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di Francesco Denaro
Cosa
hanno in comune un ragazzo introverso, amante dei Sigur Ros, preso di
mira da due bulli e fatto oggetto dei loro sadici divertimenti,
fingendosi una ragazza innamorata di lui; una coppia che ha appena
perso un figlio piccolissimo, che fa di tutto per ritrovare la
sintonia perduta e che rimane vittima di una frode che ne prosciuga
il conto in banca; una giornalista che per realizzare “il pezzo”
della propria vita, decide di contattare un ragazzo che si spoglia
per soldi davanti ad una telecamera, per raccontarne la storia? Il
Web.
Disconnect (2012, regia di Henry Alex Rubin) racconta tre storie parallele di vita quotidiana che ruotano intorno
al lato oscuro di Internet, intrecciandosi tra di loro, evidenziando
come il cattivo uso dei social network e il fornire,
involontariamente, proprie informazioni private possa condurre a
pericolose strade senza uscita. È una delle più belle pellicole
viste di recente, realizzato da attori poco noti ma assolutamente
all'altezza e chi ha apprezzato il film premio Oscar “Crash” non
potrà non amarlo.
Disconnect
fa riflettere su quanto sia invasivo il web, su quanto possa
condizionare le nostre vite e se effettivamente siamo noi ad usare
questo strumento o, viceversa, lo Strumento ad usare noi. In
principio ci si connetteva un paio di ore al giorno per via della
tecnologia dell'epoca ma con l'avvento di tablet e smartphone si è
conessi 24 ore su 24. Si ha il mondo a portata di mano, possiamo
avere notizie in tempo reale e rimanere costantemente connessi con
gli amici attraverso i social network. Questi programmi, hanno ormai
sostituito le piazze, gli oratori e tutti i luoghi dove in passato si
socializzava, ci si conosceva, ci si innamorava guardandosi negli
occhi. Sono agorà di spettri, gente senza volto dietro ad una
tastiera che crede che ciò che avviene in rete resti in rete, che
nascondendosi dietro ad una foto o ad un nick si possa essere
chiunque o dire qualsiasi cosa, tanto poi spento il dispositivo tutto
termina. Purtroppo, come racconta il film, non è proprio così: ciò
che fai nel web si ripercuote spesso violentemente nella realtà.
Naturalmente internet non è il male assoluto, è semplicemente uno
strumento donatoci dal progresso. Spetta a noi avere la coscienza e
la responsabilità di saperlo usare.
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