- di Saso Bellantone
C’è una lucciola che ogni giorno si aggira solitaria nel labirinto silenzioso del nostro animo. Il suono dei suoi tacchi a spillo scuote il torpore della nostra vuota quotidianità e attrae a tal punto la nostra bramosia di sregolatezza che resistere diventa sempre più difficile. Ma arriva sempre il momento nel quale i fili della ragione comunemente accettata si spezzano ed è allora che gridiamo al mondo il nostro amore nascosto e proibito. Quando questo avviene, la compagna che altri ci hanno imposto al momento della nostra nascita, uguale per ognuno, ci accusa di infedeltà e ci costringe a riconoscere la colpa, a pentirci, a tornare alla fredda e silenziosa monotonia coniugale, evirando nel nascere ogni futura tentazione di cedimento. Memori della severa lezione subita, molti si perdono come dei fantasmi per il resto dei propri giorni in questo rapporto nuziale mai voluto, dimenticando l’illusione del vero amore. Ma altri, restano vittime della strampalata gelosia di quella metà che non ama nessuno dei propri compagni e vuole soltanto comandare. Questa sposa è il sistema democratico vigente ma la sgualdrina è la voglia di cambiarlo.
C’è una lucciola che ogni giorno si aggira solitaria nel labirinto silenzioso del nostro animo. Il suono dei suoi tacchi a spillo scuote il torpore della nostra vuota quotidianità e attrae a tal punto la nostra bramosia di sregolatezza che resistere diventa sempre più difficile. Ma arriva sempre il momento nel quale i fili della ragione comunemente accettata si spezzano ed è allora che gridiamo al mondo il nostro amore nascosto e proibito. Quando questo avviene, la compagna che altri ci hanno imposto al momento della nostra nascita, uguale per ognuno, ci accusa di infedeltà e ci costringe a riconoscere la colpa, a pentirci, a tornare alla fredda e silenziosa monotonia coniugale, evirando nel nascere ogni futura tentazione di cedimento. Memori della severa lezione subita, molti si perdono come dei fantasmi per il resto dei propri giorni in questo rapporto nuziale mai voluto, dimenticando l’illusione del vero amore. Ma altri, restano vittime della strampalata gelosia di quella metà che non ama nessuno dei propri compagni e vuole soltanto comandare. Questa sposa è il sistema democratico vigente ma la sgualdrina è la voglia di cambiarlo.
Se in Cecità denuncia l’indifferenza dominante il mondo contemporaneo, nel Saggio sulla lucidità (2004) José Saramago critica la democrazia e il sistema elettorale vigente perché proprio in quest’ultimo, che è il primo fronte di ogni decisione popolare, la lotta all’indifferenza risulta perdente in partenza. La sconfitta a priori del popolo avviene a causa del valore politico comunemente riconosciuto alle possibili opzioni di voto durante le tornate elettorali. Per rendere l’argomento esaminato un problema di qualsiasi democrazia, Saramago riduce tutte le possibilità di voto nelle seguenti: partito di destra; partito di mezzo; partito di sinistra; scheda nulla; astensione; scheda bianca. Ogni volta che si va a votare si sceglie tra una di queste opzioni e alla fine si stabilisce chi va al governo, chi va all’opposizione, chi in nessuno dei due. Le astensioni, le schede bianche e le schede nulle non hanno valore politico, fuorché garantire la regolarità delle elezioni. Per farla breve, dopo ogni votazione ci sarà sempre un governo, sia di destra, di mezzo o di sinistra. Ma il problema che Saramago si pone è un altro: che accadrebbe se la maggior parte della gente non si sentisse rappresentata da nessun partito e, per questo motivo, decidesse ad esempio di votare scheda bianca? Che accadrebbe se i risultati delle votazioni fossero l’8 per cento per il partito di destra, l’8 per quello di mezzo, l’1 per quello di sinistra, nessuna scheda nulla, nessuna astensione, mentre l’83 per cento delle schede restanti fossero schede bianche? Ci troveremmo in una situazione paradossale: in breve, non sarebbe possibile costituire un nuovo governo. In un caso del genere, che cosa accadrebbe?
Proprio in questo modo s’inaugura il Saggio sulla lucidità. Saramago pensa che con queste regole elettorali il popolo è impotente. Anche se si verificasse una simile situazione elettorale, imprevista agli occhi della legge, nella quale il popolo manifesta con la scheda bianca la propria volontà di cambiare la società, la classe dirigente in carica prima delle elezioni gestirebbe il fenomeno a proprio favore. Il popolo è illuso di poter cambiare le cose con queste regole elettorali, ma non è così. La classe politica, infatti, possiede un potere che il popolo non ha, ossia quello di stare nel contempo dentro e fuori la legge. Le regole elettorali vigenti assicurano alla classe politica il mantenimento di un sistema che le garantisce quel potere, del quale il popolo è estraneo. Ogni avvenimento, elettorale e non, è impiegato dalla classe politica per questo scopo, per consolidare il sistema e in questo modo se stessa. Ogni sistema infatti è eterno, non ammette falle capaci di annientarlo, anzi, se dovessero verificarsi, le re-interpreta per potenziarsi, le ingloba, se ne appropria per confermarsi più potente di prima. Il sistema democrazia, in questo senso, è un meccanismo perfetto che assicura alla classe politica la gestione del potere. Il popolo s’illude di partecipare al governo del paese, di prendere decisioni mediante il proprio voto ma di fatto non decide nulla. Anche nella situazione paradossale descritta da Saramago, chi decide veramente, chi ha l’ultima parola è la classe politica. In questa prospettiva, la democrazia, così com’è, a partire dal sistema elettorale vigente, è una oligarchia tirannica. Il rapporto tra governanti e governati non è di libertà, uguaglianza e fratellanza ma tra padroni e schiavi. Nella democrazia, il potere è la capacità di muoversi liberamente dentro e fuori la legge, caratteristica esclusiva dei governanti. I cittadini, i governati, sono impotenti e sono perciò eternamente esposti alla forza di chi li governa, alle decisioni cioè della classe politica.
