il pianeta, non
dovrebbero essere sostituite da condotte ecologiche, a tutela di
esso? Le calamità naturali non dovrebbero essere previste e
prevenute? Internet, il cellulare, l'energia elettrica, l'acqua
potabile, il carburante, l'igiene cittadino, la salute, l'istruzione,
la formazione continua, la pensione, un tetto sotto il quale abitare,
ristorarsi, recuperare le forze e condividere il tempo che resta con
le persone che si ama e da cui si è amati, non dovrebbero essere
fruibili gratuitamente da tutti per diritto? Senza tassazione alcuna?
L'essere umano non dovrebbe avere per diritto naturale un lavoro col
quale sentirsi parte della comunità nella quale vive? I mezzi
pubblici non dovrebbero essere gratuiti per tutti? E se così non è
possibile, l'azienda non dovrebbe decurtare dalla busta paga le spese
che l'impiegato o l'operaio sostiene per andare a lavorare? Lo Stato
non dovrebbe conteggiare le spese a cui il disoccupato fa fronte per
trovarsi un lavoro o affrontare un concorso? L'Iva, l'Irpef, l'Inps,
le spese di registrazione, di gestione, di invio e ricezione
documenti, di assicurazione, di bollo, non dovrebbero essere
aboliti? L'essere umano non dovrebbe nascere senza problema economico
alcuno?
No, mio caro
web, non è essendo tutti quanti dei vip che è possibile affrontare
questi problemi, perché avendo le tasche piene si baderebbe soltanto
alla fama, al successo, al potere e alla differenziazione in classi,
conseguente, tra chi ha soldi e chi non ne ha. Perché per essere dei
vip, è necessario che qualcuno non lo sia. E ciò vuol dire che
occorre che qualcuno sia squattrinato, sventurato, povero e pazzo,
affinché qualcun altro sia benestante, fortunato, ricco e potente.
È
preferibile che siano tutti quanti in rosso, in bancarotta,
nullatenenti, per accorgersi di quei problemi e per accorgersi che
tante di quelle tassazioni non hanno diritto ad esistere. Sono
soltanto delle invenzioni per creare distinzioni sociali, gruppi,
divisioni tra ricchi e poveri, vip e sconosciuti, potenti e
impotenti.
Possibile,
mio caro web, che, malgrado non si sia ancora diventati tutti poveri,
non ci sia un Mandela dentro di noi? Possibile che nessuno si sia
accorto dell'Apartheid
economico nel quale
viviamo e nel quale siamo costretti? Possibile che non ci sia nessuno
che affermi “Non importa quanto stretto sia il passaggio/quanta
piena di castighi la vita/, io sono il padrone del mio destino;/io
sono il capitano della mia anima”(Invictus,
di W. E. Henley), e che si batta per la giustizia? Per il diritto ad
abitare questo mondo, sgravati dal peso delle diaboliche invenzioni
umane in vista del potere?
Riposa
in pace, Nelson, per un po' di tempo. Riposa in pace, e rinasci. Urge
un Rolihlahla per il pianeta. Noi, “neri” dell'Apartheid
economico,
abbiamo bisogno di “qualcuno che provochi guai”. Per il nostro
bene.
Medita web, medita...
pubblicato su Cmnews.it
venerdì 6 dicembre 2013
Pensieri visivi: LA FIUMANA di Giuseppe Pellizza Da Volpedo
- di Saso Bellantone
Contadini,
pastori, pescatori, fabbri, maniscalchi, muratori, calzolai,
panettieri, vetrai, ceramisti, mercanti, sarti, camerieri, badanti,
maestri, suonatori... È
interminabile la fila di lavoratori che si tenta di elencare.
Lunghissima.
È più facile esporre “chi” c'è dietro tutte quelle
professioni. Uomini e donne. Bambini e anziani. Indossano abiti
semplici, sporchi e logori. Gli unici che possano permettersi.
Trattati con cura, malgrado le macchie e gli strappi, perché non
possono comperarne degli altri. Sono poveri. Senza avere alcuno.
Vivono alla giornata, dormono dove capita. Svolgono qualsiasi
attività consenta loro e ai propri cari di sopravvivere un giorno
ancora. Non hanno sogni né aspettative. Resistono, fieri nella
sofferenza, aiutandosi gratuitamente tra di loro. Specie innanzi alle
crudeltà dei ricchi.
