- di Antonio Tabucchi
“Ma dov'è la poesia?
Nei sassi, nell'erba, nei cuori?
La cerco in ciò che è,
anche nella materia, ed essa è sorda
opaca... indifferente.
[…]
Ah,
la poesia che consola
del
non sapere niente!,
economica
illusione
di
me, di voi, della luna.
Credere
di sentire che ciò che si sente
esiste,
che
ha una sua verità, un suo posto nell'essere.
Mi
affaccio alla finestra,
c'è
la città...
e
il mondo.
Ma
non sentite il rumore?
Sono
i cannoni che brontolano,
la
distruzione, la morte
che
sopra di noi incombono,
volute
dagli uomini savi.
Non
sanno che il mondo è mondo
per
essere dubitato, essi credono, battagliano,
e
per questo anche noi moriremo.
[…]
Oppure...
moriremo
di altra morte.
Sarà
più paziente, e felpata,
non
c'è niente che ci difenda
dalla
dispersione nell'eterno...
Vagheremo
come un pulviscolo
nel
vuoto di questo universo,
neppure
coscienza infima
di
ciò che non siamo stati...
[…]
E
in questo ipotetico stadio che si chiama
Frattempo
cerchiamo
la poesia...
[…]
Sarà
questo la poesia?,
vivere
il nostro Frattempo?
Questo
intermezzo che io recito stasera
solo
perché voi mi tollerate
e
non avete nient'altro da fare.
Sta
racchiuso, questo intermezzo,
nella
vera commedia che ogni giorno recitiamo,
recitate,
e
che ci aspetta non appena
saremo
usciti da questa stanza.
[…]
Volete
forse credere in me?
O
volete credere a questo?
Questa
stupida illusione
è
stata pagata quattro soldi,
non
c'è nessuna verità
in
questo stupido intermezzo.
Se
faccio finta di recitare a soggetto
è
solo perché non ricordo il copione.
[…]
Il
copione...
Se
mai c'è stato un copione.
Mi
hanno consegnato pochi fogli sgualciti,
pieni
d'errori di battitura,
non
so neppure chi è l'autore, erano pagine anonime,anonime come me,
che
sono solo l'attore.
E
questo basta, è il mio nome, visto
che
non sono nessuno.
[…]
Nessuno,
eppure troppi.
E
anche questo è stato il mio modo
di
vivere la mia vita:
vivere
tante vite,
le
più vite possibili,
perché
la più nobile aspirazione
è
di non essere noi stessi,
o
meglio,
è
esserlo essendo altri,
vivere
in modo plurale,
com'è
plurale l'universo”.
(Il
signor Pirandello è desiderato al telefono, in “Dialoghi
mancati”).
Nessun commento:
Posta un commento