- di Saso Bellantone
Portano ovunque, e in nessun
luogo. Calzate o sfilate. Dall’alba al tramonto, in ogni giorno, mese, anno,
scandiscono ineluttabilmente lo scoccar dell’istante verso quello venturo,
tracciando nitidamente i confini tra ciò che è stato e ciò che sta accadendo.
Fedeli compagne, connettono e separano la carne e i corpi, le idee e gli
elementi, l’anima e il mondo, l’evoluzione e la sopravvivenza. Dai campi di
grano alle camere istituzionali, le scarpe amministrano l’essere nel divenire,
proiettando i suoi passi da un granello di sabbia all’altro della clessidra
dell’esistenza. Si logorano. Vengono abbandonate e pur prendendone delle nuove,
logorano. Perché dirigono fatali il soffio vitale di ognuno dalla nascita alla
morte. Alcune muoiono con noi. Altre prima di noi. Altre ancora permangono
solitarie, per testimoniare silenziosamente l’assenza di chi le ha calzate fino
a qualche attimo prima.
Che cos’è Un paio di scarpe di Vincent Van Gogh se non un simbolo della
transitorietà, instabilità e fugacità della vita? Si vive in una condizione
provvisoria, precaria, mortale e da mattina a sera non si fa altro che
percorrere sentieri innumerabili, concreti e astratti, alla ricerca delle
risposte ai grandi misteri dell’esistenza: “Chi sono? Dove sono? Da dove
provengo? Dove sto andando?”. Le scarpe ci conducono in direzione di svariate
occasioni ed esperienze, con le quali tentare di sciogliere questi
interrogativi. Ma alla fine, proprio quando la soluzione sembra trovarsi
proprio sotto il nostro naso, non c’è più il tempo per pronunciarla, per
calzarla o attraversarla con le scarpe appena messe ai piedi.
Simbolo del viaggio nei meandri
di tali insolubili quesiti e della diversità di civiltà, idee, gusti e
prospettive nel tempo, Un paio di scarpe rappresenta
anche la spietatezza e la miseria della condizione umana. Costretto a camminare
senza sosta e senza fiato attraverso una strada la cui fine giunge come una
folgore, l’essere umano spera che altri, dopo di lui, possano scorgere sulla
medesima via le orme di chi è già passato.
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