“Secondo voi il terrorismo è finito?” – questa è la principale domanda che più volte è riecheggiata ieri sera, presso l’Anfiteatro comunale di Bagnara Calabra, in occasione della presentazione del libro, edito per la casa editrice Mursia, dal titolo “Il terrorismo” di Antonella Colonna Vilasi. Ha introdotto l’autrice lo storico reggino Natale Zappalà il quale, leggendo alcune pagine della storia d’Italia, riportanti le testimonianze rilasciate dai superstiti della strage di piazza Fontana, ha sottolineato che cos’è il terrorismo politico, visto e provato da parte delle masse: dolore, paura, panico, sangue, morte, innocenza, insensatezza. Numerosi i partecipanti, tra cui il sindaco della cittadina tirrenica, Cesare Zappia, e l’assessore per il Turismo e per le politiche del territorio, Giuseppe Spoleti, rappresentanti dell’amministrazione comunale che ha voluto presentare l’opera di Vilasi a Bagnara per non dimenticare il passato e continuare a interrogarsi sui cosiddetti “anni di piombo”.
Così come ha spiegato l’autrice, l’opera si compone di tre parti (riguardanti la logica del terrore, il brigatismo rosso e il brigatismo nero) e rappresenta una mappa dei principali attentati terroristici e delle organizzazione brigatistiche susseguitesi, a partire dalla strage di piazza Fontana, fino ai nostri giorni. Mediante le domande poste all’autrice dai presenti, si è evidenziato che il nostro tempo dev’essere letto anche alla luce del brigatismo rosso e nero che segnato gli ultimi cinquant’anni della storia italiana.
Con la fine della Guerra Fredda e il crollo del muro di Berlino comincia una nuova era, quella cioè planetaria (o della cosiddetta mondializzazione), nella quale le antiche logiche e forme di lotta politica, tra i quali il terrorismo, cambiano volto, protagonisti e campo. Non si tratta più di un terrorismo armato rosso e nero – tipologie politiche insensate di fronte alla metamorfosi partitica e alla crisi ideologica che caratterizza la nuova età, di Stato in Stato – ma di un terrorismo di lobbies, religioso, mediatico, psicologico, farmacologico (allarmismo epidemico e pandemico), capitalistico e criminale. Non si tratta più di ottenere il dominio di uno Stato mediante le ideologie e i partiti, ma di edificare un nuovo ordine mondiale mediante il controllo programmatico dell’economia, dei capitali, dei beni di prima e seconda necessità, dei mezzi militari, tecnici, mediatici, accademici e via dicendo. Insomma, si ha a che fare con una corsa di pochissimi potenti, criminali e non, per il dominio globale del pianeta e, a tal fine, tutto può essere impiegato.
Il libro di Vilasi costituisce una chiave di lettura per leggere la realtà italiana attuale alla luce dei suoi ultimi cinquant’anni, e rappresenta un punto di partenza per capire la realtà che ci sta attorno, in Europa, all’Ovest, all’Est, nel medio-Oriente. Malgrado alcune vicende lampanti e strazianti – per fare qualche esempio, si pensi al caso Moro, alle stragi di Capaci e di via d’Amelio, all’11 settembre, all’attentato Di Landro – testimoniano la sopravvivenza di quella forma di terrorismo che fa lotta politica e ricatta lo Stato mediante l’uso delle armi e della forza, oggigiorno sembra che il terrorismo abbia mostrato il suo volto peggiore: l’invisibilità. Attualmente il terrorismo si manifesta nel senso di un modo di pensare, capace di nascondersi in tutte le sfere della società e di colpire chiunque e ovunque, sia con sia senza l’uso della forza e delle armi. È un modo di pensare freddo, spietato e calcolante che attraverso le mode, le tecnologie, la dolce vita e persino i saperi, raggiunge ognuno di noi e ci rende impotenti e dementi, al fine di accelerare la lotta “personale” per il dominio della Terra. Ma il pensiero è qualcosa che non si vede e, per questo motivo, il terrorismo è qualcosa che difficilmente può essere riconosciuto e combattuto.