- di Saso Bellantone
Riemergere.
Respirare.
Non si può trattenere il
fiato per sempre.
È una legge naturale,
malgrado si continui a credere che si un'opzione. Si è sicuri, anzi,
che l'apnea sia il proprio modo d'essere, la propria natura, e, forti
di questa certezza, pur incrociando grandi intuizioni, passioni o
scoperte rivoluzionarie, alla fine, o si torna a galla o si muore.
È sempre così.
In qualsiasi sfera della
conoscenza o della vita decida di fare la sua nuotata, l'essere umano
deve decidere se abbandonarsi all'istinto di riprendere fiato o
inabissarsi.
Sceglie sempre, tuttavia,
di sprofondare, intontito dalla mancanza d'aria, scambiando
involontariamente poli e stelle fisse: la follia gli appare come
ragionevolezza, l'artificiosità come naturalezza, l'egoismo come
altruismo, il male come bene, l'odo come amore, l'orrore come il
sublime.
E si perde.
Perennemente in balia
delle maree abissali, sbattendo tra gli scogli, incastrandosi tra le
alghe e azzannato dagli squali, l'essere umano tenta ancora un'ultima
bracciata e un ultimo colpo di pinne nella speranza di raggiungere il
relitto che custodisce il forziere.
Eccolo.
Finalmente gli si trova
innanzi.
Ancora una bracciata.
Lo tocca.
Prende la chiave che è
nella sua anima.
La inserisce.
Gira.
Apre lentamente...
...e un turbinio di onde
e flutti lo strappa dagli abissi del mare, riportandolo alla luce del
sole, all'aria, contro la sua volontà.
La rabbia e la delusione
rendono ciechi.
Poi, però, subentra il
respiro.
L'essere umano comincia a
riempirsi d'aria.
E ancora e ancora.
E il bagliore comincia ad
affievolirsi finché si abitua nuovamente a vedere.
E vede che niente è come
prima.
Tutto è all'inverso
rispetto a come lo ricordava.
Anzi, forse adesso tutto
sta dove deve.
Al proprio posto.
In ordine, chiaro, senza
sfumature né sbavature.
Respira ancora l'essere
umano.
Se ne rende conto e
adesso vuole continuare a farlo.
Avidamente.
Senza sosta.
Ancora.
E ancora.
Perché ogni respiro
chiarisce le cose...
Tutto era capovolto,
prima, illuminato male, privo d'aria, stantio.
E adesso niente è come
credeva.
Neanche lui.
Ma ora l'essere umano lo
sa.
Sa chi è e sa bene che
l'apnea non è la sua natura.
Sa di essere fatto
soltanto di aria e che l'aria stessa simbioticamente è intrisa della
sua essenza.
Adesso, sa che il
forziere non esiste e che il tesoro, in realtà, è il respiro.
L'apnea è un capitolo
chiuso.