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mercoledì 22 agosto 2012

LA LAMIA



- di Giuseppe Delfino
Tra i Greci di Calabria sopravvive (almeno fino a qualche anno fa) un mito risalente addirittura all'antichità e che, attraverso i secoli e nonostante la cristianizzazione (si sa che molte reminiscenze pagane si son conservate come “sostrato”: basta vedere le ben famose fusioni di cristianesimo e credenze indigene in America Centrale e Meridionale), si è tramandato fino ai giorni nostri. Il mito in questione è la Lamia: le “lamie” dell'antichità greca erano figure in parte umane e in parte animalesche e rapitrici di bambini, fantasmi seduttori che si trasformavano in bellissime donne per adescare giovani uomini e nutrirsi del loro sangue e della loro carne. Erano chiamate anche “empuse”, ma quest' ultime erano figlie o ancelle di Ecate (dea delle streghe greca, ma di origine pre-indoeuropea): solo in un secondo momento i nomi divennero intercambiabili, e passarono ad indicare generalmente le streghe e demoni (significato che si ritrova anche nel Medioevo).
Il mito racconta che Lamia era una bellissima regina della Libia, che ebbe da Zeus il dono di levarsi gli occhi dalle orbite e rimetterli a proprio piacere. Presto Zeus si innamorò di Lamia (è risaputo che Zeus amava avere rapporti sessuali in continuazione con molte donne), provocando la rabbia di Era , la moglie-sorella di Zeus, che si vendicò uccidendo quasi tutti i figli che quest'ultimo ebbe da Lamia. Era, secondo i Greci, era molto gelosa, e cercò spesso vendetta contro i figli adulterini del re degli dei (Eracle, figlio di quest'ultimo e di Alcmena, ne è l'esempio più lampante).
Lamia, lacerata dal dolore, iniziò a sfogarsi divorando i bambini delle altre madri, dei quali succhiava il sangue. Il suo comportamento innaturale fece in modo che la sua bellezza originaria si corrompesse, trasformandola in un essere di orribile aspetto capace, come detto, di mutare forma e apparire attraente per sedurre gli uomini, allo scopo di bere il loro sangue. Per questo motivo la lamia viene considerata una sorta di “vampiro” dell'antichità (assieme alle sopracitate “empuse” e alle “strigi” romane).
I vampiri (o miti simili ad essi) fanno parte del folklore di molti popoli della Terra, europei e non: possiamo citare, ad esempio, il “nukekubi” del Giappone o il “mandurugo” dei Tagalog (Filippine) . La Lamia è, come detto, un mito sopravvissuto presso i greci calabresi e anche presso quelli della Grecia, ma le leggende sui vampiri sono soprattutto di origine slava, il più famoso dei quale è la βρυκολακα, una sorta di non-morto che si aggira per le case chiamando per nome le vittime designate o bussando nelle case: può entrare nelle abitazioni solo se invitato espressamente da chi vi si trova all'interno e, quando accade, può ottenere le sue vittime. Nella lingua greca moderna, il termine βρυκολακα è tradotto semplicemente con “vampiro”, estenendo così il suo campo semantico a tutti i vampiri e affini compreso il più famoso di tutti, il Conte Dracula (derivato dalla tradizione del romanzo gotico inglese e ispirato al principe romeno Vlad III di Valacchia vissuto nel XV secolo).

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