Odiano i ricchi. I ricchi hanno
tutto. Non lavorano mai. Hanno gli abiti più costosi, usati una
volta sola e poi gettati. Hanno soldi, case, terre, tecnologie,
tutto. Vivono alle spalle dei poveri, serviti e riveriti sempre,
dall'alba al tramonto. Non lavorano mai e insegnano ai propri figli
di fare lo stesso. Sono i proprietari dei sogni e sperano, anzi,
fanno di tutto per poter ampliare la propria fortuna con il minimo
sforzo. Impartiscono ordini, voltafaccia e ipocriti, e non aiutano
nessun altro. Nemmeno del proprio rango. A meno che non debbano
ingrossare domani il proprio tornaconto, la propria ricchezza e
autorità, contate sulle teste dei poveri che hanno, e avranno.
La
fiumana
di Giuseppe Pellizza De Volpedo fa pensare al passato, e spinge a
chiedersi se quest'ultimo sia passato davvero oppure stia ritornando.
C'è stato un momento in cui si credeva di cancellare definitivamente
la povertà dalla faccia del pianeta, invece la povertà è
ricomparsa e, con essa, è tornata la separazione nelle classi degli
abbienti e dei nullatenenti. Tale diversificazione però, rispetto a
quelle passate, nella cornice della globalizzazione di tutti i
comportamenti e le dimensioni umane, sembra essere fatale. Decisiva.
Ultima. Sembra proporsi come la base di un nuovo ordine mondiale, nel
quale i primi, ora e sempre, comandano, e i secondi, ora e sempre,
obbediscono.
Le
multinazionali e le banche tengono sotto scacco gli Stati,
decidendone le sorti con semplici click e costringendoli a peripezie
economico-finanziarie per restare a galla. Tali manovre prevedono un
aumento continuo delle tasse, che si ripercuote sull'economia
statale, decretando un aumento del costo della produzione e del
consumo dei beni e dei servizi, e una diminuzione della moneta in
circolo. La gente evita di spendere, riduce le spese il più
possibile. Per assicurarsi il pagamento di tasse, mutui, prestiti e
finanziarie, compra l'essenziale, quei prodotti cioè necessari per
il sostentamento. Il superfluo è scansato accuratamente e, malgrado
le speranze di venir fuori un domani da tale circuito
d'indebitamento, la gente continua a indebitarsi, a fare nuovi mutui,
prestiti e finanziarie per pagare le tasse, e sopravvivere.
Le
aziende chiudono: per il medesimo problema; per i crediti che non
riscuoteranno mai; per il costo del lavoro; per l'IVA, l'INPS, il
CCNL e quant'altro. Gli operai vengono licenziati. Gli enti pubblici
subiscono drastiche riduzioni del personale, comportando un
peggioramento dei servizi. I giovani, neolaureati e professionisti,
espatriano, dopo l'illusione di contratti a progetto o a tempo
determinato, reali e fittizi, dal quale non ne hanno ricavato nulla,
fuorché l'aver fatto un favore alle aziende ed essere mandati a casa
con un semplice grazie. Gli anziani non arrivano al giorno 10 di ogni
mese. Gli immigrati fuggono dalla morte per trovarne una nuova. Si
perde il lavoro, la casa, la famiglia, se stessi. Si impazzisce. Si
diventa criminali, consapevolmente, perché il
dio-denaro-multinazionale-banca non propone alternativa alcuna per
restare onesti.
Innanzi
a tale implosione generale interna, gli Stati chiedono fondi a banche
centrali e ad enti internazionali per il credito, aumentando a loro
volta, da un lato, il debito pubblico che mai riusciranno a
estinguere, dall'altro lato l'implosione stessa. I politici, in
ultima istanza, fingono di operare, di assumere delle posizioni e
delle scelte a favore della gente, assicurandosi, alla fine, che
tutto resti uguale a prima, vale a dire nella forma con la quale sono
giunti al potere e all'aspettativa di radicarsi nel ceto degli
abbienti, dei potenti della terra.
La
povertà è tornata, e all'orizzonte non si vede modo alcuno per
contrastarla, per combatterla. La gente è ormai disperata e
rassegnata. Ha paura di ribellarsi perché sa che sarà presa a
manganellate, incarcerata o trucidata senza battito di ciglia alcuno
di altrettanta gente in uniforme, costretta a fare il proprio dovere,
per non essere manganellata, incarcerata o trucidata anche lei. È la
fine. La falsa democrazia ha condotto alla catastrofe: un orrendo
totalitarismo del mercato, nelle mani di pochi ricchi.
Il
futuro è già segnato e molti ancora non lo sanno. Non sanno che li
spetta tornare nuovamente alla condizione rappresentata da La
fiumana.
Poveri contro ricchi. Poveri, ma stavolta senza speranza di riscatto
alcuno dalla propria misera esistenza.
