- di Saso Bellantone
Buon meriggio
web,
spesso ti
chiedi quanto valore abbia il tuo parere, la tua voce, e il più
delle volte, quando a decidere sono i vertici della terra della Lupa,
ti accorgi che la risposta è “nessuno”. Si decide, là, nel
cuore dello Stivale, indipendentemente dalla tua volontà, anzi,
spesso contro di essa, e questo ti spinge a chiederti che senso abbia
continuare a sentirsi parte di un popolo, di una società nella quale
l'unico ruolo richiesto è soltanto quello di esprimere ufficialmente
un voto, per poi subire passivamente le scelte di chi hai mandato tu
stesso a governare. Scelte contrastanti la democrazia, la comunità
di cui si fa parte, il buon senso. Specie in materia economica, etica
e di sopravvivenza. Come nel caso delle armi siriane in arrivo al
porto di Gioia Tauro.
Gas Sarin. Si
tratta di un'arma di distruzione di massa creata nel 1938 da
scienziati tedeschi, che colpisce il sistema nervoso, per inalazione
o per contatto, che provoca crisi respiratoria, contrazione delle
pupille, progressiva perdita delle funzione nervose, vomito, perdita
di urina e di feci, stato comatoso con conseguente soffocamento per
spasmi convulsivi.
Inutile
chiedersi come sia possibile l'esistenza di una tale arma biocida,
creata da esseri umani per impiegarla contro altri esseri umani. È
già aberrante un tale pensiero. Quel che conta attualmente è tale
arma, contenuta in decine di container per un peso pari a quasi 560
tonnellate, è diretta, a bordo della nave danese Ark Futura, al
porto di Gioia Tauro, per essere trasferita su un'altra nave,
l'americana Cape Ray, la quale si occuperà della distruzione delle
armi chimiche mediante idrolisi, in acque internazionali. Poi, altri
Paesi si occuperanno delle scorie provocate dal processo di
smaltimento delle armi in esame.
Gioia Tauro.
Il suo porto è stato scelto per tali operazioni perché è
considerato all'altezza dello smaltimento di siffatte armi. Strano,
tuttavia, che si preveda l'arrivo di 600 militari, per assicurarsi il
proseguire delle operazioni.
E tu, mio
caro web, saputa tale notizia, hai iniziato a protestare, a
ribellarti, affinché tale smaltimento, rifiutato già da altri
porti, avvenga altrove e non qui. Hai coinvolto sindaci,
sindacalisti, politici provinciali e regionali, sacerdoti, movimenti,
associazioni. Hai prodotto documenti che chiariscono il tuo “no”
a tali operazioni, hai incontrato ministri e primi ministri e,
tuttavia, con la rassicurazione di ricevere un opuscolo informativo
che possa tranquillizzarti al riguardo, hai dovuto accettare lo
svolgimento di tale smaltimento, con o senza il tuo consenso.
Sei deluso,
mio caro web? Arrabbiato? Sei soltanto una pedina nelle mani di
grandi scacchieri che giocano al governo globale. Qualsiasi forma di
protesta tu farai, il protocollo scelto per lo smaltimento delle armi
siriane andrà avanti, perché così è deciso. I rappresentanti
della terra della Lupa hanno già sentenziato. Da un lato, per
restare all'interno delle grandi istituzioni internazionali, nate per
la mutua collaborazione tra i Paesi su diverse frontiere, dall'altro
lato per portare avanti incomprensibili disegni di riconfigurazione
dell'economia e dell'urbe terrestre, a scapito dei Paesi più piccoli
e ininfluenti, come lo Stivale, e a favore dei più grandi e potenti.
Ti chiedi, lo
so, mio caro web, se le armi siriane saranno smaltite nel giro di
24-48 ore, come è stato assicurato, oppure se ci vorrà maggior
tempo, data la pericolosità dei composti in esame. E nel frattempo,
ti chiedi perché si parla di evacuare la popolazione locale nel
raggio di un chilometro dal porto di Gioia Tauro, perché l'arrivo di
questi 600 militari, perché la distruzione di tali armi debba essere
effettuata nel Mediterraneo, per idrolisi, sciogliendo cioè in mare
quei composti biocidi.
Temi forse
che tutto questo sia una farsa e che la zona del porto di Gioia
Tauro, comprensiva dei comuni di Gioia, San Ferdinando, Rosarno possa
diventare, da porto commerciale, un porto militare, determinando un
aggravamento delle difficoltà economiche attraversate da tali
comuni, da quelli limitrofi e dal resto della punta dello Stivale?
Temi forse che la distruzione di tali armi nel Mediterraneo per
idrolisi, finisca per inquinare e distruggere l'intera flora e fauna
marina, provocando la fine di un intero ecosistema e il conseguente
crollo delle speranze dei pescatori stivalici di poter tornare a
sopravvivere del mestiere praticato dai propri antenati, cosa che
invece già fanno i pescatori delle altre marinerie del globo e di
altri Paesi, al servizio delle multinazionali della pesca? Temi forse
che il trasbordo di qualche container possa avere qualche incidente e
che il gas sarin si propaghi nell'area del Mediterraneo, decimando la
popolazione limitrofa, considerata più e più volte una popolazione
stivalica di serie B?
Non temere,
mio caro web. Le operazioni di smaltimento andranno a buon fine. Come
promesso dai rappresentanti della terra della Lupa. I container
saranno trasferiti, le armi saranno distrutte, i militari torneranno
alla propria base d'origine. E se invece accadesse che...
Medita web,
medita...
Pubblicato su Cmnews.it
http://www.cmnews.it/rubriche/oltreweb/armi-chimiche-allorizzonte-il-inascoltato/
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