- di
Saso Bellantone
Chiuse
di nuovo il portabagagli, salì a bordo della Fiat Kappa e,
assicuratosi che tutte le cianfrusaglie poste dietro non impedissero
la visuale dallo specchietto retrovisore, partì, per l'ennesima
volta, direzione sottotetto. Era il secondo trasloco in due giorni.
Aveva dormito una sola notte nell'appartamento di via Guglielmo
Radio, dopo averlo pulito e ripulito per due giorni di fila, ma come
previsto e anticipato a Federica, e naturalmente passato in sordina,
non andava bene. Troppo frastuono notturno. La via Guglielmo Radio
era una arteria principale della città e anche la domenica, perfino
d'estate, era sempre frequentata da automobili, camion e moto
talmente rumorose da credere di ritrovarsele nella camera da letto.
“E
ora che facciamo?”aveva detto Federica, mettendosi a sedere sul
letto, in lacrime, guardando la piccola Nicole che dormiva
placidamente “Come facciamo a dormire?”.
Silvestro
alzò la testa dal cuscino ancora avvolto dal sonno, guardò prima
lei poi la figlia e rispose: “Intanto proviamo a dormire. Domani si
vedrà”.
Ovviamente
l'ultima parola toccò mille volte a Federica, che pensò di
programmare un nuovo trasloco l'indomani, contattando agenzie,
proprietari, santi e diavoli, malgrado gli occhi e la voce di
Silvestro mostravano chiaramente la necessità, e l'urgenza, di
riposare.
Così
il giorno dopo, mentre Rossella, la cugina di Federica appena
arrivata, liberava le camere e sistemava scatole e valigie, Silvestro
faceva viaggi dall'appartamento in via Radio alla soffitta in via
Evoluzione, chiedendosi cosa aveva fatto di male per ritrovarsi, da
tre-quattro giorni sempre con la maglia sudata a tal punto che
sembrava appena tolta dall'acqua. Non seppe rispondere, tutte le
volte che se lo chiese, ebbe solo l'impressione che il suono del
portabagagli che si richiudeva fosse qualcosa di più, che lo
colpisse dentro, che chiudesse, qualcosa, dentro.
Con
questa sensazione ogni volta si recava in via Evoluzione con la
macchina carica, con la stessa sensazione si stava recando adesso,
nell'ultimo viaggio, con a bordo, lato guida, Federica e la piccola
Nicole, ignara e dormiente.
“Ti
dovrebbero fare santo!” sorrise la compagna, con un'espressione di
scusa.
“Lasciamo
stare” rispose sarcastico “San Pietro mi ha mandato un whatsapp,
dicendo che comunque ha cambiato di nuovo serratura”.
“Che
sei scemo!”
“Sei
sicura?” chiese, guardandola con occhi sorridenti “Potrei
abbandonare la mia calma serafica e incazzarmi, per il nuovo
trasferimento, per il fatto di avertelo detto che la casa era
rumorosa, per il fatto che avevi deciso di cercare casa con più
calma, come suggerito anche da Davide, e poi hai avuto di nuovo
fretta, perché avevo la sensazione che saremmo tornati in via
Evoluzione...”
“Ok
ok! Sei un santo, sei bravo!”
“Limitiamoci
a bravo, va” scoppiò a ridere, seguito dall'interlocutrice, “Lo
faccio solo perché c'è anche Nicole. Ma adesso, anche se scoppiasse
una bomba sotto casa, la nuova intendo, restiamo qui per almeno
due-tre anni.”
“Concordo!”
rispose Federica, scoppiando nuovamente a ridere “Ma Davide e
Rossella che fine hanno fatto?”
“Hanno
preso un'altra strada... eccoli lì che arrivano anche loro con la
Ford.” disse Silvestro, notandoli dallo specchietto retrovisore.
Gli
amici parcheggiarono di fianco alla Fiat Kappa e, scaricate le
macchine, cominciarono a portare su tutto quanto.
In
realtà, molta della roba era già stata portata in soffitta da
Alessia e Roberta, le figlie di Davide e Teresa, mentre la madre si
era già attivata nel fare le pulizie, una volta appresa la notizia
da Silvestro che, in mattinata, sarebbero tornati in mansarda.
Davide,
Teresa, Roberta e Alessia erano i vicini storici della casetta rosa
di via Evoluzione. Abitavano al primo piano ed erano stati i primi a
conoscere, alcuni anni prima, quando Silvestro e Federica si erano
trasferiti per lavoro a Nuova Città. Una famiglia semplice, umile,
pacifica e piena di amore e di sorrisi, che viveva assieme alla
nonna. Poi, giunta la notizia di Nicole, Silvestro e Federica erano
rientrati al paese natio, e adesso, dopo la pizzata della sera prima
fatta in casa da Teresa, i due erano tornati nuovamente al sottotetto
di via Evoluzione, nell'incredulità di Roberta e Alessia, nipotine
doc, acquisite per il grande affetto provato nei loro confronti. È
probabile che anziché il frastuono di via Guglielmo Radio fosse
stata propria la pizzata di Teresa a convincere Federica a ritornare
in via Evoluzione, una volta appreso che la mansarda era di nuovo
libera. Forse era stata la birra con Davide a convincere Silvestro. O
forse l'attenzione di Roberta e Alessia, come se non ci si vedesse
soltanto dal giorno prima. Comunque sia, il trasloco era compiuto.
Una
volta portato tutto in mansarda, Silvestro e Federica cenarono con
Rossella, senza la quale sarebbe stato impossibile organizzare un
trasloco nell'immediato, mentre Nicole dormiva. Avevano sistemato
ogni cosa nello stesso posto in cui si trovava due anni prima e
avevano commentato il rapido trasferimento continuando a sottolineare
la follia dell'accaduto e a elogiare l'immensa pazienza di Silvestro,
il quale rimarcava che per lui San Pietro non avrebbe neanche battuto
le ciglia di un occhio solo e la santità se la poteva sognare.
Finito
di cenare, Rossella si mise a lavare i piatti mentre Silvestro e
Federica uscirono sul balconcino, per fumare una sigaretta. Chiusero
la scorrevole e Silvestro ebbe la stessa sensazione che aveva ogni
volta che, in giornata, aveva chiuso lo sportello del portabagagli.
Sembrava che qualcosa si richiudesse anche dentro di lui. Si affacciò
assieme a Federica e i due scrutarono il paesaggio circostante, lo
stesso panorama che dava loro pace prima dell'arrivo di Nicole. Si
guardarono e proprio nel momento in cui i due dissero
contemporaneamente “Siamo a casa.”, l'orologio, il vecchio
orologio che avevano lasciato appeso due anni prima, all'ingresso,
non funzionante, cominciò a ticchettare.
Si
guardarono di nuovo, meravigliati dell'accaduto, e rivedendo
velocemente gli ultimi due anni della loro vita nella mente, insieme,
dissero di nuovo: “Sì, siamo a casa!”.