- di Saso Bellantone
Buon pomeriggio web e buon anno.
La ricorrenza del capodanno è ormai alle porte e ognuno si prepara a viverla come meglio crede. Da soli, in famiglia, con gli amici o con sconosciuti, secondo le usanze ereditate nella comunità dove si è cresciuti in quel preciso arco di tempo e situata in quella precisa posizione geografica oppure in modo alternativo a tutto questo, andando all’estero o restando nella propria nazione, ingozzandosi con i soliti cenoni o patendo la fame, andando a ballare fino alla mattina oppure dormendo come ogni altra notte qualsiasi. I festeggiamenti per il primo dell’anno costituiscono una di quelle commemorazioni che accomunano le civiltà esistite sulla Terra con quelle che ancora resistono a quella dominante, cioè la civiltà planetaria, capitalistica, consumistica (compresa quest’ultima). Il filo conduttore che lega queste civiltà è l’idea superstiziosa (o religiosa) del dispendio in occasione del rito del ciclo dell’anno. Il modo migliore per inaugurare il nuovo anno che viene – o lo stesso anno che torna al proprio inizio – consiste cioè nello spreco dei beni, delle ricchezze, in sintesi di tutto quello che si ha (prestigio sociale incluso) alla scopo di ingraziarsi la natura, dio o qualsiasi altro ente o divinità, e ottenere maggiore fortuna di quanto si è posseduto sino all’ultimo dell’anno precedente. Gettando uno sguardo alla storia del genere umano secondo questa prospettiva, è possibile scorgere immensi sciami di popoli e civiltà che nella ricorrenza del capodanno dilapidano qualsiasi tipologia di bene, attendendosi nell’anno nuovo una moltiplicazione infinita di quanto sprecato, beni materiali (denaro, possedimenti, alimenti eccetera) e immateriali (idee, progetti, sentimenti, credenze e via dicendo).
Se questo è quel che si scorge, potremmo pensare che forse tale ripetizione del dispendio sia scritta nel Dna, rendendo l’essere umano schiavo di tale istinto, cioè incatenato al desiderio dello spreco. L’essere umano è un animale che regola la propria vita mediante un pensiero utilitaristico: fa quel che gli conviene e non fa quel che lo danneggia. Se però la sua storia è una vicenda anche di dispendio, che lo danneggia, non si comprende in quale senso considerarlo un animale utilitaristico. Eppure, i beni che spreca durante il rito del ciclo dell’anno, dimostrano nuovamente che è un animale utilitaristico. Egli dilapida tutto quel ha perché, paradossalmente, intravede in questa prassi un’utilità: il moltiplicarsi dei beni avuti e sperperati. In questo senso, egli crede che quanto più spreca di quel che aveva nell’anno passato tanto più avrà nell’anno nuovo.
Questo ragionamento utilitaristico legato al rito del ciclo dell’anno, a ben vedere, non è altro che un atteggiamento fideistico, teologico e teleologico che – mi sia concessa per stavolta una parentesi non obiettiva – conduce al nulla. Si tratta di una scommessa contro la natura, la sorte, dio, belzebù, extra-terrestri o semplicemente contro se stessi, che conduce al niente. Può darsi il nuovo anno porti nuovi beni, può darsi non ne porti affatto. Tutto ciò dipende da tante di quelle incognite che se staremmo a conteggiarle saremmo già deceduti da un pezzo. Eppure, malgrado tale fede nel rito del ciclo dell’anno sia insensata e controproducente, in quanto, molto brevemente, produce soltanto spreco di beni e di vita, l’essere umano preferisce continuare a dilapidare, a sprecare, a sciupare tutto quel che ha.
Personalmente, mio caro web, se avessi la bacchetta magica o dei superpoteri pari a quelli di un supereroe o di un dio o di un messia qualsiasi, metterei fine a questa ridicola ritualità, ma renderei scontento te e tutti quegli esseri umani che, invece, in tale consuetudine trovate soddisfazione e appagamento. Purtroppo per il sottoscritto, né la magia né i superpoteri esistono in questo mondo, quindi, mio caro web, ritieniti fortunato e vivi il capodanno assieme agli esseri umani come meglio credi e secondo la ritualità che preferisci.
L’augurio che ti mando, mio caro web, se proprio non riesci a uscir fuori da questa logica fideistica del dispendio legata al rito del ciclo dell’anno, è quello di usare questo modo di ragionare, questa prassi, in un’altra maniera che, se apparentemente si mostra dannosa, forse sostanzialmente non lo è: ti auguro, in altre parole, di sprecare tutte le idee che hai avuto sinora, nella speranza che il nuovo anno te ne restituisca il doppio di quelle avute. Ti auguro, detto altrimenti, mio caro web, di pensare e di trasformare questo istinto al dispendio dei beni in un istinto al dispendio del pensiero per, come primo passo da effettuare, dar vita a un’altra civiltà planetaria nella quale capitalismo, consumismo, potere siano soltanto dei miraggi.
Con il presente post auguro sia agli oltre 16700 lettori di Disoblio – da qualsiasi luogo della crosta terrestre leggano questo blog – sia ai lettori di Costaviolaonline e Paperblog, un buon 2012, cioè un 2012 pensante. Per l’appunto, Disoblio premierà i suoi lettori inaugurando nel nuovo anno altre due rubriche, riguardanti l’una la poesia, l’altra diari dal web, entrambe, nell’auspicio di riuscirci così come nelle vecchie rubriche, con un unico scopo: pensare.
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