Etichette:
PENSIERI VISIVI
mercoledì 4 dicembre 2013
Nuovo realismo
"C'è un solo modo per uscire dal labirinto delle idee... radicarsi con più forza nelle profondità della terra".
martedì 3 dicembre 2013
Dispendio senza meta
lunedì 2 dicembre 2013
OLTREWEB: Vittima sacrifi-sconi
- di Saso
Bellantone
Buon meriggio
web,
dopo
una pausa durata anche troppo, la rubrica OLTREWEB torna, richiamata
prepotentemente dalla strana aria che si respira in questi giorni. Ha
il profumo di cambiamento, di metamorfosi, quest'aria. È provocata
da una crisalide che improvvisamente ha deciso di trasformarsi in
farfalla, per volare nel cielo di ogni singolo individuo e difenderne
i diritti fondamentali. Per diventare tale, però, tale ninfa aveva
bisogno di una vittima sacrificale e sembra l'abbia trovata.
Decidendo la decadenza de l'uomo-che-chiede-il-consenso,
la crisalide-Parlamento sta facendo la storia. Si sta purificando di
tutti i mali della politica stivalica ereditati, per chiudere una
pagina (lunga, ahinoi!) della storia politica dello Stivale e di
aprirne una nuova. Ella va verso un nuovo inizio, con il quale
tornare (o cominciare?) a occuparsi seriamente della cosa pubblica,
del bene comune, dello Stato. Ciò perché lo Stato (cioè l'insieme
dei cittadini e del patrimonio mobile e immobile stivalico) soffre.
Sta morendo. E una tale mutazione, generata con il sacrificio umano,
è divenuta necessaria. Doverosa. Inevitabile.
Difatti: gli imprenditori si suicidano. Gli operai vengono
licenziati. Le aziende chiudono. Le attività commerciali dichiarano
fallimento. I giovani espatriano. I pensionati lavorano in nero. I
disoccupati non sanno dove sbattere la testa. Gli inoccupati invece
sanno di doverla picchiare nel muro della disperazione e della morte
certa, non fosse per le associazioni umanitarie e religiose, famiglie
comprese (associazioni non riconosciute, i cui sacrifici non sono
applauditi da nessuno), che danno loro un pasto caldo e un tetto in
cui dormire. Chi fortunatamente lavora ancora, non sa come pagare le
tasse, che aumentano di continuo, né come arrivare a fine mese. I
figli (fortunato chi va ancora a scuola o all'università) diventano
criminali. Si drogano, bevono, spacciano, si prostituiscono, sicuri
di non avere futuro alcuno. Gli immigrati, senza alternativa nel loro
paese d'origine, muiono, o vengono rispediti a calci al mittente, in
spregio alla carta dei diritti fondamentali dell'uomo...
Sì. C'era proprio bisogno di questa mutazione e di questo
sacrificio. È giunta l'ora di rimboccarsi le maniche e di lavorare
per davvero, per ridare un po' di speranza a chi non ne ha più.
Ma sarà proprio così? Il Parlamento stivalico o, meglio, la
politica stivalica ha realmente deciso di darsi da fare? Di operare
PER la gente?
Il profumo di cambiamento che si respira nell'aria è forte, sì, ma
tale intensità sembra celare un cattivo odore, sembra puzzare.
Sembra si tema il malcontento generale che ormai è diventato una
bomba ad orologeria che potrebbe minare dalle fondamenta la
Repubblica stivalica. La gente (sopra sintetizzata, e anche
malamente), potrebbe ribellarsi davvero. Potrebbe scagliarsi contro
la politica stivalica, prenderne brutalmente il posto e fare quello
che non è stato fatto finora.
È
possibile, dunque, che la politica stivalica abbia sacrificato
l'uomo-che-chiede-il-consenso
per salvare il salvabile? Per salvare se stessa? È possibile che le
scissioni di partito, la nascita di nuovi, il cambio di segreteria,
le nuove alleanze siano da intendere in questo senso? È possibile
che dopo Cesare, Robespierre, Bettino Craxi, il Parlamento abbia
deciso di offrire una vittima sacrificale per mantenere il proprio
potere? Per illudere la gente che adesso è l'ora della giustizia?
Della legalità? Della trasparenza? E nel frattempo riassemblare gli
equilibri e continuare a occuparsi degli interessi personali,
assicurandosi ora il mantenimento dello Stivale nella zona-Leviatano
per poi riscuotere pacchetti di potere all'interno del Grande
Leviatano del Nord? E tutto questo, natauralmente, a scapito degli
stivalici creduloni?
Si respira una strana aria in questi giorni. Ha il profumo di
cambiamento, di metamorfosi, quest'aria. Ed è forte. Ma tale
intensità sembra celare un cattivo odore, sembra puzzare. Possibile,
mio caro web, che hai disimparato a riconoscere gli odori? A
distinguere il profumo dal cattivo odore? E se invece non l'avessi
mai dimenticato?
Medita web, medita...
pubblicato su Cmnews.it
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