- di Saso Bellantone
Buon meriggio web,
il traghetto-mondo ha ormai iniziato il suo viaggio nel 2012 e finalmente la tua materia grigia, tra uno sbadiglio e l’altro, comincia a riprendere la sua attività. In questo momento dell’anno, il tuo cervello usa dedicarsi al rito del pianto sul latte versato: ti lamenti dei soldi spesi per il veglione, per i cenoni e i pranzi, per le sbornie, per i regali, per la follia consumistica che, con una scusa o un’altra, non riesci a contenere, specie durante il periodo di fine anno, appena passato, e soprattutto ti piangi addosso a causa della crisi economica che, dopo la vacanza dalle menti umane (o erano le menti umane ad andare in vacanza dalla crisi economica? Boh…), torna a farsi sentire nelle tasche, nei conti correnti, nelle bollette, nelle consuetudinarie spese che implica la vita sociale, con o senza famiglia. Illuminata dalle prime luci dell’alba post-capodanno, ecco che la tua ragione comincia a ricordare i falsi sorrisi, le false promesse, i falsi propositi e i falsi auguri che ti sei scambiato e come un rigurgito, segno della digestione ancora in corso, ti soffermi un attimo su quelle falsità mettendole in relazione alla crisi economico-finanziaria, sperando ancora una volta che tutto si risolva. E qui casca l’asino! La crisi, come ben sai e difficilmente riesci ad accettare, piuttosto che sparire, si aggrava con le tue speranze, quelle di un povero zombie convinto di essere ancora Biancaneve. C’è chi dall’alto della piramide del potere brama ardentemente che continui a sperare, perché è su questa speranza, immobile e contemplativa, che si fonda il potere di chi ti guarda dall’alto e mantiene questo mondo alla maniera di una pozza stagnante. Non si supera la crisi con le speranze ma con la volontà. Occorre sacrificare molto per uscirne fuori e, se sei conscio di questo, bisogna soltanto volere i sacrifici necessari. Marcia indietro! Questo dovrebbe essere il motto per uscire dalla crisi. Abbandonare tutte le abitudini superflue che i faraoni ti hanno instillato per decenni e di generazione in generazione, e riscoprire quel che eri cinquanta, sessanta, settanta anni fa e oltre. Ma il tuo cervello è ancora frastornato e allo specchio continui a vedere Biancaneve, non la strega che sei sempre stato. Ti piace assaporare la mela avvelenata, ti piace il torpore della vita robot-selvaggia che tu stesso hai creato, benedetto e che incentivi giorno per giorno, consapevolmente e non. Se così stanno le cose, allora buon proseguimento mia cara Biancaneve nell’amato rito del pianto sul latte versato. Sulla tua strada non troverai alcun principe azzurro ad asciugare le tue lacrime né a sostituire il latte sprecato: soltanto faraoni, più forti di prima, più felici di prima per il tuo grigio dormiveglia.
Medita web, medita…
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