- di Saso
Bellantone
Un pittore.
Una ragazzina. Un professore. Un prete. Una donna. Un naufrago.
S'incontrano tutti alla locanda Almayer, una pensione a un passo
dalla spiaggia e dal mare. Chi cerca l'inizio del mare, chi la fine,
chi cerca in esso la vita, chi la dimenticanza, chi l'etica, chi la
fede; ognuno a modo proprio cerca se stesso, cerca l'oceano del
proprio mare, l'ispirazione, la libertà, il coraggio, l'intelletto,
la comprensione, l'accettazione di essere quel che si è, così come
si è. Come acque spinte da correnti diverse, le storie di questi
personaggi s'incontrano e si scontrano, si mischiano e si distinguono
per trovare nella differenza d'altri la propria identità e il
proprio destino. È una ricerca folle, senza regole né stelle fisse
né prospettive; un'esplorazione degli abissi del conscio e
dell'inconscio, a caccia di quell'onda, la giusta onda, che possa
dare un senso al passato e al futuro. Ma non si sa da dove parta né
dove finisca quest'onda. Si è insicuri, impotenti, alla mercé del
fato e del tempo e tuttavia curiosi, ingenui, pronti a cavalcarla.
Pronti a lasciarsi condurre da essa verso l'infinito celato nel
proprio finito, esattamente come quegli strani bambini che popolano
la locanda, la cui presenza, nella camera di ognuno, è nel contempo
insolita e ordinaria, quasi per rispolverare la propria essenza
dimenticata. È un mistero la perla del proprio essere. Un segreto
che nasconde al suo interno il vero volto di ognuno, invisibile e
impalpabile, come l'uomo che abita la settima stanza e che nessuno ha
ancora visto, la cui presenza tuttavia è assodata, chiara,
indubitabile. Tutti sanno che l'uomo della settima stanza c'è. Tutti
sanno che il senso della propria esistenza c'è. Tutti sanno che
quello è il posto giusto in cui cercarlo. L'oceano, è nel mare ma
quest'ultimo è ovunque. Persino dentro di sé.
In Oceano
mare (Feltrinelli, 1993), Alessandro Baricco propone
un'escursione nelle profondità dell'animo umano, chiarendo ciò che
accomuna ciascuno di noi nel viaggio dell'esistenza: la ricerca di
sé. Nella diversità di percorso intrapreso, accadono svariati
incidenti e giochi del fato e tuttavia c'è un momento in cui il
cammino di ognuno s'interseca e prosegue per brevi tratti con quello
d'altri. Ignari dell'importanza di tali passeggiate, è proprio in
questi istanti che si scorge se stessi e s'intraprende il sentiero
del proprio destino. Non ci si rende conto della loro centralità
perché è impossibile individuare quali e quanti sono questi
incontri. Soltanto alcuni, o tutti? Come stabilirlo, dal momento che
non si è mai perfettamente coscienti di sé, anzi, si è in cerca di
sé? Quel che è chiaro, è che tali incontri sono fondamentali,
essenziali, decisivi. Decidono per noi o noi stessi decidiamo
inconsapevolmente per mezzo di essi. Quando poi le strade si sono
ormai separate, noi torniamo in noi stessi, siamo già noi stessi
e... continuiamo a non accorgercene, mai.
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