Saramago propone di riflettere sulla questione del potere e della legge nel sistema democratico in vigore, ipotizzando che cosa si verificherebbe se il popolo manifestasse con la scheda bianca la propria volontà di cambiamento. La classe politica al governo prima delle elezioni, si attiverebbe per mantenere il sistema vigente che assicura il proprio potere, utilizzando l’esito stesso della votazione contro il popolo. Con il pretesto di salvare il paese e la democrazia, la classe politica si avocherebbe il potere con la forza, dichiarerebbe lo stato d’eccezione, sospenderebbe i diritti, indagherebbe sull’accaduto spacciando la votazione nel senso di un infame attentato contro la democrazia. Se non riuscisse a produrre prove (false, naturalmente) di un piano organizzato contro la democrazia, passerebbe dallo stato d’eccezione allo stato d’assedio, si trasferirebbe in un’altra città o paese, considererebbe i cittadini dei traditori della nazione perché hanno votato scheda bianca: «Votare scheda bianca è un diritto irrinunciabile, nessuno ve lo negherà, ma proprio come proibiamo ai bambini di giocare col fuoco, così abbiamo avvisato i popoli che va contro la loro sicurezza cincischiare con la dinamite» (p. 82). Se lo stato d’assedio non bastasse, allora si passerebbe alla lotta psicologica contro il popolo rivoltoso, perché desideroso di cambiare. Si piloterebbe l’informazione, pubblicando in prima pagina titoli severi e provocatori contro la rivolta delle schede bianche. Si provocherebbero degli attentati dinamitardi, attribuendoli a un movimento sovversivo inesistente, per rendere credibile l’esistenza di un simile movimento. Se si decidesse di commemorare con un corteo funebre i morti di questi attentati, la classe politica interpreterebbe la cosa come un’insurrezione bianca e farebbe di tutto per disperdere il corteo. Qualsiasi argomento, insomma, sarebbe strumentalizzato per soffocare sul nascere la volontà di cambiamento del popolo e rinvigorire il sistema che assicura il potere della classe politica.
La scheda bianca, all’interno della poetica di Saramago, è la lucidità popolare della cecità onnilaterale che pervade l’era contemporanea. Rappresenta da un lato la presa di coscienza del popolo del male bianco dominante, l’indifferenza; dall’altro lato, simbolizza la denuncia e la volontà di affrontare questo morbo, la volontà di cambiare la società. Chi vota scheda bianca è stanco di stare in silenzio, di restare indifferente e vuole cambiare le cose. Ma la classe politica non lo permette perché ne va del proprio potere. Per questo motivo, ritorce questa presa di pozione del popolo contro il popolo stesso, tenta in tutti i modi di convincerlo del contrario, facendogli pesare la volontà di cambiare come una colpa immane e imperdonabile e riducendo al silenzio chi si espone in prima persona contro la classe politica stessa.
Il Saggio sulla lucidità è un invito a capire che la lotta contro l’indifferenza e il cambiamento della società comincia nel prendere coscienza dei limiti della democrazia, primo fra tutti il sistema elettorale. Per farla breve, è necessario ripensare il valore politico della scheda bianca. Non può più costituire un voto ininfluente nella scelta di chi deve rappresentare il popolo. Dev’essere, piuttosto, uno strumento utile al popolo per contestare la classe politica, i partiti e magari impedire loro di ripresentarsi alle elezioni future. Anche se difficilmente potrà presentarsi nella vita reale una situazione elettorale simile a quella descritta in questo romanzo, resta da chiedersi se nel Saggio sulla lucidità Saramago descriva soltanto un’ipotesi, una realtà immaginaria o il “tempo normale” nel quale viviamo, dove la democrazia si mostra quotidianamente alla maniera di un’oligarchia tirannica, di un dominio incontrastato e perenne della classe politica, che solo chi non è cieco riesce a vedere*.
* Il testo della presente recensione è stato modificato su suggerimento dell'amico Antonino Dato, a proposito del valore politico della scheda bianca. Nel testo precedente si sosteneva erroneamente che le schede bianche, terminato lo sfoglio elettorale, vengono assegnate al partito (lista o coalizione) che ha ottenuto maggiori consensi. Non è così: le schede bianche non hanno valore, al pari delle schede nulle, per l’esito delle elezioni fuorché garantire la regolarità delle elezioni stesse. Questo, in ogni caso, testimonia maggiormente l’assenza di strumenti elettorali che riconoscano al popolo un potere contrapposto alla classe politica tutta, dunque al di là dei partiti. Il potere cioè di non scegliere nessuno dei candidati di una precisa tornata elettorale e, in caso di maggioranza di una tale non-scelta (scheda bianca), il potere di impedire a questi candidati di ripresentarsi in future elezioni. Scusandomi per l’errore, ringrazio l'amico per i chiarimenti forniti: questo dimostra che un blog non è un diario privato ma uno strumento utile a tutti per stimolare il dialogo, per informarsi, per comprendere e correggersi, specialmente per il sottoscritto.