IN QUESTO BLOG NON SI PUBBLICANO COMMENTI ANONIMI.

lunedì 3 settembre 2012

OLTREWEB Dall’afa alla pioggia in crisi


- di Saso Bellantone
Buon meriggio web,
temporali si avvistano all’orizzonte. Acquazzoni, segnalati da tuoni e fulmini affamati d’afa come avvoltoio bramoso della prossima carcassa. Il vento fa la sua parte. Avvicina alla costa, con la sua furia, grandi masse di nuvole nere, cariche di pioggia pronta a lavare via, molecola per molecola, i vapori di una stagione estiva abbrustolita dalla follia della verità: la crisi.
I paesi sono stati semivuoti per la maggior parte della stagione. Il turismo scarso. Le attività commerciali sono state abitate da ombre, tele di ragno e spettri. Le strade sono rimaste immobili, come le stesse case abitate da morituri, in attesa del colpo di grazia che tarda sempre ad arrivare. Si è speso con cognizione di causa. Quanto si è potuto. Si è pesato il centesimo, per assicurarsi di pagare le tasse, tutte le tasse, e garantirsi un boccone a testa.
Ma questo è quanto è avvenuto nelle ore diurne. Durante la notte, tutto è cambiato. I paesi si sono popolati dei soli propri abitanti. È apparso qualche turista. I commercianti hanno asciugato la loro fronte. Le vie dei paesi hanno preso vita, assieme alle abitazioni improvvisamente pregne di parole, rumori e cin cin. Ci si è lasciati andare. Non si è badato a spese, tasse e quant’altro ma soltanto a dimenticare la folle disperazione della crisi dentro un bicchiere, pieno di sogni di vite e di luppolo.
Si è andati avanti così per tutta la stagione, spezzati nel corpo e nella mente da una crisi, valoriale ed economico-finanziaria che si è toccata con mano. Tutti l’hanno tastata. Tranne i piccoli, protetti dalla loro stessa innocenza, i giovani in attesa che Eros li colpisse con una delle sue frecce, i vecchi abbandonati alla solitudine di una casa vuota, e i pazzi preservati dal labirinto che il destino ha riservato loro o che loro stessi hanno creato da sé e per sé.
Adesso, però, che le corvine nuvole aprono le proprie cateratte e rilasciano la pioggia per lavare via l’estate, tutto cambia di nuovo. L’aria diviene più fresca e tale frescura sembra chiamare ognuno per nome. Sembra invitare ognuno a uscire fuori dalla propria abitazione e da se stesso, verso quell’ambiente in cui non è giorno né notte ma è soltanto piovoso. È un richiamo irresistibile. La pioggia sembra quasi un evento miracoloso, quasi una panacea, malgrado il malore sia uno soltanto. E allora ecco che ci si abbandona alla pioggia, ci si lascia inzuppare da Lei per alimentare quel niente di speranza rimasto nella parte più remota di se stessi e appena apparso innanzi ai propri occhi. Il sogno, cioè, che la frescura dell’acqua si porti via la malattia penetrata nella carne oltre che nella mente: la follia della verità, la crisi.
Ma la pioggia, mio caro web, non è soltanto pioggia. Il farmaco per curare la crisi, puoi scoprirlo soltanto tu e, forse, tu e la pioggia siete la medesima entità.
Medita web, medita… 

1 commento:

  1. Mi ricorda tanto Cesare Pavese il "meriggio" ricordato nell'incipit. Mi ha evocato la dolce e, per ossimoro, amara, concezione del tempo meridiano, nello scrittore delle Langhe. Legato per simbiosi innata al senso profondo del mito, Pavese ha cercato di slegarsi dai condizionamenti culturali imposti dal sistema, dalla gretta realtà, come offuscata dal sole di un destino oscuro. E così il temporale, le nubi grigie, frutto di un volere che non è solo mito in se, mi evocano quelle sostanziali "forze ctonie", più volte citate velatamente da Pavese, attraverso le quali, nel momento simbolico del "meriggio", si realizza il ritorno ad una dimensione naturale, originale, mediante il contatto primitivo con ciò che si è. Forse perché la pioggia non è soltanto pioggia. Magari perché fuggiamo troppo spesso dal dovere di preservarci la dignità, che questa crisi ci toglie ogni giorno. Siamo vittime inusitate di uno strano e subdolo carnefice. Inusitatamente coscienti di subire, non avvertiamo preventivamente il vento che preavvisa il temporale, e l'odore di terra smossa in balia della tempesta.

    RispondiElimina